HANDBOLND AT THE L'NINERSITY OF TORONTO PRESS Digitized by the Internet Archive in 2010 with funding from University of Toronto littp://www.arcli ive.org/details/iviaggidigiodama02mand PERIODICO BIMESTRALE SCELTA DI CURIOSITÀ LETTERARIE INEDITE O RARE DAL SECOLO XIII AL XVII in Appendice alla Collezione di Opere inedite o rare. DISPENSA CXIV. Prezzo L. 7. Di (juesta SCELTA usciranno otto o difici volu- metti all'anno: la tiratura di essi verrà eseguita in numero non maggiore di esemplari 202: il prezzo sarà uniformato al nuni. dei fogli di ciascheduna dispensa, e alla quantità degli esemplari tirati: sosto, carta e caratteri, uguali al presente fascicolo. Gaetano Bomagnoli. DPERETTE GIÀ PUBBLICATE. 1. Novelle d' incerti autori L. 3. 2. Lezione o vero Cicalamento di M. Bartolino . ...» 5. 3. Martirio d' una Fanciulla Faentina » 1. 4. Due novelle morali » 1. 5. Vita di messer Francesco Petrarca » 1. 6. Storia d'una Fanciulla tradita da un suo amante . . » 1; 7. Commento di ser Agresto da Ficaruolo ...... 5. 8. La Mula, la Chiave e Madrigali » 1. 9. Dodici conti Morali » 4. 10. La Lusignacca » 2. 11. Dottrina dello Schiavo di Bari » 1.. 12. Il Passio 0 Vangelo di Nicodemo » 2. 13. Sermone di S. Bernardino da Siena ^-^ 1-. 14. Storia d' una crudel matrigna . . • v 2i 15. Il Lamento della B. V. Maria e le Allegrezze in rima » 1. 16. Il Libro della vita contemplativa » 1. 17. Brieve Meditazione sui beneficii di Dio » 2. 18. La Vita di Romolo ». 2. 19. Il Marchese di Saluzzo e la Griselda » 2, 20. Novella di Pier Geronimo Gentile Savonese. Vi è unito: Un' avventura amorosa di Ferdinando D' Aragona. Vi è pure unito: Le Compagnie ""de' Battuti in Roma » 2. 21. Due Epistole d' Ovidio » 2. 22. Novelle di Marco Mantova scrittore del sec. XVI . . » 5. 23.' Dell' Illustra et famosa historia di Lancillotto dal Lago » 3. 24. Saggio del Volgarizzamento antico » 2. 25. Novella del Cerbino in ottava rima ..,....» 26. Trattatela delle virtù » 27. Negoziazione di Giulio Ottonelli alla Corte di Spagna » 28. Tancredi Principe di Salerno » 29. Le Vite di Numa e T. Ostilio » 30. La Epistola di S. Iacopo e i capitoli terzo e quarto del Vangelo di S. Giovanni » 2. 31. Storia di S. Clemente Papa » 3. 32. Il Libro delle Lamentazioni di leremia e il Cantico de' Cantici di Salamone » 2. 33. Epistola di Alberto degli Albizzi a Martino V. . . . » 2. 34. I Saltarelli del Bronzino Pittore » 2. 35. Gibello Novella inedita in ottava rima » 3. o6. Commento a una Canzone di Francesco Petrarca . . » 37. Vita e frammenti di Saffo da Mitilene . . . " . . » ] VIAtJiM (HO. DA :MAM)AMLLA. IMOLA. - Tir. D I. GALEATI E FIGLIO Via del Corso . 35. I \iA(;(n GIO. I)A MANBAVILLA VOLGARIZZAMUNTO ANTICO TOSCANO ORA RIDOTTO A BUONA LEZIONE COLL' AIUTO ni DUE TESTI A PENNA per cura di FRANCESCO ZAMBRINI. ^ BOLOGNA. riiEs.so i.;aktano komaondl 1S70. Kilizinlif' (li soli ;'(»(; HSf 310 iii|ilaii ji^T online inuiiprati. N. 199, DI MOLTI VARII E DIVERSI PAESI CHE SONO DI LA, E DEL MONTE ATALANTE, E DELLA CITTÀ DI TRABISONDA, DOVE GIACE SAN- TO ATANAGIO, E DI MOLTI REAMI DI BAR- BARIA. Poi che io v' ò detto e scritto di sopra el viaggio ^ della Terra Santa , e del pae- se d'intorno, e di molte vie per andare a quele tere e al monte Sinai, e della mino- re Babillonia, e degli altri luoghi sopra- detti, oramai è tempo di parlare, se vi pia- ce, del paese confinante e de le altre pro- vince e isole di diverse gente e bestie che sono oltre a quegli confini, perchè nel pae- se di là sono di molte strane contrade e molte diverse regione per cagione di qua- tro fiumi che vengono dal paradiso terre- stre, perchè Mesopotamia, il Keame di Caldea e Arabia sono traile due riviere di 1 Qui i codd. leK?"'!" invoof» el magnifico. Tigris ed Eufrates: o i Reami di Artiisia . di Assiria, di Media e di Persia sono trai- le riviere del Nilo e di Tigris : e Soria, della quale v' ò parlato di sopra, e Palestina e Fiuice sono tra il fiume di Eufrates e il mare mediterraneo ; el qual mare mediter- raneo dura di lungo da Marocli sopra il mare di Spagnia infino al mare grande, sì che e' dura oltra Gostantinopoli oltre a ccc°. XL. leghe lombarde, verso el maro Occeano. In India è limare di Sithia, il quale è sempre serrato di montagnie: e poi di sotto Sithia, dal mare Caspio infino al fiume di Tanai, è Amazonia, cioè terra di femine, ove non sono se non femine: e poi il Reame di Albania, el quale è molto grande; e chiamasi Albania, perchè le gen- te del paese sono più bianche ohe V altre d'intorno. In questi paesi son cani sì gran- di e sì forti, che uccidono e lioni. E poi appresso v' è Ircania , Ibernia e molte al- tre regione. E tra el mare rosso e el mare Occiano, verso mezo dì, è la regione di E- tiopia e la superiore Libia; la quale Libia comincia al mare di Spagnia, dove sono le colonne d'Ercole, e dura infine inverso Etiopia e Egitto. E in questo paese di Li- bia è assai el mare più alto che la tera, e paro ohe la tera si dcba coprirò d'acqua; iiionte di meno 1' acqua non passa il suo termine. E vedesi da quel paese il monto Atalante che passa le nuvole, dove non si può andare; ma chi va inverso oriente, in questo paese , l'ombra del suo corpo gli va a man dritta, sì come abiamo di qua a man sinistra. In questo mare di Libia non vi si truova pesci, però che pel caldo del sole l'acqua è tanto calda, che non vi po- sono vivere. In questa Libia son molti Bea- mi e diversi paesi, e quali sarebe cosa lun- ghissima a parlarne e a narrargli. E simil- mente nelle parti basse , inverso il maro di Spagna , vi sono molte regioni ; come il reame di Zeb , e il reame di Terruza , e il reame di Kaugia, e il reame di Algarbo, o il reame di Turnita di bella marina, e di Maroch , e di Monte Fiore , di Cartagine e di Affrica, e molti altri sono inverso cri- stianità; de'quali tutti non vi potre'racon- tare, ma assai appresso vi parlerò più pie- namente delle parte orientalo. Adunque chi volessi andare verso Tartaria e verso Persia, verso Caldea, verso India, entere- be nel mare a Genova, a Vinegia, o vero ad alcuni altri porti sopraddetti; e vassi per mare a una buona città chiamata Tra- bisonda, che soleva essere chiamata Porto di Porti. E ivi è il porto de'persi, e de'me- dii e altre contrade di là. In questa città giace santo Attanagio, che fu vescovo d'A- lesandria. Questo vescovo fu gran dottore in teologia e fece il simbolo: Quicumque vnìt salviis esse. Il quale, perchè pro- fondamente parlava della Divinità e della Trinità, fu acusato per eretico e imprigio- nato per lo papa ; e fece il detto simbolo in prigione, e mandollo al papa, doman- dandogli se lui era eretico , ciò era perchè gli articoli di quelo simbolo non erono buoni '. E poi che '1 papa Tebe veduto, disse , che quella era la nostra fede , e co- mandò che si cantassi ogni dì a prima, e riputollo vescovo valente e vero cristiano , e fu liberato ; ma mai non volle ritornare al suo vescovado , però che per invidia era stato acusato di eresia. Trabisonda soleva esere dello imperadore di Gostantinopoli, ma un ricco uomo , mandato per lo impe- radore per guardia del paese contro a'tur- I e disse che se egli era eretico che ciò cre- deva; e perchè gli arlicoli di detto salmo erano buoni, però così credeva. Cosi il cod. Rice. Il Magliab. e le stampe leggono altresì confusa- mente come sopra. 9 chi , ha usurpato hi terra e subgiogato il paese, e chiamasi imperadoro.Di Trabison- dasi va per la piccola Armenia, chi vuole. DEL CASTELLO DI SPARVERI , DOVE STA UNA BELLA DONNA DE' DONI DI VENTURA, LA QUALE DÀ, A CHI FA LA VEGHIA VII. DÌ NATURALI, QUELLO CHE 'l SA ADOMAN- DARE. E in questo paese sono dua castegli antichi, le mura de' quali sono alquanto coperte di edera, e sono di sopra a un mon- te. E uno di quegli castegli è chiamato ' Castello delli Sparvieri, e è posto oltra la città di Laiais, e è assai apresso della villa di Persipea, la quale è del signore di Zench , il quale è ricco e valente e buono cristiano. In questo castello si truova uno sparviere sopra una pertica , molto bello e pulito, e una bella donna di doni di ven- tura, la quale guarda questo sparviero; e chiunche vegliasse sopra questo sparviero sette giorni naturali , et alcuni dicono tre soli , sanza dormire né tanto né quanto , questa donna verrebbe a lui, fatta la ve- ghia , e domanderebbeli el primo augurio 1 Qui il cod. MagL 6 mancante: mi valgo ii<-lRiccardiano e delle due edizz. del 1488 e 1492. 10 che egli si sapesse augurare delle cose ter- rene. Questa niedesima veghia già gran tempo fece uno valente principe, Ee di Armenia; e da poi che ebbe veghiato, la donna venne a lui e dissegli, che egli ha- vea ben fatto il dovere. Il Re rispose , che era assai gran signore e bene in pace , e havea assai gran riccheze, e che non si augurarebbe altro al suo volere, che ba- vere il corpo di questa donna. La donna rispose, che ella non sapeva, perchè egli domandava così fatta cosa , e eh' e' non la potrebbe bavere , e che non doveva chie- dere altro che cosa terrena, e che ella non era terrena, anzi spirituale. Il Re disse, che non voleva altre cose. E la donna disse: Poi eh' io non vi posso ritrare del vostro volere e stolto core, io vi fo un dono sanza aguriare, che tutti quegli che discende- ranno di voi, per insino al nono grado, sempre abbiate guerra senza ferma pace , e sarete in subiezione di vostri inimici , e harete bisogno di riccheze. E dapoi in qua, nessuno Re d'Armenia è stato in pa- ce , e non è stato abondevole , e sempre è stato sotto tributo de' sar acini. Item, il figliuolo d' uno povero il simile fece una volta la veghia , e sì si augurò , che 11 ('Ili si i)otossi b(^ii g-u;irdare dalla fortuna e d' essere bene avventurato in mercatan- ■/'.ia. E la donna gii concesse , e diventò il più rico e '1 più famoso mercatante che potesse essere né in mare nò in terra. E tanto fu ricco , eh' el non sapeva la mil- lesima parte di ciò clie egli liaveva; e co- stui fu più savio in augurarsi, che non fu il Re. Uno cavaliero del tempio per lo simile veglilo, e augurossi una borsa sempre piena d'oro, e la donna gliel con- cosse, ma li disse che haveva dimandato la destruzione di casa sua e del suo or- dine, sì per la fidanza di questa borsa, sì per la grande superbia che harebbe; e così avenne. Ma guardisi bene tutta via colui che farà la detta vigilia, che egli non potrebbe sì poco dormire, che egli sarebbe perduto in tutto, e mai più non si rivedrebbe. Questa non è però punto la dritta via per andare alle prenomi- nate parte, ma chi volesse vedere sì fatta maraviglia , lo potrebbe fare. E chi vuole andare per la dritta via a Trebisonda ver- so la grande Armenia, va a una cittade, chiamata Articon. Questa soleva essere molto buona e abondante, ma li turchi r hanno molto guasta. Ivi d' intorno na- 12 sce poco villo e pochi altri frutti. In questo paese è la terra molto alta, e évi gran fredi, e sonvi assai buone acque di fonte, che vengono da uno fiume del paradiso terrestre , e viene di sotto terra et è chia- mato Eufrates , e è dilungi el fiume dalla città quasi una giornata ; e viene questa riviera sotto terra d' India , e risurge alla terra di Altasar, e passa apresso a Arme- nia , e entra nel mare di Persia. Da questa città di Articon si viene a una montagna, chiamata Sahisacola. DELLA MONTAGNA DI ARARATH, DOVE SI FERMÒ l' arca di NOÈ , E DELLA CITTÀ DI laidenoe, e della citta di THAU- RISSA, E DELLA ABONDANZIA SUA. Et ivi allato è un'altra montagna, chia- mata Ararath, e li giudei la chiamano Ca- moni , dove si fermò l'arca di Noè dopo il diluvio; e ancora oggidì v'è sopra que- sta montagnia l'arca, e vedesi quando el tempo è ben chiaro. È qtiesta montagnia alta ben vìi. leghe ; e dicono alcuni , che vi sono stati, che anno veduto e toccato l'arca e posto el dito nel buco per lo quale uscì el nimico , quando Noè disse : Bene- I Qui rientra il cod. Magi. 13 (licite : ma tutti questi che ciò dicono par- louo a lor piacere , però che niuno vi pote- rebe salire suso. Por la grande abundanzia delle neve, che sempre vi stanno il verno e la state, uomo niuno non vi poterebe montare, né mai montò dopo il diluvio di Noè, salvo che un monaco, el quale per la divina grazia se ne portò un pezo dell'ar- ca, la quale è al presente appiè della mon- tagnia i)i una chiesa. Questo monaco ave- va grande disiderio di montare insù questa montagnia , e sforzossi un dì per salire ; ed essendo montato infino alla terza parte del monte , trovossi molto lasso e stanco : più oltre non potea andare, e riposossi a dormire; e isvegliato che fu, si ritrovò a pie de la montagnia. E allora dolcemente pregò el nostro Signiore , che gli volessi concedere e aconsentire, che vi salisse. Onde uno angelo vi venne , e dissegli, che montasse un'altra volta, e così fece, e re- conne quel pezo ; e dapoi niuno mai non vi sali ; ma così fatte parole non sono però da credere. A pie di questa montagnia era la città di Laigdenghe, la quale edificò Noè; e dall'altra parte, assai d'appresso, la città di Ani, nella quale soleva esere mille chiese. Da questa città si va alla u città (.li Tiulurissa , clie soleva esere chia- mata Farsi, la quale è una bella città, e grande, e una delle magiori che sia al mondo per mercatanzia. Qui vanno merca- tanti per comperare roba di pregio: questa è la terra dello imperadore di Persia, e di- cesi che lo imperadore à più rendita di questa città, per cagione della mercatan- zia, che non à il più ricco Re de' cristiani di tutte le sue terre, perù che quivi sono mercatanzie d'ogni sorte sanza numero. In questa città è una montagnia di sale, della quale ogni uomo ne toglie quanto n' à bisogno. Ivi dimorano molti cristiani sanza trebuto de' saracini; e da questa cit- tà si passa per molte ville e per molte ca- stella, andando verso India ; e vassi a una città chiamata Sodoma, eh' è dilungi da Taurissi x. giornate, ed è molta nobile cit- tà e grande, e ivi la state sta lo impera- dore di Persia; imperù che '1 paese è assai fresco ; e qui sono di molte riviere, che por- tono navilii. E dipoi si va al camino di verso India per molte giornate e per mol- te città , e passasi a una città chiamata Cassach, la quale è molto nobile città e abundante di biade e di vino e d' altre cose. Questa fu la città onde si trovoro- ir, no e si ragunoruiio in.sieiUL', per la divina e inmensa grazia, e tre Ee per andare a Bethlem per vedere e adorare e pre- sentare il nostro Sig'niore lesù Cristo. E da questa città infino a Bethlem sono LUI. giornate. Da questa città si va a una altra città, chiamata Tech, la quale è a una giornata dal mare arenoso. Que- sta è la magiore città che abia el Re di Persia, e in tutta la sua terra dicono al vino vape, e alla carfie dagabo: e i pa- gani dicono, che in questa città non pos- sono lungamente vivere e cristiani, e però poco vi stanno ; e di ciò non so la cagione. Poi si va per molte città e per molte ville, delle quale sarebe lunghissimo contare, infino alla città di Cornea, la quale soleva esere tanta grande, che le mura d' intorno tenevono XXV. leghe di circuito: le mura parevono dipinte; ma non è la città così grande , come solea. E da Cornea si va per molte città et eziandio per molte terre e molte ville infino alla terra di lob ; e ivi finisce la terra de lo 'mperadore di Persia: e se volete sapere le lettere de' persi, e co- me son chiamate, legete qua'. 1 Manca, conio altrove. 16 DELLA TEERA DI lOB E DELLA ABUNDANZIA d' essa, e come si RICOGLIE LA MANNA, E DELLA PROPRIETÀ SUA. Poi, partendosi da questa città di Cor- nea , si entra nella città di lob. Questo è bel paese , e ivi è grande abundanzia d' o- gni bene, e chiamasi la terra Sichessa: e in questo paese è la città di Tenian. lob fu pagano , figliuolo fu del Re Aredengor- za: e'tenea questa tera a modo di principe del paese, ed era sì ricco, che non sapea la centesima parte di ciò che aveva; e quan- tunque fussi pagano, non di meno serviva al nostro Signore Idio, sicondo la sua legge; e il nostro Signore Idio aveva a grado il suo servigio; e quando lui cadde in povertà era d'età d'anni lxxviii. E poi che '1 Signor vide la sua grandissima pa- cienzia, lo rimisse nella sua grandeza e richeza, e nella sua alteza; e poi fu Re di Idumea, dopo el re Esaù. E quando e' fu Re , e' fu chiamato lobab : e in quel reame lob visse c°lxx anni ; e quando lui muri aveva ccxlviii. In quela terra di lob non è mancamento di cosa alcuna a l'uomo bi- sognoso. Ivi sono montagnie, dove si truo- va magiore e migliore abundanzia di man- 17 lui più che in iiiun' altra parte. Manna è chiamata pane degli angioli, od è una co- sa bianca e molto dolce e dilettevole, e asai più dolce che mele o zuchero , e vie- ne dalla rugiada del cielo, e cade sopra all'erbe di quel paese, e poi aggelasi e viene bianca e dolcie: e di quella si metto in medicine per gli ricchi uomini; però che netta il ventre e purga il cattivo san- gue eleva la malinconia dal cuore. Questa tera di lob confina col reame di Caldea. DEGLI ORNAMENTI DE' CALDEI, E QUALI SO- NO BEGLI UOMINI, E LE FEMMINE SONO BRUTTE E MAL VESTITE. Il Eeame di Caldea è molto grande , e questo linguaggio ' è el magiore che sia di là dal mare. Di qui si passa per andare alla terra di Babillonia, cioè la grande Babillonia, della quale v' ù altre volte par- lato, là dove e linguagi furono in prima trovati ; ed è quatro giornate di qua da Caldea. E nel Eeame di Caldea sono gli uomini begli , e sono nobilmente apparati di corego dorate , e i drappi loro sono or- nati con fregi d' oro, di perle e di pietre 1 Così i codd. f le stanipp : forse lingìlàggio. 18 prezioso nobili.simaniente : o le donne loro sono bruttissime e mal vestite, e vanno a piedi ignudi, e portano una brutta fog- gia di vestimenti, larga e corta infino a'ginochi, e sono le maniche larghe a mo- do d' uno scapolare da monaco ; e queste maniche pendono infino a' piedi : e queste femine anno e capegli neri e scompigliati, e spenzolano giù per le spalle: e sono le dette femmine molto nere, brutte e non punto graziose; e sono spaventose a ri- sgnardare , e in loro si truova tanta brut- tura, che io non saprei scriverlo. In que- sto reame di Caldea è una città chiamata Hus, e ivi stette Thar, padre d'Abraam patriarca, e fu nel tempo di Nino, che fu Re di Babillonia, di Arabia e di Egitto. Questo Nino fece la città di Ninive, la quale avea Noè cominciata a fare : e poi che Nino Tebe compiuta, sì la chiamò del suo nome, Ninive. Ivi giace Tubbia pro- feta, del quale parla la santa Scrittura. Da questa città d' Hus , per lo comanda- mento di Dio, si partì Abraam dopo la morte di suo padre e menò seco Sara, sua moglie, e Loth, figliuolo del suo fratello, però che lui non aveva figliuolo. E poi di- morò Abraam nella terra di Canaan in un l'.l liio^-o cliiamato Sicheni; e questo luogo fu salvato quando Soddoma e Gomorra e altre città furono arse e somerso in abisso, là dove ora è il maro morto, sì come v'ò det- to altro volte. In quela tera di Caldea egli anno lor proprio linguagio e lor propie lettere fatte come qui di sotto. ' DEL REGNO DELLE AMAZONE E DE' LOR CO- STUMI E USANZA, E DI TRAMEGITTA, DOVE ALESSANDRO MAGNO FECE EDIFICARE A- LESSANDRIA. Da poi , oltre a Caldea , è il paese di Amazonia, cioè la terra di femine. Questo è un reame dove non abita se non femine, non punto come alcuni dicono, che gl'uo- mini non vi poterebono vivere , ma le fe- mine non vogliono che gli uomini abino signoria sopra di loro ; però che antica- uionte fu uno Ee , el quale era Ee di quel- lo paese, e maritavansi gli uomini colle donne, come altrove si fa'; e quello re era chiamato Colapino. Guerregiando col 1 Qui pur manca, come altrove. 2 II cod. Magi, e le stampe len:gono: fu uno Re nel paese e abilarnno insieme con uomini maritati, come si fa altrove- Seinbrami che la lez. sia difettosa in t\itti e quattro i testi. 20 Ee d'Africa, tu morto in battaglia insie- me col nobile sangue del suo Reame; e vedendo la Reina, insieme coli' altre no- bile donne, che elleno erono rimase tutte vedove , e che la gentilezza di quel paese era perduta ; a modo che disperate, tutte s' armorono , a ciò che tutte l'altre temine del regnio della loro veduità le facesono compagnia , e uccisono tutto el resto de- gli uomini del paese; e d'allora in qua non anno voluto che niuno uomo abiti fra loro più di sette dì, e non vogliono com- pagnia d'uomini: elle si riducono inverso le terre de' lor confini, e ivi truovono e lo- ro amici che le vicitono e con esse dimo- rono X. giorni, e poi ritornono indietro. E se elle anno figliuoli maschi, o sì ch'elle gli uccidono , 0 vero che dipoi che eglino sono d' anni due, che eglino anno appara- to a mangiare da loro e andare , gli man- dono ai lor padri; e le femine che nascono di gentil sangue gli tagliono , o vero cau- tarizano la mammella sinistra, a ciò che sien più atte a portar lo scudo : e s' elle son femine popnlare , gli tagliono la de- stra poppa, acciò che non le 'mpacci a saet- tar coir arco turchesco , però eh' olle tra- gono molto bene. In questa terra si è una Koina, la quale .sgoverna tutto ol paese, e tutte le feniine ubidiscono a lei. Questa Eeina si f^ sempre per elezione, ed è e- letta quella che è più valente in arme. Queste temine sono molte buone guerrie- re, prode e savie e valente, e spesse volte vanno al soldo per guadagnare, e aiutono degli altri signiori e mantengonsi vigoro- samente. Questa terra de Amazonia è una isola tutta circundata d'acqua, salvo che in dua luoghi, per li quali sono due en- trate, e allato di queste entrate stanno e loro amici, colli quali elle vanno a solla- zare a lor volontà. Allato Amazonia è la terra di Tramegitta, la quale è un paese molto buono e dilettevole. Per la grande bontà del paese, il Ee Alesandro fece fare prima ivi la sua Alesandria, la quale è ora chiamata Cielsite: dall'altra parte di Caldea è Etiopia, un gran paese, el quale si stende iiifino a' confini d'Egitto. DI ETIOPIA, E COME IVI SONO GENTI DI DIVERSE MANIERE , PERCHÈ ALCUNI NON ANNO PIEDI, ALTRI SONO FANCIUGLI E ANNO CANUTI E CAPEGLI , E QUANDO SON VE CHI GLI ANNO NERI. Etiopia è partita in due parte princi- pale, cioè nella parte occidentale e Del- l' altra parto meridionale : la parte meri- dionale si chiama Montagnia, e ivi sono le persone più nere che altrove. Ivi è una fonte che di dì è tanta fredda, che ninno none può bere ; e di notte è tanto calda , che niuno vi poterete tenere le mani den- tro. E più oltre a questa parte meridio- nale, tuttavia inverso al mezo dì, al pas- sare del gran mare Occeano, quivi è una gran terra e un gran paese, ma niuno non vi poterete abitare per lo gran caldo del sole , che sopra a questo paese dirit- tamente sparge li suoi ragi. In Etiopia tutti' fiumi sono turbi , e l' acque sono in- salate per cagione del gran mare Occeano. Le genti del paese spesso si imbrodono , cioè imbriacono^ e non anno mai grande apetito di mangiare, e anno comunemente ' Cosi ainenilue i codd. NeUa stampa del 14SS inauca si iìiìbroduno cioè. 2:') tlusso ili corpo , e vivono poco tempo. In Etiopia sono gente di diverse maniere, tra le quali è una g-ente che non à se none uno piede tanto largo, che, distendendosi in terra, coprono tutto il resto del corpo, e corono sì forte , eh' è una maravig-liosa cosa a vedere; e sono chiamati Cussia. Ivi i fanciugli anno i capegli canuti; quando diventon grandi, si fanno neri. Item, in Etiopia è la città di Sabha, de la quale fu signiore uno de' tre Re , e quali vicitorno il nostro Signiore in Bethlem. Di Etiopia si va in India per molti e diversi paesi, la quale si chiama India alta e magiore, la quale è paese caldissimo: in India me- zana è il paese temperato. COME SI KA IL CRISTALLO, COME NASCONO LE PERLE, E COME NASCONO E DIAMANTI, E COME CRESCONO; E DELLA VIRTtl E PROPIETADE SUA, E COME e' PERDONO LA VIRTUDE, E COME SI CONOSCONO E BUONI da' CATTIVI. India minore, che è la terza parte et d verso settentrione, è paese freddissimo, nella quale, per la continua freddura del- l' acqua, si fa cristallo sopra e sassi. Di (junsto cristallo nascono liuoiii diamanti. 24 e quali àìinu similitudine di colore di cri- stallo torbido e giallo, che trae al colore d' olio: e questi diamanti sono tutti duri che non si possono pulire. Altri diamanti sono che si truovono in Arabia, che non sono così buoni , e sono più bruni , e sono più teneri, etruovasene ancora nelle terre di Macedonia, ma e migliori e più pre- ziosi sono in India. E molte volte si truovono diamanti nella massa della mi- nera d' oro, quando, affinando, si rompe, e sono molti duri , ma e' si conviene rom- pere la massa per minuti pezi; e truova- sene alle volte de' grandi come uno quat- trino fiorentino, e tal volta minore; e sono così duri , come quegli d' India e taglione r acciaio e '1 vetro legiermente. E quan- tunque in India sopra e sassi di cristallo si truovino buoni diamanti , niente meno si ne truova sopra e sassi di may ^ e so- pra le montagnie dove è miniera d' oro. E diamanti si truovono e crescono molti in- sieme, r un piccolo e 1' altro grande . et àvvene alcuno della grandeza d' una fa- va^; e lo più grosso, che possa esere na- 1 II cod. Rice; di mari: il Magi, e le stam- pe leggono di mai e di may. 2 e nissuno é di grundezn d'una faro: oonce e in guerra: cod. Matrl e st. (liaiiuinti clic suno violati, o vero più bruni che violati, i quali sono ben duri e preziosi ; ma alcuni non gii araono punto tanto quan- to gli altri, ma io, quanto por me, gii ame- rei bene altrettanto , imperò che io gli ò veduti isperimentare. E d'altra maniera ne sono, bianchi quanto cristalo, ma pur al- quanto più torbidi, e son buoni e di gran virtù , e tutti sono acuti ; e tali quadrati ; altri anno sei coste, e altri tre: sono così di natura formati: però li grandi signori, scudieri , cavalieri , e altri gran maestri , che cercone onore in fatti d' arme , o vero nelle guerre e nelle battaglie, gli portone in dito. Quantunque io alquanto mi dilun- ghi dalla materia mia, nondimeno , a ciò che egliono non sieno ingannati da' ba- rattieri del paese che gli vanno vendendo, io parlerò alquanto più de' diamanti. Chi vuol comperare diamanti, gii conviene che gii sapia conoscere , però che gli contraf- fainio di cristallo giallo e di zatiro; di luopa e di citrino; d'una pietra chiamata Iris, e d'alcune piccole pietre che si truo- vonone'nidii delli sorci, cioè ratti, che sono molte dure ; ma tuttavia e contrafatti non sono così duri come e naturali, e la l»unta leggiermente si rompe; e si si pu- 28 liscuiiu meglio ; ma alcuni rubaldi non gli puliscono maliziosamente a ciò che si creda che non si possine pulire per sua fineza. La esperienza del dia,mante si fa in questo modo : prima si pruova a tagliare in zatìro o in altre pietre preziose, e in cristallo, e in acciaio; poi si toglie una pietra di calamita buona, cioè la pietra de' marinari, che tira a sé il ferro; e se la calamita non fussi troppo grossa, sopra di questa pietra si mette el diamante , e poi si mette apresso un ago ; e se '1 dia- mante non è contrafatto, anzi sia diaman- te vero , mentre che '1 diamante sarà pre- sente , mai la calamita non trarrà l' ago , s' ella non fusse troppo grossa, la calami- ta ' . Questa è la pruova che fanno quegli d' oltrammare. Ma interviene, che un per- fetto diamante perde la virtù per lo incon- veniente di colui che '1 porta, e aloraè di bisognio fargli ritornare la propia virtù, 0 vero che sarà di minore virtù e valuta. 1 \\ coti. Rice, legge: a se l' aguUa, e so- pra di quella pietra si mette il diamante, e poi se (jli presenta l' agulia ; e se 'l diamante è ve- ro e virtuoso, mentre che'l diamante è presente, mai la calamita non tirerà l' agulia, sr la ca- lamita non fussi troppo grossa 20 DI INDIA K DKI.LA DlVKUrflTA DELLA GENTK OHE VI SI TRUOVONO; E DE l' ISOLA DI OEIENS; E DE L' ISOLA DI CANNA , DOVE SI FANNO DIVERSE ADORAZIONE, E LA RA.GIONE PERCHÈ FANNO QUESTO; E PER- CHÈ NON SOTTERRONO E LORO MORTI. In India sono molti diversi paesi e molte diverse contrade, ed è chiamata In- dia per uno fiume, el qual corre per lo jtaese , apellato Indo. In questo fiume si truovono ang-uille lunghe xxx piedi; e le g'ente che abitono intorno a questo fiume sono tutte verde e gialle. In India, e qui intorno a India, son più di V. M'' isole, buone e grande, sanza quelle che sono in- abitabili e piccole. In ciascheduna isola è grande numero di città e di ville e di gente sanza numero, però che gl'Indiani sono di così fatta maniera, che egli non escono del suo paese ; perchè eglino non sono mo- bili, perchè e' sono sotto el primo clima, cioè Saturno, eh' è tardo e poco mobile, però che sta xxx. anni a voltarsi pe' xii. segni del zodiaco , e la luna passa quegli XII. segni in un mese : e perchè Saturno è di così tardo movimento, por questo lo gente che son sotto poste a lui non cun»- 110 di muoversi del luogo loro. Nel nostro paese è tutto el contrario; noi .siamo sotto el settimo clima, cioè della luna, la quale è di legieri movimento , ed è di pronta via da caminare per diverse vie , di cercare cose strane i, e la diversità del mondo; però che olla circunda la terra più presto che altro pianeto, come di sopra ò detto. Itera, pel mezo d'India si va per molte e diverse contrade infino al mare Occeano, e poi si truova una isola che si chiama Oriues , dove vanno spesso mercatanti vi- niziani e genovesi e d'altri confini per comperare mercatanzie In questa isola è così gran caldo che, per la stretta del caldo, gli testicoli degli uomini gli escono di corpo , e ivi pendono infino alle gambe per la grande disoluzione; ma le gente che sanno la natura del paese , sì fanno legare bene fermamente e ugnere d' uno unguento ristorativo e rinfrescativo per tenere e testicoli nel corpo, che altrimenti non poterebono vivere in questo paese. E in Etiopia e in altro paese le gente stanno 1 Cosi il cod. Magi, e le stampe : la lez. del Rice, legge come segue: et è proprietà di via e di camminare per diverse vie e cercare cose strane :ìl mul(i nello riviorf dell' acqua, uomini o femine tutti insieme, da l'ora di terza in fino a bassa nona, e giaciono nell' acqua inlìno alla faccia pel caldo, eh' è tanto i- smisurato , che apena si può fugire ; e non anno le femine punto vergogna de gl'uo- mini, ma giaciono privatamente a lato a lato infino che '1 caldo è abattuto. Ivi si possono vedere di molte brutte figure ra- gunate, spezialmente apresso a di buone ville. Ad Ormes sono le nave di legnio sanza chiovi di ferro per li sassi della ca- lamita, della quale nel mare è tanta quan- tità, che è una maraviglia. E se per que- sti confini passassi una nave che avessi ferro , di subito perirebe ; perù che la ca- lamita tira a sé per natura el ferro. Per la quale cagione tirerebe a sé la nave, né pili di là si poterebe partire. Di qui si va per mare a un' altra isola, chiamata Cana, nella quale è grande abbondanza di biade e di vino. Quella isola soleva essere gran- de e solevavi essere buono porto, ma al presente il mare l' à fortemente guasta e sminuita. Il Re di questa soleva esere tanto potente, che guerreggiava col Ee Alessandro. Le genti di queste terre anno diverse leggo, però che alcuni adorono il sole, alcuni il fuocu, iilcuui gli alberi, al- cuni e serpenti, alcuni altri la prima cosa che iscontrono la mattina, alcuni simula- cri e altri idoli ; ma tra" simulacri e idoli si fa diferenzia. Simulacri sono figure fatte a similitudine d' uomo o di femine o del sole 0 di bestie , o vero d' altre cose na- turali : idolo si è una certa immagine fatta stoltamente, la quale non si potrebe assi- migliare ad alcuna cosa naturale, come sarebe una immagine di quattro teste e uno uomo colla testa d' un cavallo o d' un bue, 0 d'altra bestia, che non vide ninno giammai, sicondo la disposizione natu- rale. E sapiate, che ognuno che adora si- mulacri, il fa per riverenzia d'alcuno va- lente uomo, già stato, come fu Ercole, e molti altri , e quali nel tempo loro feciono molte maraviglie. E però queste gente di- cono, che egli sanno hene, che questi tali valenti passati non sono dii , anzi è un solo Dio di natura, il quale criò tutte le cose , ed è suso nel cielo ; e che e' sanno bene , che loro non poterebono fare le ma- raviglie che fanno, se none per la speziale grazia di Dio; e perchè costoro furono a- mati da Dio , loro li adorono. E il simile dicono del sole , però che egli muta il tem- pò e dà caldo e nutritnonto a ogni cosa sopra la terra : e perù che il sole è di tanta e sì perfetta virtude, e'sanno bene, che questo aviene , perchè Dio V ama più che l'altre cose, onde egli gl'à donato le ma- giore virtù che a cosa che sia del mondo. Adunque è ragionevole, come e' dicono, che sia onorato e fattoli revorenzia. E il simile dicono nelle loro ragioni degl' altri pianeti e del fuoco , però che gli è utile. E degl'idoli dicono, che il bue è la più santa bestia che sia in terra e dell' altre la più utile , imperò che fa di molti beni e niun male ; e sanno che ciò non poterebe essere sanza speziai grazia di Dio ; e però loro tengono il loro Dio mezo bue e mezo uomo , imperò che l' uomo si è la più no- bil orlatura, che sia in terra, e à signoria sopra a tutte le bestie. E il simile fanno de'serpenti e de l'altre cose che iscontrono la mattina , spezialmente tutte le cose che anno buono incontro ; e questo anno lun- gamente sperimentato; e però dicon loro, che buono iscontro non può venire se none per la grazia di Dio , e però fanno fare gli dei simiglianti al buono iscontro , per ri- guardargli e adorargli prima la mattina che cffli scontrino cosa contraria. Alcuni cristiani dicono , che alcuno bestie anno buono iscontro, e alcune cattivo, come si dice eh' è stato provato molte volte , che la lepre è cattivo iscontro , un porcello , e più altre cose. Per lo simile, uno sparvie- re e altri uccegli da rapina, volando in- nanzi a gente d'arme, se '1 piglia, è buon segnio; e se noi piglia, è cattivo. E altri dicono , che '1 corbo è cattivo iscontro. In simili cose molte volte le genti credono (ma non se gli debba dare fede, eh' è gran peccato, da poi che li cristiani, che sanno la santa dottrina , sono a lor vietate que- ste oppenioni) e a tal credenza egli danno credito. Adunque ora non è da maravi- gliare , se' pagani, e quali non anno altra dottrina che la naturale, e' per la loro sem- plicità più largamente le credono. E vera- mente io 0 veduto pagani e saracini , che chiamono auguri, che, combattendo noi in arme, o vero in alcuna parte contro ai nostri nimici , per voli d' uccegli egliono ci promettono per tutto quel dì vittoria; e tutto quello che poi noi troviamo e fac- ciamo , egli molte volte mettono per pe- gnio la lor testa , che così sarà ; e quan- tunque tutto ciò, eh' egli dicono, avenisse, niente di meno non si debe dar fede a cosi fatte cose, anzi si dee avere ferma creden- za nel nostro Signioro , il quale può faro e disfare tutto "ciò che gli piace. Questa isola di Canna anno guadagnata e sara- cini, e sì la tengono. In questa isola e in molte altre non si sotterrono e corpi mor- ti, però che '1 caldo è sì grande, che in brieve tempo la carne si consuma infino air ossa. Da questa isola si va per mare verso India magiore , e a una gran città chiamata Zarba , la quale A bellissima e buona. Quivi stanno di molti cristiani di buona fede, e quivi sono molte religione, e spezialmente di mediani. Da questa città si va per mare insino a Lomba. In questa terra cresce il pepe in una foresta, chia- mata Combar , la quale dura xviii. gior- nate. COME NASCE IL PEPE E COME SI COGLIE, E DI QUANTE MANIERE DI PEPE SI TRITO- VA, E CHE MODO SI TIENE PER LI SER- PENTI CHE IVI STANNO. In questa foresta sono due buone città, r una chiamata Flandrina e l' altra Gin- glante, e sono molte isole, e in ciascuna di quelle stanno gran numero di cristiani e di giudei, ]>erù che '1 paese è buono, ma 36 6 molto caldo. Voi dovete sapere , che '1 pepe cresce a modo d'una vignia salvatica posta appiè d' uno albero , al qual si pos- sono e palmiti ' di quella sostenere; il frutto pende a modo di grappoli d' uve , e caricansi tanto gli alberi, che pare che tutti si debono rompere. E quando è ma- turo , è tutta via verde a modo che sono bache di edera , e in quela ora si vende- mi^fw a modo che si fa le vignie , e poi il seccono al sole tanto, che diventa nero e crespo. In uno albero viene tre maniere di pepe ; il primo pepe è lungo, el sicondo A nero , e l' ultimo pepe è bianco. Il pepe lungo è chiamato Sorbotin, el nero Sulfur, e'I bianco Bavos. Il primo, che viene quan- do la foglia incomincia a venire, s' aso- miglia alquanto a la fazione ^ del fiore de le nocciuole , che viene prima che le fo- glie, e pende a basso: e poi viene il nero, che à la foglia a modo di grappoli d' uva, molto verde e ricolto: dopo il nero viene il bianco , el quale è asai migliore del ne- ro , e di questo non se ne porta in questo paese, perchè egli lo tengono per loro, però che è migliore e più temperato che '1 Jioro, e nuli anno sì grande abundanzia ' Cini"- traili. - In sÌL'iiif. di fiiniiii. 87 del bianco, come del nero. In questo paese son molte maniere di serpe e d'altri ver- mini per lo gran caldo del paese e del pepe. Alcuna gente dicono, che quando si ricoglie il pevaro, che si fa fuoco a pie' de- gli albori per cacciare le serpi e colubri, ma salvo la grazia di quanti ciò dicono , egli non metterebono fuoco per cosa al- cuna del mondo, però che secherebono e arderebono così quegli alberi, come gli altri ; ma quando egli vogliono ricorre el pepe, e' s'ungono le mani e' piedi di sugo di limoni, o vero che e'portono erbe con loro che anno grande odore; per lo quale odore le serpi fuggono , sicché , quando sono unti, vanno sicuramente a vendem- miare , e non anno paura che serpe né al- tri vermini sì si approssimino per nulla. Item , verso il capo di questa foresta è la città di Palomba, sopra la quale è una montagnia chiamata Palomba, per la qual piglia el nome la città. d'una fonte che à sapore d'ogni spezie, E della sua virtù. Su questa montagna è una fonte, la quale à odore e sapore d' ogni maniera di spezie , e ciascuna ora ella muta odore e 38 sapore , e cliiunche ne bee tre volte a di- giuno, di questa è curato da qualunque infermità che abia, e li abitatori ivi d'in- torno , che spesso ne beono , mai non anno malattia, e sempre, mentre che vivono, paiono giovani. Io ne bee' tre o quatro volte, e ancora mi pare eh' i' mi senta me- glio ; e' dicono , che questa fonte vene dal paradiso , e però è di tanta virtù. Alcuni lachiamono la fonte de' giovani, perchè quegli che l' usano a bere , tutta via pa- iono giovani : per tutto questo paese cre- sce ottimo gengiovo. La gente del paese , per la loro semplicità , adorono el bue , e dicono che '1 bue è la più santa bestia che sia in terra, perchè a loro pare che sia sempice ed è buono da arare , piacevole e utile e santificato; però che a lor pare che ogni virtù abia. Egli sì '1 fanno lavorare VI. 0 VII. anni, e poi se lo mangiono con gran solennità; e il Ee del paese à sempre con lui un tal bue, e colui che lo à a guarda riceve ogni dì la sua fiamata e la sua orina in due vasi d' oro , e poi la dà al loro pre- lato, che egli chiamono Archiproth, o Pa- paton. E questo prelato la porta innanzi ài Ee , e '1 Ee, per grande divozione, mette la mano in quela orina, la quale egli cliia- 39 mono Gau , e così si bagna la fronte e '1 potto con gran divozione e riverenzia: e danno a intondere che sia ripieno delle so- pradette virtù che à el bue , e che sia san- tificato de la virtù di questa cosa, che nulla vale. Dopo il Ee , lo fanno e gran signori , e, dopo i signori, gli altri gran maestri, quando ne possono avere, ma alcuna volta no ne rimane. In qaesto paese e' fanno i- doli , che sono la metà uomo e la metà bue : in questi simulacri e diavoli parlono a loro, e danno a loro risposta di tutto ciò che egliono dimandono. come in questo paese fanno sacrificio de'peopii figliuoli, e come, morto el MARITO , LA moglie s' ABRUCIA CON LUI INSIEME. Innanzi a questi simulacri egliono uc- cidono spesse volte i suo' figliuoli, e asper- gono e simulacri del sangue di morti ; e in questo modo fanno i loro sacrifici. Quando alcun muore nel paese , egli ardono il corpo per nome di penitenzia, a fine che non patisca pena in terra; però che dicono, che' vermini gli raangerebono; e so la mo- glie del morto non à figliuolo , egli l'ar- dono con lui , e dicono , che è ragione , che 40 ella gli faccia compagnia nell'altro mondo, così come à fatto in questo. E se le moglie anno figliuoli , egli le lascion vivere per nutricare e figliuoli; ma se la moglie vuole innanzi vivere co' suoi figliuoli, che esere arsa col suo marito, eia è sempre imputata maligna e falsa , né alcuno si fiderebe in lei, né mai è più appregiata. E morendo la moglie prima che '1 marito, el marito si fa ardere con ella piangendola ; e se lui non vuole , non è costretto, anzi si può ma- ritare un' altra volta sanza biasimo. Item, in questo paese crescono furti vini, e le femine boono vino, e gli uomini none beono punto. Da quiisto paese si va, passando per molti confini, verso un paese, dilungi a due giornate , il qual si chiama Maburon. Questo é molto gran reame, e sonvi di belle città e di belle ville. In questo Reame giace el corpo di santo Tommaso appo- stolo, in carne e in ossa, in una bella sepultura , nella città di Calamia , perchè ivi fu martorizato e sepulto; e li assirii fe- ciono già portare il suo corpo in Mesopo- tania, nella città di Edisse, e dipoi fu ri- portato indietro il braccio colla mano che raettee nel lato del nostro Signiore Giesù Cristo, quando gli apparve dappoi la re- 41 surresione, dicendo: Noli\esse incrédu- lus, sed fidelis. E al presente, el detto braccio con la mano, è fuora del vaso, dove è il corpo. E con quella mano quegli del paese fanno le lor sentenzio e giudicii, e sanno chi à ragione e chi il torto , per- chè quando è quistione tra due parte , e ogni uomo si tiene d' avere ragione , egli mettono nella mano di santo Tomaso le ragione delle parte predette in iscritto, e di subito la mano gitta via il torto o vero la falsità , e ritiene il dritto , o vero la ve- rità. E così vengono di lungi paesi molte cause dubbiose per questo giudicio. DEGLI IDOLI DI QUESTA GENTE E DELLA GRANDE DIVOZIONE CH' EGLI V'ÀNNO. Item , san Tomaso giace in una bella e grande chiesa , la quale è piena di grandi simulacri , cioè di immagini di idoli loro , chiamati dii; delle quali la minore è per grandeza come due comuni uomini ; e in- fra r altre è una immagine assai maggiore dell' altre, tutta coperta d' oro e di pie- tre preziose eòa derisione de' falsi cri- stiani 1 rinnegati , et è sopra una cattedra 1 Cosi il cod. Magi, e le stampe : il cod. Ilice.: et é lo Adabo de'falsi cristiani. 42 molto nobile ; e à intorno al corpo suo di larghe cintole lavorate d' oro e di perle e pietre preziose. La chiesa è tutta dorata : di dentro a questa chiesa si va comune- mente in pellegrinaggio con gran divo- zione, a modo che vanno e cristiani a santo Antonio e a santo Iacopo di Galizia. E molte gente, che dilunge terre si muo- vono per andare inverso questo idolo , con grande divozione per tutto el viagio sem- pre sì tengono gli ochi bassi, né ardiscono d' alzare le lor teste per risguardare d' in- torno , per timore di non veder cosa che gli rimuova da la loro divozione. Alcuni vi vanno in pellegrinagio , che portono coltegli nelle lor mani, e sì si vanno fe- dendo et impiagando nelle braccia, ne le gambe e ne le coscie , e spargono el san- gue loro per amor di questo idolo ; e dicono che beati [sono! coloro che muoiono per questo idolo, Idio loro. Altri sono che me- nono i lor figliuoli per uccidergli e sacri- ficargli a questo idolo, e poi aspergono r idolo del sangue de' suo figliuoli. Altri vi sono che, da l'ora che si partono di casa loro , a ogni terzo passo s' ingino- chiano tanto, che aggiungono a questo idolo ; e quando e' vi sono arivati , lo in- 43 censono d'incenso e d'altre cose odorifere, a modo che fussi il corpo del nostro Si- gniore , e vengono ad adorare questo idolo dilungi più di C. leghe. E innanzi al muni- stero di questo idolo {sic) è a modo d'una peschiera, o vero laghetto pieno d'acqua, nella quale e pelegrini gettono oro e a- riento e perle e pietre preziose sanza nu- mero per offerta. Quando e ministri dell' i- dolo anno bisogno d'alcuna cosa per la chiesa, subito vanno a la peschiera e pi- gliono tutto quelo che è bisogno per la ri- fezione della chiesa, sì che nulla vi man- ca, che subito non sia aparechiato. Item, quando si fanno le gran feste di questo idolo, come la dedicazione della chiesa, tutto el paese si viene d' intorno a questo idolo con gran riverenzia; il quale idolo sta sopra a uno carro molto bene adornato di drappi d' oro di Tartaria ; e così lo me- nono intorno alla città. Inanzi al carro vanno primamente a processione ordinata- mente , a due a due , tutte le pulzelle del paese; appresso le pulzelle vanno e pellegri- ni, che sono venuti dilungi confini, de'quali pellegrini alcuni si fanno o lasciono cadere in terra di sotto al carro, sì che il carro colle ruote gli passa a dosso; alcuni uccidono 44 di subito, altri rompono braccia o gambe; alcuni le cosce; e tutto ciò fanno per grande divozione e per amor del loro Dio ; e cre- dono che , quanto magior pena e tribula- zion patiscono per amor di questo idolo , tanto più presso saranno a Dio e inmagiore allegreza. E brievemente in diversi modi fanno sì aspre penitenzie, e colli loro corpi portono e sofferiscono tanti martiri, per amor del loro Dio, che quasi niuno cri- stiano arebe ardire portare la centesima parte , per amore di G-iesìi Cristo. E poi io vi dico , che innanzi al carro , più presso , vanno e sonatori del paese con diversi i- strumenti, che sono sanza numero, e fanno fra loro di grande melodie. E quando e- gl' anno circundato tutta la città, e''tor- nono a la chiesa e rimettono il loro idolo nel suo luogo; e alora per amor de l'idolo e per riverenza della festa egliono ucci- dono cc°. 0 ecc. persone , che di lor vo- lontà si fanno uccidere , de' quali e corpi son posti dinanzi all' idolo ; e dicono che costor son santi, imperù che, per sua buona volontà , son morti per amor del loro Dio. E così , come di qua un casato o provincia sarebe onorata per uno santo che fiissi stato di quello o vero di quelli fatti, de'quali 45 si motterebbono in iscritto per farlo cano- nezare , così tengono di là onorati quegli che s' uccidono per amore del loro Dio ; egli gli mettono in iscritto colle loro leta- nie ; e così si vantano l' un co l' altro , e di- cono; io ò più santi del mio parentado, che voi non avete del vostro ! E anno questa usanza, che, quando egi'anno intenzione d'uccidersi pel loro Dio, fanno mandare per tutti e loro amici, e con grande abundan- zia di pifferi vanno innanzi all' idolo , me- nando gran festa ; e colui che si debe uc- cidere tiene nelle mani un coltello bene aguzato , e tagliasi un pezo di carne , e gittalo nella faccia dell' idolo , dicendo le sue orazioni , e racomandandosi al suo Dio; e poi si ferisce e impiagasi in qua e in là tanto , che cade morto. E allora gli amici presentono il corpo a l' idolo , e di- cono, cantando : Guardate, Dio, che à fatto el vostro leale amico e servidore ! lui à a- bandonato la moglie, figliuoli, richeze e tutti e beni temporali di questo mondo e' à rinunziato , per amor di voi , e à fatto sa- crificio del suo sangue e carne; sì che a- dunque vogliatelo riposare allato a voi, fralli più diletti da voi , nella gloria del paradiso ; perchè egli à bene meritato. E 46 dopo questo e' fanno un gran fuoco e ar- dono el corpo , e ciascheduno piglia della cenere, e sì la conserva in luogo di reli- quie : e dicono che questa è una buona cosa, che di nulla temono , mentre che gì' anno di questa cenere sopra di loro. dell' isola lamoei e della CtEETe che ivi abita , e la ragione perchè vanno nude ; e come mangiono carne umana , e quanti gradi è tutto il firmamento. Da questo paese si va per lo mare Oc- ceano per molte diverse isole e per molti di- versi paesi, [che] il racontare e iscrivere sa- rebe lungo e tedioso : però toccherò alcuna principale riviera e città. Da quella isola, della quale io ò parlato , infino a un' altra terra, che è molto grande, chiamata La- mori, sono Lii. giornate. In questa terra è gran caldo : la gente del paese à questa u- sanza, che gl'uomini e le femme vanno tutti ignudi, e sì si befono, quando vegono alcuno forestiero vestito, e dicono, che Dio, il qual fece Adam, il fece ignudo, e che Adam e Eva furono fatti ignudi, e che l'uomo non si dee vergognare di mostrarsi tale quale Dio lo fece, però che ninna cosa è bratta che sia naturale. E dicono , che 47 quegli che si ornano, soii gente che non credono in Dio; e egli, dicono, che ben credono in Dio , el quale creò el mondo e fece Adam e Eva e tutte l'altre cose. E egli non isposono mai femine, anzi sono tutte le femine del paese comune , e elle non rifiu- tono niuno, e dicono che pecherebono, s'elle rifiutassino gV uomini , e che Dio comandò così a Adam e a quegli che discendono di lui, quando disse: Crescite et ìmilti'pli- camiìii, et replete terram. In questo paese nissun può dire : questa è mia mo- glie ; né alcuna dire : questo è mio marito. E, quando elle partoriscono, danno e fi- gliuoli a qualunque gli piace, di quegli che anno avuto in sua compagnia. Il si- mile, tutta la terra è comune ; uno la tiene uno anno , e un altro l' altro ; e ciascuno piglia di quela parto che vuole. Il simile , tutti e beni del paese son comuni, biade e altre cose , però che ninna cosa sta serrata infra loro né ascosa: ciascuno à d'ogni cosa ciò che gli piace sanza contradizione alcuna; e in tal modo è cosi rico l'uno, come r altfo. Ma egl' anno una cattiva u- sanza , però che loro mangiono più volen- tieri carne d'uno uomo, che di ninna altra cosa che sia; e però el paese è molto abun- 48 dante di biade e di pesci, d'oro e d'ariento e d' altri beni. Quivi vanno e mercatanti e menono a vendere e fanciugli, e quegli del paese gli comprono; e se son grassi, su- bito gli mangiono; e se son magri, gli fanno ingrassare, e dicono che questa è la migliore e la più dolce carne del mondo. In questo paese , e in molte altre terre di là , non si vede il polo artico , cioè la stella tramontana, la quale è immobile verso settentrione, ma vedesi un'altra, la quale è al contrario di quella verso mezo dì , chiamata polo antartico. E come e marinai si governono di qua per la stella eh' è inverso setentrione , così fanno e ma- rinai di là per la stella che è verso mezzo dì ; sicché quella di mezzo dì non appare a noi, né a loro appare queladi settentrione. Per la qual cagione si può comprendere, che '1 mondo si é di ritonda forma, perchè una parte del firmamento apare in un paese, che non appare in un altro: e questo si può provare per esperienza e per sottile in- dagazione; che se si trovassi passaggio di navi e di genti che volessino andare cer- cando el mondo, sì vi si poterebe andare con navilii intorno al mondo e di sotto e di sopra ; la qual cosa io l' ò provato , perché 49 sono stato inverso la gente di Brabin , et ò riguardato con lo astrolabio , che la tra- montana si è ivi alta Lxrii. gradi, e in A- lamagna, verso Boemia, Lxviii. gradi; e più avanti, inverso le parto di Settentrione, ella è alta sessanta due gradi e alcuni mi- nuti ; però clie io stesso l' ò misurato con lo astrolabio. Ora voi dovete sapere, che sono due stelle tramontane , come è detto di sopra; l' una si cMama Artica e l' altra Antartica: queste due stelle sono inmobili, e per loro si volge tutto il firmamento del mondo , sì come una ruota si volta per lo suo mezo, si che queste due stelle dividono tutto il firmamento in due parti eguale, ed è tanto di sopra quanto di sotto. Io sono andato poi nelle parte meridionale, e ò trovato verso l'alta Libia, che si vede prima il polo antai'tico; e quanto più andavo i- nanzi a quelle parti, tanto più ritrovavo questo polo antartico più alto , si che più iuanzi, ne l'alta Libia verso Etiopia, que- sto polo antartico era alto xviii. gradi e alcuni minuti : li lx minuti fanno un grado. E poi andando verso questo paese, del quale io v' ò parlato , e verso altre isole e altri paesi , a l' incontro io ti-ovai F antartico alto XIII. gradi e vi. minuti: e se io avesi 50 trovato navile e compagnia per andare più olti-e, io mi son certo, che noi aremo ve- duto d'intorno la ritondittà del firmamento; imperò, sì come io v' ù detto di sopra, la metà del firmamento è fra queste due stelle; e questa metà io l' ù tutta veduta , verso settentrione , sotto la tramontana lxii. gradi e x. minuti; verso le parte meri- dionale , io r ò veduto di sotto l' antartico XXXIII. gradi e xvi. minuti. Ora la metà del firmamento tiene cento ottanta gradi; e di questi cento ottanta gradi, io n'ò ve- duti LXII. in una parte, e xxxiii. in un'altra parte; che sono novantacinque gradi e quasi la metà d' un grado. E così mi man- cono, aver veduto tutto il firmamento, Lxxxiiii. gradi e quasi la metà d'un grado; e questi non sono la quarta parte del fir- mamento, perchè la quarta parte del fir- mamento è ottanta gradi ; sì che ne manca cinque gradi e mezo della quarta parte : e così io ù veduto le tre parte della ritondità del firmamento, e v. gradi più, e quasi mezo. Per la qual cosa io dico certamente che r uomo può bene ritondare o vero cir- cundare tutta la terra del mondo, così di sotto , come di sopra , e ritornare nel suo paese, avendo compagnia di navile, e sem- 51 pre ritroverebe buone terre e isole , come in questo paese. E sapiate, che quegli che sono al diritto di 1' antartico , egli sono dirittamente piedi contrappiedi a quegli che sono al diritto dell' artico ; e così que- gli che stanno d'intorno a'poli, per diritta opposizione, stanno piedi contrappiedi; imperò che tutte le parti del mare e della terra anno ne' loro oppositi abitabili o vero trapassabili, e di qua e di là. E sap- piate, che, sicondo che io posso col mio ingegnio vedere e comprendere , la terra del Prete Giovanni Imperadore d'India, è di sotto a noi, perchè andando di Scozia, 0 vero d'Inghilterra, verso Gierusalem, tutta via si saglie; però che le parte no- stre sono ne la bassa parte de la tera, verso occidente, e la terra del Prete Giovanni è ne la bassa parte verso oriente: e li indiani anno il giorno quando noi abiamo la notte ; e così , per contrario , egli anno la notte , quando noi inghilesi abiamo el dì; imperò che la terra e il mare sono di ritonda for- ma; e quando si saglie da uno lato della terra, alora si discende dall'altro lato. Ora voi avete veduto di sopra, che Gierusalem ènei raezo del mondo: questo si pruova per una lancia diritta in terra nell'ora del mozo dì a tompo di equinozio; la quale, essondo diritta, non fa ombra dallato al- cuno. E elio Gierusalem sia nel mezo della terra, il profeta David disse : Et operatus est salutem in medio terree. Adunque quegli clie si partono di queste parte per andare verso lerusalem , tante giornate, quante egli fanno per andare a lerusalem, altrettante giornate si può fare, partendosi da lerusalem, per infino agli altri confini della estremità della terra di là : e quando si va alcune giornate verso India, tuttavia si va circundando la ritondità della terra e del mare per di sotto il nostro paese di qua. d' uno che andò cercando el mondo e RITROVOSSI IN PAESE , DOVE E' SI PAR- LAVA IN SUA LINGUA. E imperò mi sono maravigliato molto d'una cosa, elio io udi' già recitare, es- sendo piccolo ; come uno valente uomo del nostro paese, già fu gran tempo, si partì per andare cercando el mondo: il quale, avendo lui passata tutta F India e le isole alte di India, dove son più di seraila leghe, per molte stagione, e' tanto andò circun- dando il mondo, che trovò una isola, nella 53 quale udì parlare in suo linguaggio, e vide caricare e buoi e dire quelle parole mede- sime , che si dicono in suo linguaggio , o veramente nel suo paese. Di che si mara- vigliò grandemente, imperò che non si sapeva dare a intendere a qnal modo po- tessi essere. Ma io dico , eh' egli era tanto andato per terra e per mare, che lui aveva circundato infino nel suo paese , dove egli era conosciuto. Ma lui ritornò indietro per la via onde lui era , venuto; e dipoi stette un gran tempo , e quivi perde molte delle sue sostenute fatiche nel suo ritor- nare indietro, si come lui medesimo disse ; perchè una volta verso Noverga il sop- prese una tempesta fortissima in mare, per la quale lui fu portato in una grande isola, la quale riconobe esere quella isola, nella quale egli aveva udito parlare il suo linguaggio e menare e buoi al carro. E questo fu bene pussibile , quantunque a la grossa gente pare , che non si possa an- dare sotto terra, e che si cascherebe verso ol cielo di sotto: ma questo non può esere altrimenti, che se noi cascassùno da la terra, dove noi siamo, verso il cielo ; però che sì come a noi pare , che noi siamo di sopra a loro, cosi a loro paro, che noi 54 siamo di sotto a loro : e se vero fussi , che r uomo potessi cadere dalla terra infino al cielo , molto maggiormente la terra e "1 mare , clie sono così grandi e così pesanti e gravissimi, doverebono piìi presto ca- dere infino al firmamento. Ma questo è impussibile, però die questo non sarebe cadere , anzi sarebe salii'e e ascendere. E però dice il nostro Signiore : Ne timeas me qui suspendi terram in niellilo. DELLA GRANDEZA DI TUTTA LA TERRA. E quantunque sia pussibile circundare tutto el mondo , non dimeno de mille l'uno non si dirizerebe così bene per ritornare inverso il suo paese , come fece colui , per la grandeza della terra e del mare. Si po- terebe andare per mille altre vie, delle quali ninna sarebe perfettamente diritta per ritornare verso le parti donde si mosse i; che quantunque sia pussibile circundare la terra, come ò detto, non dimeno non po- terebe andare né dirizarsi per la diritta via, se ciò non fussi fortuna, o per grazia di Dio ; perchè la terra è molto grande e alta, cioè larga; e dura la ritondità d'in- 1 Qui vieii meno per tutto il Capitolo il cod. Riccardiano: noterò più innanzi dove rientra. torno, di sotto o di sopra, sanza el mare, ventotto milia cocc°. xxv. miglia. Di que- ste, sicondo 1' oppinioiie degl' antichi e savii, la quale io non ripruovo, ma sicondo la parvità del mio intelletto a me par di dire, salvo la lor grazia, che sie più mi- gliaia. E perchè intendiate meglio quelo eh' io ò detto , io sì ò immaginato una fi- gura, nella quale sia un gran compasso orbiculare e sporico, in mezo del quale sia un punto, el quale chiamo centro. E in questo compasso grande ò fatto un pic- colo compasso ; poi ò partito tutto il gran compasso in xl. passi, partiti per le vie diritte , che tutte cominciono dalla super- fice del grande compasso, e sieno termi- nate al centro del piccolo compasso ; do- verebe esere cosi partito in xl. parte, come il grande, quantunque le parte sieno minore che e suoi spazii. Or facciamo che'l gran compasso, il quale è d' intorno al centro, ripresenti la terra; e conciò sie cosa che tutti gii astronomi sappino, che'l firmamento è partito in xii. parte , cioè di XII. segni, e ciascheduno di questi segni è partito in xxx. gradi, che verrebo il fcrma- mento eser partito in ecc." lx. gradi. E il simile la terra <• partita in altrettante 56 parte, e corrisponde ciascuna parte della terra a un grado del firmamento , che sa- rebe ottanta volte trentuno migliaio e cin- que cento migliaia, e ciascuno di otto stadii ; si che tanto à la terra di ritondità e di cir- cuito d'intorno, sicondo quel che io posso comprendere per lo detto delli Astrolomi,- come io ò detto di sopra. E per meglio in- tendere il fu giustificato per termini men- surali, io metterò questa distinzione :0w 2 >z- que 23edes passuum faciunt, passus quoque centum vigintì quinque sta- dium dant, sed miliaria odo faciunt stadia, duplicata dant tibi legam : una torsa fa x. piedi. E, seguendo la mia ma- teria, io dico, che nondebe dispiacere a que- gli che legono di ciò, che io dico, che una parte di India è sotto a' nostri piedi, e che per lo simile una parte del nostro paese è di sotto a una parte d' India dirittamente. A lo opposito, sì come al diritto oriente è opposto el diritto occidente, e sì come ala parte meridionale è la parte settentrionale, de le quale io v' ò di sopra parlato, quan- tunque a la grossa gente pare che non si possi andare sotto la tera, e che si deba cadere verso "1 cielo di sotto, così a noi doverebe parere, che siamo sotto a loro. E 57 se vero t'ussi, che 1' uomo potessi da la terra al cielo cadere , molto magiormente la tera e il mare , che sono tanta materia e si possente e grave, doverebono cadere infino al firmamento; e questo sarebe im- possibile e contro a natura, perchè non sarebe cadere, ma sarebe salire; e però dice el nostro Signiore: Ne timeas me, quia suspendi terratn in nihilo. Ora tornando: è vero ch'io ò misurato collo astrolabio, che quegli che stanno nelle parte settentrionale, stanno piò contra pie a quegli che stanno dalla parte verso '1 mezo dì, e così siamo noi contro a una parte delle isole di India. E se verso o- riente e verso occidente fusson segni im- mobili 0 vero stabili , pe' quali si potessi misurare le parte, a modo che si fanno le parte che sono verso settentrione o verso mezo dì, per le due stelle immobile, cioè artico e antartico , certamente si troverebe r isole, che a la terra del prete Giovanni se- rien declinate. E circundando più la terra di sotto , che non sono le parte di setten- trione e di mezo dì, de' quali io ò fatto menzione di sopra, io so bene, che io ò fatte più giornate andando verso setten- trione e diritto verso mezo dì , che da oc- cidente verso oriente. E poi che la terra è ri tonda, adunque è altrettanto da setten- trione verso mezo dì , come dal diritto o- riente al diritto occidente. Per la qual ca- gione io dico come si passa oltre a questa misura: e di sotto a noi circulando la tera, non è però di sotto più, quantunque si dica per intelligenzia. dell'isola di simbor, dove gl' uomini e le femine si fanno segniaee nella fronte con un ferro caldo per genti- leza; e dell'isola di botegon. Item, a lato di questa isola ^ di L amori sopra detta, verso mezo dì , è un' altra iso- la, cliiamata Simbor. Questa è una grande isola, e il Ke è molto possente; e le gente di questo paese si fanno segniare nella fronte con un ferro caldo, uomini e femine, per grande nobilita e per esere conosciuti dall' altra gente , perchè e' si tengono più nobili che l'altre gente là d'intorno, per- chè stanno sempre in guerra con quela gente nuda, de' quali ò parlato di sopra. Assai apresso questa isola è un'altra, la qual si chiama Botegon , la quale è molto 1 Qui rientra il uod. Riccardiano. 59 buona e abboiidovolo, con molto altre isole che sono ivi d'intorno, nello quali abitano molte diversità di genti : e perchè volendo io parlare di tutte sarebbe lunghissimo sermone, io non parlerò di tutte, ma pi- glierò le più notabile. dell' isola di GIANNA, E DELLE COSE CHE IVI NASCONO, E DELLA POSSANZA DI QUE- STO KE, E DEL SUO PALAZO , EL QUALE È UNA COSA MOLTO STUPENDA. Assai apresso questa isola di Botegon sopra detta, passando un poco di mare, è un'altra isola, che è un gran paese; la quale si chiama lanna , e circunda quasi dumila leghe. Il Re di questo paese è un gran rico e possente , e à sotto lui sette altri Re di sette altre isole , che sono ivi d'intorno. Questa isola di Gianna è molto bene abitata e popolata di gente. Ivi vi cresce d' ogni maniera di spezie più abun- dantemente che altrove , come è gengiovo, chiodi di gherofani, cannella, noce mo- scade, zodoc e maci. E sappiate che e maci sono propii a modo che la noce , e à di fuori una cappannella, dove sta avilu- pata infino a tanto che è matura, poi cade fuori ; e cosi è della noce moscada e del 60 mastice. Molte altre spezie e molte altre cose crescono quivi in questa isola, perchè d'ogni bene abonda , e d' oro e d'ariento in gran quantità, salvo che di vino. Il Re à un palazo nobilissimo e maraviglioso molto e il più rico che sia al mondo : gli scaglioni, per li quali si saglie ne le sale e nelle camere, son fatti come quadretti d' oro e d' ariento , e tutte le mura loro , a modo che si dipignie di qua, son coperte di piastre d' oro e d' ariento ; nelle quale piastre sono battaglie e istorie di cavalieri rilevati; tutti hanno grillando in testa di pietre preziose e di grosse perle; e tutte le sale e le camere di dentro sono soffi- tate e lastricate d' oro e d' ariento sì e talmente, che, chi non avessi veduto, non poterebe credere le nobilita né le richeze che sono in questo palazo. E sapiate , che questo Ee di lanna è un semplice Ee e il più possente Ee del mondo; e già spesse volte à voluto el Gran Cane di Cattai dis- farlo , el quale è il più possente impera- dore che sia sotto il firmamento di qua né anche di là dal mare ; e però anno spesso guerregiato insieme, però che '1 Gran Cane lo voleva fare suo tributario e riconoscere la terra da lui,' ma costui si è sempre bene difeso contro di lui. 61 dell' isola di I'ATEM , DOVE SONO ALBERI CHE FANNO FAKINA; ALTRI FANNO VINO, ALTRI FANNO MELE , E ALTRI VELENO ; E D' un certo LAGO , NEL QUALE NASCONO CANNE CHE ANNO NELLA RADICE PIETRE PREZIOSE. Appresso questa isola, andando per mare, si truova un' altra isola buona e grande, la qual si chiama Talamasi , e al- cuni la chiamono Patem. Questo si è un gran reame, e il Ee del paese à molte bel- lissime città e molte belle ville. In questa terra e in questo paese crescono alberi che fanno farina , de la qual si fa buon pane e bianco e di buon sapore, e pare che sia di grano , ma non è però di sapore di grano. E ivi sono altri alberi, che fanno mele buono e dolce ; e altri alberi vi sono , che fanno vino : altri sono che fanno veleno, contra '1 quale non è altro che una sola medicina, la qual è a bere el proprio sterco stemperato con acqua ; e veramente chi non r avessi, presto morrebbe, sì che né triaca né altre medicine lo poterebono aiutare. Di questo veleno avevon mandato e giudei a torre a uno di questi alberi per velenare tutta la cristianità, siccome io udi' dire 62 alla confessione nella lor morte; e, per la divina grazia, quantunque fallisse il loro male proponimento, nondimeno egliono ne feciono grande mortalità. E se a voi piace sapere in qual modo si fa la farina degl'al- beri, io vel dirò. E' perquotono gli alberi con una accietta atorno a' piedi, sì che la scorza intorno in molte parte si lieva, e d'indi n'esce un licore spesso, el quale egli fanno seccare al sole , e poi diventa farina bella e bianca. El mele , el vino e '1 veleno son tratti dagli altri alberi per que- sto medesimo modo, e poi si conservono ne vasegli. In questa isola è uno mare morto, cioè un lago, al qual non si truova fondo, nò mai fu trovato; e tutto ciò cbe cade in questo lago non si truova mai. In questo lago crescono canne, eli' egli le cliiamono Tabi, e sono lunghe xxx. torse e più. Quivi sono altre canne non così lunghe, le quali crescono appresso della riva e anno le radice lunghe iiii". aripanti, 0 vero tormature ^ di terra e più; e ne'nodi delle radice di queste canne si truovono pietre preziose di gran virtù. Chi porta 1 Cosi il cod. Magi.: il Rice, legge toma- ture, e la stampa del 148S toì'iiate. 63 una di queste pietre sopra di lui, non può essere magagnato né impiagato, nò di lui tratto sangue con ferro né con acciaio. E perchè egl' anno queste pietre, sì combat- tono arditamente per mare e per terra, però elio arme ninna non gli può nuocere ; ma quegli che anno a combattere con loro, che sanno le loro maniere, gli tragono con lor saette e quadregli sanza ferro : e così gli percuotono e uccidono. E di queste canne ne fanno casse , navi e altre cose, a modo come noi facciamo di qua d' altri le- gnami. Ma non crediate, che io parli per ciancia, né per menzogna, avisandovi che io vidi cogli occhi miei canne sì grandi sopra queste rive, che xx. de' nostri compa- gni non poterono levare una sola da terra. dell' isola di talanoch e del suo RE È DELLA possanza SUA, E DEGLI ELEFANTI, I QUALI LUI TIENE PER SUA DIFESA; EDI DUE ALTRE COSE MARAVIGLI OSE CHE VI SONO, Dopo questa isola si va per mare a un' altra isola che si chiama Talanoch, nella quale è molta abundanzia di bene. Il Re di quel paese à tante femine quante ne vuole, però che '1 fa corcare lo più belle 64 per tutto il suo paese e pel paese d'intorno, e falle menare innanzi a lui, e piglia una notte r una, e l' altra notte l' altra; e così fa lui tanto , che n' à mille e più , e non giacerebbe con una più d' una notte , cioè non arebe seco a fare più d'una volta, salvo se una non gli piacessi più delle altre. Que- sto Re à gran numero di figliuoli: tale n'à cento, tale dugento; e alcuni più e altri meno. Questo Re à circa xiiu". mila elefanti privati, e quali si fa nutricare a' suoi villani per lo paese , perchè a caso di bisogno, avendo a far guerra con alcuno altro Re d' intorno , egli fa montare gente insù castegli di legname posti sopra e leonfanti per combatter contro a' suoi ni- mici : e così il simile fanno gli altri Re di quegli confini , perchè il modo di guerre- giare di là non è simigliante al nostro or- dine di qua. Ivi chiamono gli elefanti Varqui. QUI SI FA MENZIONE d' UNA GRAN SIARA- VIGLIA, DEL PESCIE CHE SI GITTA ALLA EIVA DI QLT:STA ISOLA. In questa isola è una grande maravi- glia, la quale non è in altra parte del mondo ; però che ogni maniera di pescie 65 viene una volta l'anno dritto alla terra, e sì si gittone alla riva di questa isola, sì che e' non si vede in mare se non pesci ; e ivi stanno tre dì , e ciascuno del paese ne piglia quanto ne vuole. Poi questa ma- niera di pesci si parte , e Vienne un' altra ; e così r una maniera drieto all' altra ne viene per insino a tanto , che di tutte le ragioni del pescie di mare vi vengono; e così ordinatamente l' una drieto all' altra stanno tre giorni, tanto che ogni uomo del paese n'abbi preso d'ogni maniera, quanto ne vuole. E' non si sa la cagione perchè questo si sia; ma quegli del paese dicono, che questo è per fare riverenzia a loro Ke, il quale è il più degnio che sia, come e' dicono , e perchè il loro Re adem- pisci e quello che disse Dio a Adam : Cre- scite et multiplicamini. E, perchè chi multiplica a questo modo il mondo di tutti li suoi figliuoli, per questo gli manda ol pescie di tutto il mare , perchè e' ne pigli al suo volere, per lui e pel suo paese; e così tutti e pesci si arrendono a lui, fac- cendogli onore come il più eccellente e il più amico di Dio al mondo, sicondo che dicono. Io non so la ragione perchè è que- sto: Idio la sa, il qual sa el tutto, ma quo- 66 sta maraviglia non è punto di natura, anzi è tutta contra a natura; che gli pesci, che anno a governare tutto el mondo ^ si vengono ahondantemente a rendere alla morte di lor propria volontà, sanza che sieno costretti; e perù io son certo, che questo non può essere sanza grande signi- ficazione. In questo paese son chiocciole grande , che nelle case loro molte persone poterebono abitare e abergare a modo d'una piccola casetta ; e altre ve ne sono minore molto più runa dell' altra. Vi sono vermini gi-andi a modo d'una coscia d'uomo, e sono bianchi colla testa nera; e degli altri ve n' è minori, della fazione di quegli che si truovauo ne' legni marci; e di questi ver- mini si fa la vivanda regale al Re e per li gran signiori. E se uno uomo sposato muore in questo paese, egliono seppelli- scono la sua moglie viva a lato a lui. e dicono che ragion vuole , che ella gli facci compagnia nell' altro mondo, come à fatto in questo. 1 Cos'i i codd. e le stampe : forse mare. 67 dell' isola di rapfo, ove danno gl' uo- mini A MANGIARE A GL' UCCEGLI. Da questa isola si va per lo mare Oc- ceano a una isola cliiaiuata Eaffo. La gente di questa isola, quando gli amici lo' sono amalati, egliono gli apicono a uno albero, e dicono , eh' egli è meglio, che gl'uccegli, e quali sono angioli di Dio, gli mangiono, che sien mangiati in terra da' vermini, che sono così brutti. Da questa isola si va a un' altra isola, dove son gente di mal- vagia natura. Questi nutricano di gran cani, e si gli tengono per fare istrango- lare 1 lor parenti, quando sono amalati, perchè egliono non aspettono tanto che muoino della loro morte naturale, perchè e' dicono, che e' solfe riscono troppo gran pena. E quando sono così strangolati , si ragunono insieme per mangiarli in luogo di cacciagione. 68 d'una altra isola chiamata mclca, dove sono cattivissime gente che beono san- GUE d'uomo; E dell'isola che si CHIAMA TRACONDIA, DOVE SON GENTE CHE NON PAR- LONO, MA SIBILLANO. Da poi si va per molte isole di mare per insino a miaisola, che si chiama Mulca; e quivi è ancora cattivissima gente, perchè e' non si dilettone in alcuna cosa, tanto quanto fanno nel battagliare e in uccidere l'un l'altro, e spezialmente forestieri: e eglionobeono tropo volentieri sangue d'uo- mo ; il qual sangue chiamono Dan : e quello che più ne può uccidere, è più onorato fra loro. E se due persone, che si portino odio, si sono acordati per amici, o vero che al- cuni fanno patto e obligazioni fra loro, fa di bisogno che ciascun bea del sangue del- l' altro, altrimenti la concordia, o patto, o vero obligazione sarebe nulla: se un fa- cesse contro a tal concordia, o patto, o ubligazione, di nulla sarebe biasimato né riprobato. Da questa isola si va per mare , di isola in isola, infino a un' altra isola che si chiama Tracoudia, ove sono le gente tutte bestiale a modo che inrazionale, e stanno in caverne che fanno in terra, per- che o' non anno tanto senno che sappili fare case; e mangione carne di serpenti e altre brutte cose. Egliono non parlono, ma sibillano l'uno a l'altro a modo di ser- penti, e di nesuno aver si curono, salvo che d'nna pietra preziosa, la quale è di xl. colori; e però il nome dell'isola è chiamata Tracondia. Egli amono molto questa pietra, e non sanno che virtù s'abbia, ma egliono disiderono solamente la sua belleza. dell' isola ongamara, dove son gente CHE anno teste DI CANI, CHE SI CHIA- MONO CENOFALI, E DELLA GIUSTIZIA DEL SUO RE. Dopo questa isola si va per mare Oc- ceano per molte isole infìno a una isola chiamata Ongamara ^ , la quale è molto bella e gi-ande e tiene di circuito più di mille leghe. Tutti gl'uomini e le femine di questa isola anno teste di cani, e son chiamati Cenofali , e sono gente ragione- vole e di buono intelletto , e adorono un Bue per suo Dio, e ciascuno di loro por- tono nella testa uno Bue d'oro o d'ariento. a dimostrazione che egliono amono bene il 1 II cod Rice. Machumaram: il cod. Matrl. e le stampe, come sopra. 70 loro Dio : e vanno tutti ignudi , salvo che portano uno drappetto per coprire le loro scerete membra. Eglino sono grandi, forti e buoni combattenti : eglino portano una targa grande, che gli cuopre tutto il corpo, e una lancia in mano; e se pigliono alcuno in battaglia, e' lo mangione. El Ee di que- sta isola è molto potente e ricco e divoto, sicondo la lor legge, e porta intorno al suo collo ccc°. perle grosse d' oriente, in- cordate d' ariento a modo di pater nostri. E com^ noi diciamo pater nostri e ave Maria, contando e pater nostri d'ambra in ambra, così questo Re dice ogni dì ccc°. prieghi divotamente al suo Dio prima che mangi. E suuilmente porta ancora intorno al suo collo un rubino orientale fine, no- bile , lucente , el quale è quasi lungo un - pie, e V. dita largo; però che quando egli elegono il loro Re, egli gli danno a portare questo rubino in sua mano ; e così lo me- nono cavalcando d' intorno alla sua città ; e da quel dì innanzi e' son tutti ubidienti a lui ; e il Re debbo portare tutta via que- sto rubino intorno al suo collo, perchè se egli non avessi il rubino, e' non lo ten-e- bono punto per Ee. El Gran Cane di Catai à molto disiderato di questo rubino, ma 71 mai non l' à potuto avere, ni' per guerra, né per niun modo. Questo Re è molto di- voto, sicondo la lor legge, e molto giusto; per la qual cagione si può andare molto sicuramente per tutto il suo paese , e por- tare tutto ciò che gli piace, che niuno sarebe tanto ardito che rubasse alcuno, imperò che el Ee subito ne farebe giu- stizia. dell' isola di SILLA , E DI MOLTE STRANE E DIVERSE NATURE d' ANIMALI CHE QUIVI SI TRUOVONO. Da questa isola si va a una altra, la qual si chiama Siila, la quale circunda circa V. c°. leghe. In questa isola è molto la terra guasta e diserta, nella quale sono molti serpenti, e tanti dragoni e cocodrilli, che niuno ardisce star quivi. Questi cocco- drilli sono serpe gialle e rossette, e ano quatro piedi, le gambe corte e l'unghie grande: alcuni sono lunghi sette torse, alcuni X ; e dove e' vanno per lo sabbione , pare che un grande albore vi sia strasci- nato. Ivi sono molte altre bestie salvatiche e spezialmente leofanti. In questa isola è una montagna assai grande, e in mezo di quella è un lago grande, in un bel piano. 72 et evvi grande quantità d' acqua; e dicono che Adam et Eva piansono sopra questa montagna c°. anni, quando furono scac- ciati del paradiso , e per lo lungo pianto, delle lagrime loro si fece questo lago: e nel fondo di questo lago si truova di molte pietre preziose e perle grosse. In questo lago crescono di molte canne e di grandi glagos, e sonvi dentro molti coc- codrilli ed altre serpe e di grande sansu- ghe '. 11 Ee del paese, ogni anno una volta, dà licenza a le povere gente d' entrare in questo lago a pescare di queste pietre; e questo fa per limosina, e per amor di Dio e di Adam; e ogni anno se ne truova assai; ma per le serpe e vermi che vi son dentro, e' s' imgono le mane e le braccia di sugo di limoni e d' altre erbe , e poi non anno paura né di cocodrilli e d'altri vermini. Questa acqua corre e passa per una costa della montagnia : in questo rivolo si truova gran quantità di pietre preziose e di perle ; e dicono comunemente in questa isola, che né serpente, né bestie salvatiche del paese non tocherebono, e non farebono male, né alcuno dispiacere a' forestiere niuno che l Cosi i codd. e le stampe: sino, di sanQuisughe. entri nel paese, salvo solamente a quegli che son nati nel paese. In questo paese , e negli altri che sono d'intorno, sono oche salvatiche , che anno due teste. E qui son lioni bianchi tutti, e grandi come buoi, e molte altre bestie diverse. Ivi sono uccegli che non sono di qua da mare. E sappiate , che in questo paese , e in altre isole d' in- torno, el mare è tanto alto, che pare che penda dall'onde, e che deba coprire tutta la terra K Io non so perchè modo si possa così sostenere, eccetto che per la divina grazia : ed è bene tanto alto verso 1' alta Libia; e però dice David: Mirabiles he- lactiones maris, mirahilis in altis Dominus. dell' isola di DONDINA , DOVE e' mangiono l' uno l' altro, quando non possono scampare ; e della possanza del loro re, il qual signioregia liiii". isole; E DI MOLTE MANIERE D' UOMINI, I QUALI ABITONO IN QUESTE ISOLE. Da questa isola, andando per mare verso mezo dì , è un' altra contrada e larga 1 Cosi il coti. Magi, e le stampe. Il Ilice. che, pare che venga dagli ntwoli e pare che egli voglia coprire lulla la terra. 74 isola, chiamata Dondina. In questa isola son gente di diverse nature , perchè il pa- dre mangia el figliuolo, e il figliuolo el padre, e il marito la moglie, e la moglie il marito. Quando el padre o la madre o veruno altro di loro amici sono amalati , subito el figliuolo, o vero altri, vanno al Padre de la lor legge e prieganlo, che vo- glia adomandare al suo idolo , se '1 padre morrà di quella malattia , o no. El Padre della loro leggie allora va, insieme col fi- gliuolo dello ammalato, innanzi al loro idolo; e per virtù del diavolo, el quale v'è dentro, gli risponde e dice, che egli non morrà di quella infermità ; e insegna loro in qual modo debba guarire. FJ allora el figliuolo ritorna e serve el padre, e fagli ciò che ridolo gl'insegnò, per insino che'l padre è guarito. El simile fanno le mogli pe' mariti, e' mariti per le mogli, e gli a- mici l'uno per l' altro. Ma se l' idolo dice , che deba murire, alora il prete va col fi- gliuolo, 0 cola moglie, o vero coli' amico a r amalato, e sì gli mettono un panno so- pra la bocca, per torgli il fiato; e così, sof- focandolo , lo uccidono. E poi tagliono il corpo in pezzi, e fanno pregare tutti i loro amici che venghino a mangiare di questo 75 corpo morto, e fanno vciiiro quanti pifferi possono avere, o così il mangiono con gran festa 0 con gran solennità. E quando e- gliono anno mangiato la carne , pigliono l'ossa e si le seppelliscono , cantando e fa- cendo gran festa e gran melodìa ; e tutti e lor parenti , che non sono stati a questa festa, sono riprobati, e anno gran vergo- gnia e dolore , percliè più non sono ripu- tati per amici: e dicono gli amici, che lor mangiono le carne per liberarlo delle pene, sì coui' egli dicono. E se la carne è troppo magra, gli amici dicono, che egl'ànno fatto gran peccato averlo lasciato tanto languire e sofferire pena sanza ragione; se ella è grassa, egli dicono, che ciò è ben fatto, e che presto 1' anno mandato al pa- radiso , e non à punto sofferto pena. Il Ke di questa isola è molto possente, e à di sotto di lui Lini", isole grande , le quale io r ò tutte vedute. Nelle quale isole son molto e diverse gente ; e ciascuna di que- ste isole à un Re coronato ; e tutti questi Ee ubidiscono a lui. In una di queste isolo stanno gente di grande statura, come gi- ganti e spaventosi a vedere. Questi anno solo un ochio in mezó la testa, e non man- giono altro che carne e pesci sanza pane. 76 E in una altra isola, verso mezo dì, stanno gente di brutta statura e di malvagia na- tura. Questi non anno punto di testa, e anno gli occhi nelle spalle e la bocca storta a modo che d'un ferro di cavallo in mezo el petto. In altra isola son gente sanza testa, e anno gli occhi e la bocca dietro alle spalle. In un' altra isola son gente che anno la faccia tutta eguale sanza naso e sanza ochi , salvo che due buchi ri- tondi nel luogo degli ochi, e una boca piatta a modo d'una sfenditura sanza lab- bra. In un' altra isola son gente di brutta fatta, che anno labbra di sotto la bocca grande, che quando vogliono dormire al sole , e' si quoprono tutta la faccia di que- sto labbro. In un' altra isola sono piccole genti a modo di nani, e tutte sono due tanti magiori che li pigmei. Questi anno un piccolo buco in luogo di boca, per lo quale e' conviene lor pigliare , per un le- gnio bucato, tutto ciò che mangiono e beono. Egli non anno lingua, né parlon punto, salvo che egli sibilio no, e fanno segni l'uno all'altro a modo che' muti, alla mutesca; e così intendono l'uno l'altro. In un' altra isola son gente che anno ore- chie, che gli pendono infino a'ginochi. In un' altra isola son gente , elio anno piedi di cavallo : questi sono forti e possenti , e corono forte per modo , che , correndo , pi- gliono bestie salvaticlie, le quali man- giano. Item , in un' altra isola son gente che vanno in quatro sopra e piedi e mani loro, come fanno le bestie: questi sono tutti pilosi, e salgono legiermente sopra gli alberi, come fanno le scimmie, e così prestamente. Item , in un' altra isola sono ermofroditi, cioè uomini e femine insieme, che anno una mamilla dalla parte destra, e niente da l'altra, e anno membra d'ogni ragione d'uomini e di femmine; e usano di quel che gli piace , dell' uno una volta e dell' altro l' altra. Quando egliono usono el sesso femminino, egli ingenerono fi- gliuole ; e quando egliono usono el masco- lino, egli concipono e portone figliuoli. In una altra isola son gente che vanno sempre co' giuochi molto maravigliosa- mente, e pare che a ogni passo debbin traboccare ; e da ciascun piede anno otto dita. Nelle altre isole ivi d'intorno, son molte altre maniere di gente, delle quale si potrebe tenere lunghissimo parlamento, ma perchè la materia mia sarebe troppo lunga, io me ne passerò assai brevemente. 78 DEL REAME DI MAURI CH' È MOLTO BUONO E GRANDE, E DELLE MANIERE E COSTUMI DI QUELLE GENTE. Di questa isola andando per lo mare Occeano, verso oriente per molte gior- nate , si truova un gran paese e un gran Bearne, el qual si chiama Mauri. Questo paese è in India magiore, e è la migliore terra, e il migliore paese, e più dilette- vole, e abondevole d'ogni cosa, che sia in possanza de 1' uomo. In questa terra stanno molti cristiani e saracini , perchè il paese è grande e buono. In questo paese sono pili di mille città, o vero dumila città grande, sanza le ville. El popolo è molto grande in questo paese, più che i' nisuno altro luogo di India : per la bontà sua ' uissun dimanda pane per Dio, però che in tutto el paese non è povero alcuno. Ivi sono bella gente , ma sono molto pallidi e anno gì' uomini la barba chiara con po- chi peli e lunghi ; quasi che uno uomo non à L. 0 LX. peli nella barba, un pelo in qua r altro in là, a modo d' una barba di leo- iper la bontà del paese in questo paese: cod. Maj^'l.: per la bontà sua. In quello paese: cod. Kicc. 79 pardo, 0 vero di gatta. In questo paese sono le femine molto più belle che i' ninno altro luogo. La prima città di questo paese, la quale è una lega dilungi dal mare , si chiama Latori, e è assai più grande che non è Parigi. In questa città è un gran fiume, che porta navilio, el quale va infino al mare : niuna città è così ben fornita , come è questa : tutti quegli del paese ado- rono idoli. In questo paese tutti gli ucce- gli sono due volte magiori che di qua: ivi sono oche bianche e rosse intorno al collo, e anno uno grosso becco sopra la testa e sono dua volte ^ magiori che le nostre. E ivi sono gran quantità di serpi, delle quali e' fanno gran festa, e sì le mangiono con gran solennità ; però che chiunque avessi fatto una gran festa, e avessi dato tutte le vivande che si sapessi dare , non avendo dato una vivanda di queste serpi, non a- rebe fatto nulla ; però che ninno apreze- rebe cosa che avessi fatta ma'. Buone città sono in questo paese, e ivi si è grande mer- cato di vivere che non saperci dire, né io domandare. In questo paese son molte 1 n cod. Magi, legge: e anno una grossa bocca sopra la testa e sono nove volte. Anche le antiche stampe recano una grossa bocca. 80 cliiese di religione sicondo la lor legge ; e sono in queste chiese idoli grandi come giganti, a' quali idoli danno a mangiare il giorno delle feste loro in questo modo : e' portono le vivande inanzi a loro così calde, come le tolgono dal fuoco e lasciono ascendere il fummo inverso l' idolo: alora dicono, elle l'idolo à mangiato: e dipoi e riligiosi mangione di queste vivande. In questo paese son galline bianche, che, in luogo di piuma, anno lana bianca, come pecore. Le femine maritate ivi portono un segnio a modo che un corno sopra la testa, per esere conosciute da quelle che non son maritate. In questo paese è una bestiuola chiamata idria ^ la quale abita in acqua, e vive di pesci. Le gente del paese amae- strono questa bestiuola per modo, che a lor piacere la gittono nell'acqua, e ne' la- ghi, e ne' fiumi profondi, e quela bestiuola areca fuori presto di gran pesci ; e così ne pigliono quanti ne vogliono. Passammo per questo paese per molte giornate. 1 Cod. Rice. Utria: edizz. ant. Udria. 81 DELLA GRANDE CITTA DI CASSAGA , E DELLE SITE MANIERE. Da questa città è un' altra città ' , la più grande del mondo, la qual si chiama Cassaga , ciò è a dire , città del cielo. Que- sta è di circuito circa l. leghe , ed è così bene abitata, che in una casa stanno ben XII. famiglie. In questa sono x. porte prin- cipale , e di faora ciascuna porta , a tre le- ghe , 0 vero a quatro , è una gran villa. Questa città è situata in un lagume di mare a modo che è Vinegia, e sono in detta città più di XII. mila ponti; e sopra cia- scuno ponte sono di forte torre, ove stanno guardie per guardare la città per lo Gran Cane; però che questa terra confina col Gran Cane. Da una parte della terra corre uno gran fiume, dilungi dalla città. Ivi stanno religiosi cristiani , e spezialmente mediani e mercatanti di molte nazione, perchè el paese è buono e abondevole. Ivi fanno molto buon vino, il quale chiamono Bighon, ed è molto possente e grazioso a bere. Questa è una città reale, dove soleva I Cosi il cod. Magi, e le stampe. Il cod. Rice, ha invece. Passando per quello paese per più giornate é una città. stare el Ke di Mauri o vero Marchi. Per questa città si va per acqua sollazando e giucando infino a una gran Badia, la quale è asai presso, dove stanno gente religiose, sicondo la lor legge. In questa badia son giardini molto grandi e begli , ove sono alberi di molte maniere di frutti. Fra que- sti giardini è una montagnia ben fornita d' alberi, nella quale sono giardini d' in- torno , e molte diverse nazioni di bestie , come sono babuini, scimie, marmote e altre diverse bestie. E quando el convento di questa badia à mangiato, fa portare li loro avanzi nel giardino per limosina, e fa sonare una campanella d' ariento , la quale tiene 1' abate nella sua mano; e su- bito discendono di questa montagnia que- ste tale bestie sopra dette, che tre, o vero quatro mila ivi si riducono a modo clie'po- veri. E alora li è dato tutte le reliquie che sono avanzate al convento con belli vasi d' ariento dorati. Quando queste bestie anno mangiato , V abate suona un' altra campanella, e e'ritornono ne' lor luoghi, donde vennono. Questi religiosi dicono, che queste bestie sono anime di gentili uo- mini, che ivi sono entrate per fare peni- tenzia , e loro gli danno da mangiare per 83 lo amoro di Dio; e dicono, che l'anima de' villani , dopo la morte loro , entrono nelle bestie villane; e così credono ferma- mante, in modo, che ninno gli può rimuo- vere di quella oppinione. Egli nntricono le dette bestie in gioventù, quando ne pos- sono avere; e egli le pascono de la limo- sina , come v' ò detto di sopra. Noi gli dimandamo, se non sarebe meglio, che egliono donassino quele reliquie a' poveri. Ci risposono , che nel paese non era alcun povero; e quantunque vi fussi poveri, non dimeno a lor pareva, che la limosina ftissi meglio data a queste anime, le quali fanno loro penitenzia, e che non sanno ove gua- dagnare, né afaticarsi, che non sarebe nella povera gente , le quali anno senno e possanza di guadagnarsi le spese. Molte maraviglie sono in questa città , o intorno pel paese , le quali io non iscrivo. DELLA CITTÀ DI CHILAFONDA, E DELLA TERRA DELLI PIGMEI E DELLA STATURA LORO. Da quella città si va a un' altra città presso a quella a sei giornate, la quale città è chiamata Chillaffonda , della quale le mura circundan circa 20. leghe. In que- sta città sono circa lx. ponti di pietra, e 84 più begli che io già vedessi mai. In que- sta città fu la prima sedia del Re di Mauri, perchè ella è piìi bella e molto più abon- dante di tutti e beni : poi si passa a tra- verso d'un gran iìume, chiamato Dalai, lo quale è la maggiore riviera d' acqua dolce che sia al mondo, perchè ove ella è più stretta, ella è ben iiii°. miglia, o vero leghe larga. Di là si va più inanzi, e poi s' entra nella terra del Gran Cane. Questa riviera passa pel mezo la terra di Pigmei: questi pigmei sono gente di piccola statura, i quali sono lunghi circa a tre spane, e son begli e graziosi , uomini e femine , per ri- spetto della loro piccoleza. Egli si mari- tono nella età di sei mesi, e in due, o vero tre anni, sì anno figliuoli, e non vivono comunemente più di soi o vero vii. anni; e chi vive viii. anni, è riputato vechissimo. Questi pigmei son i più sottili e' migliori maestri d' opera di seta e di bambagia, e d' ogni cosa che sia nel mondo. E' fanno spesso guera cogl'ucegli del paese, e sono molte volte da loro presi e mangiati. Que- sta piccola gente non lavorono terra né vignia, ma fra loro sono gente grande, come siamo noi di qua, che lavorono le terre, e sì gli sostengono come fa di bi- 85 sogno. E quolla gontf s'i'a'ifl'' sono da loro sclieriiiti, corno noi faremmo loro, se c- glino fussino di qua infra noi. Una buona città infra l' altre v' è dove è gran molti- tudine di questa picola gente , ed è questa città molto bella e grande. Quando gì' uo- mini grandi, che stanno fra loro, ingene- rano figliuoli, e' diventono cosi piccoli, come li pigmei , però clie quela terra è di tal natura. Il Gran Cane fa guardar ben questa città , perchè è sua : e quantunque li pigmei sieno così piccoli, niente di meno e' sono razionali, sicondo il lor tempo, e sanno assai sì di senno e sì di malizia. DELLA CITTÀ DI lANCAI , E DELLA CITTÀ DI MENCA , E DELLE LORO RICHEZE E USANZE. Da questa città si va innanzi nel paese per molte città e per molte ville , insino a una città chiamata lancai; ed è molto no- bile, e rica, e bene situata. Ivi vanno gran parte di mercatanti per ogni mercatanzia. Questa città vai più che ninna altra del paese, perchè el lor signiore n' à ogni anno d' entrata, sì come dicon quegli della città, L. mila tome di fiorini d'oro, perchè e'con- tono ogni cosa a tome. Ciascuna toma vale X. mila fiorini d'oro, e questo si può bene 86 sommaro. Il Ee di questo paese è molto possente ; nou dimeno è sotto posto al Gran Cane ; e '1 Gran Cane à sotto di sé xii. si- mile Provincie; e in questo paese sono buone ville. Quivi è una buona usanza, perchè sono alcuni ostieri, a li quali, vo- lendo far festa, 0 veramente convito, si dice : fatemi aparecbiare domane per tanta gente da mangiare; dicendogli propio tutto el numero, e le vivande manifestandogli; e dicendogli: io voglio ispendere ancora tanto , e non più. Subitamente l' oste farà aparecliiare sì pulitamente , clie di nulla vi fallerà; e più presto e con assai meno spesa, che non farebe nella sua propia casa. E da questa città , lungo v. leghe , verso il capo di questa riviera di Dalai , è un' altra città , chiamata Mencha. In que- sta città si truovono grandissimi navilii, e sono tutte le nave bianche, come neve, per la natura del legnio , e sono grandis- sime e bellissime navi e bene ordinate ; ne le quali sono sale con camere ; e sono così bene ordinate e adobbate , come fussino in terra , edificate in una casa. Poi si va, per lo paese , per molte ville e per molte città insino a una città che si chiama Len- terim, la quale è di lungo otto giornate 87 dalla città sopra detta. Questa città sta sopra una riviera grande e larga , che si chiama Caromoran : questa riviera passa pel mezo Catai, e spesse volte dannegia el paese , quando eia cresce troppo. dell' isola di catai , E DELLE CITTA CHE IVI SONO, E DEL PALAZO DEL GRAN CANE, E DELLE SUE MAGNIFICENZIE. Catai si è un' isola bella e buona , e raercatantesca, e rica. Ivi vanno ogni anno e mercatanti per ispezie e per altre mer- catanzie più che non vanno altrove. E sa- piate, che' mercatanti, e quali vanno da Genova e da Vinegia e da l'altre parte di Lombardia e di Eoinagna, e' vanno per mare e per tera xii. mesi, e anche più, prima che possano venire a l'isola di Catai, la quale è principale Eeame di tutte le parte di là e del Gran Cane. Da Catai si va verso oriente di molte giornate, e truo- vasi una buona città, fra l'altre, chia- mata Sugramarcho. Questa ò una città me' fornita del mondo di seta, di spezie e d' altre mercatanzie in grandissima quan- tità. Poi si va più innanzi, verso uriente, a un'altra città antica, la quale ò ne la provincia di Catai: n, allato a ([uesta città. gli tartari anno fatto fare un" altra città , che si chiama Caadonia, la quale à xii. porte , e trall' una porta e l' altra sì à una gran lega, sì che le due città, cioè la ve- chia e la nuova, anno di circuito più di XX. leghe. In questa città è la sedia del Gran Cane in un grande e nobilissimo pa- lazo : le mura di quello circundono circa a due leghe e più. Questo palazo è pieno di dentro d' altri palazi , e dentro v' è un giardino e un monte , sopra ci quale è un altro palagio, il quale è il più bello e il più ricco che si potessi divisare nel mondo. Intorno al palagio e"l monte sono fossi grandi e profondi pieni d' acqua , e allato vi sono gran peschiere da una parte e dal- l' altra: e ivi si è un bel ponte per passare e fossi. In queste peschiere sono oche sal- vatiche, anitre, cisoni e anghironi sanza numero ; e intorno le fosse e le peschiere è un gran giardino tutto pieno di bestie salvati che; siche il Gran Cane, quando e' vuole avere di queste bestie e uccegli salvati chi, egli va a cacciare, e pigliane da la finestra sanza uscir fuori de la sua ca- mera. Questo palazo, dove è la sedia, è molto grande e bello d' intorno, del quale nolla sala sono xxxiii. colonne d'oro fine, 80 (! tutto le mura .sono coperto di dentro di bolli coiami rossi di bestie chiamate pa- thios, le quale sono molto odorifero; si che, per lo buono odore delle pelle, nis- suno cattivo acre vi poterebo stare né en- trare nel palazo; e' peli di quelle pelle son rossi a modo di sangue , e lucono contro al sole , che quasi ninno vi può guardare. Molte gente adorono queste bestie, quando le veggono, per la lor virtù grande; e, per la virtù che ànno,egliono apprezono tanto queste pelle, più che piastre d'oro. In mezo di questo palazo è un tribunale per lo Gran Cane , tutto lavorato d' oro e di pietre preziose e di perle grosse ; ed è qua- drato per ogni cantone de la quadratura ; e in su ogni cauto di questo tribunale sono mi. serpe , tutte d' oro ; e d' intorno , al- quanto largo , vi sono un Re e una Eeina fatte di seta d'oro e d'ariento e di perle grosse, le quale pendono atomo a questo tribunale; e di sotto a questo tribunale sono condotti delle bevande che si beono nella corte dello imperadore ; e , a lato a questi condotti sono molti vasi d'oro, colli quali quegli del palazo beono al condotto, La sala del palazo è molto solennemente ornata, 0 molto maravigliosamente bene 90 aparechiata d' ogni cosa che si può apa- recliiare. Primamente, a capo della sala, è el trono dello imperadore, ben alto, dove e' siede a la tavola, ed è adornata di fine pietre preziose e ricamature intorno d'oro, le quali sono tutte piene di pietre preziose e di perle grosse ; e' gradi , pe' quali si saglie, sono tutti di diverse pietre pre- ziose e di fine oro. Da la sinistra parte del seggio dello Imperadore , è il seggio della sua prima moglie , e è un grado più basso del seggio dello Imperadore, e è di diaspro ricamato d' oro e di pietre preziose. E poi segue el seggio della sua seconda moglie, e è un grado più basso che quello della prima, e è di diaspro lavorato così come Taltro. Lo terzo seggio, che v'è, si è quello della sua terza moglie, e è un grado più basso che il secondo; imperò che lo 'mpe- radore à tuttavia tre moglie in qualunque parte si sia. E, dopo le sue moglie, in quel medesimo luogo , siedono le donne e fan- ciulle del suo lingnagio. ancora più basso, sicondo la loro condizione; e tutte quelle che sono maritate anno uno piede coiitra- fatto d' uomo sopra le loro teste , lungo circa d'uno cubito, lavorato tutto di perle grosse di oriente, e di soi)ra lavorato di 91 penne lucente di pagone , o vero di collo di gru, a modo che un cimiero, o vero d'un capo d' elmetto, a dimostrare, che eie sono in subiezione e sotto e piedi de l' nomo; e quele che non sono maritato none portono. Da la destra parte de lo 'mperadore siede prima ci suo primogenito, il quale debe regnare dipoi lui, e siede un grado più basso che lo 'mperadore, a modo che que- gli delle imperadrice stanno; e dapoi se- gue quegli del suo lignaggio, sicondo le loro condizioni. Lo imperadore k la sua ta- vola fatta d'oro e di pietre preziose e di cri- stallo bianco , intarsiata d' oro e de ama- tisto e di legno aloes , che viene di para- diso; e d'avorio bianco ricamato d'oro. E ciascuna delle sue mogli à una tavola di per sé e' suoi figliuoli, e altri gran signori che. seggono presso a lui: per lo simile non è tavola ivi, che non vaglia un gran tesoro. E sotto la tavola dello Imperadore seggono un. uomini littcrati, o quali met- tono in iscritto tutto quelo che dice lo 'm- peradore, o ben o male che sia; però che si conviene ritenere tutto ciò che dice, perchè egli non può mutare o stornare la sua parola. Inairzi a la tavola dello inipe- radurn sono gran feste: ivi sono tavol;^ 92 d'oro, e pagoni d'oro ismaltati molto no- bilmente, e sonvi di molte altre maraviglie d'uccegli, tutti d'oro ismaltati molto no- bilmente , e sonvi molte altre cose e d'altre maniere: e fanno questi uccegli ballare, danzare e cantare sopra le tavole , perco- tendosi le palme; e di ciò fanno gran festa e buffoneria. Io non so se questo sia per artificio, 0 per nigromanzia. Ed è pure una bellissima cosa a vedere e una gran ma- raviglia , come ciò possa essere ; ma que- sto posso bene io dire , che queste sono le più sottil gente in ogni scienzia, nella quale egli s'intromettono. In ogni artificio che sia, o che possa esere per lo universo mondo, egli el sanno bene; e per questa cagione e' dicono , eh' e' vegon ben da due occhi, e i cristiani non vegono se none da uno occhio; però che egliono sono e più sottili da poi loro, ma tutte l' altre nazione sono cieche in opere e in iscienzia. Io du- rai gran fatica per sapere il modo con che fanno ciò , ma il maestro mi disse : io ho botato a Dio immortale di non lo insegnare ad alcuno , ecetto al primo mio genito, e così voglio oservare. Item, di sopra alla ta- vola dello imperadore, cioè da un lato della sala, è una vigna tutta messa a oro fino. 93 la quale à molti grappoli e racimoli di pietre preziose di diversi colori, come bian- che, gialle, rosse, verde, nere. Le bianche sono di cristallo di berillo e di yris; le gialle sono di topazzi ' ; e li rossi sono di rubini granati e di albandina; li verdi sono di srairaldo, di perides e di grisolido ; e i neri sono di onichini ; e sono così bene lavorati, che egli paiono veri grappoli d'uve. E inanzi a la tavola istanno e gran baroni e gli altri che egli servono, e non v' è uomo di tanto ardimento, che vi dicessi una pa- rola, non parlando a lui lo 'mperadore, salvo che e pifferi -, che dicono canzone e giuochi e altre cose per sollazzo dello imperadore. Tutti e vasi , con che si serve nelle sale e nelle camere, son di pietre preziose , spezialmente a le gran tavole ; o che sono di diaspro , o di cristallo , o di ametisti; e sonvi tazze e cuchiai di sme- raldo e di zafiro e di topazio e di peridos e di molte altre pietre : e sonvi ancora va- sellami d' oro fine e di ariento. Non ve n'è ' lì cod. Magi, legge compassi, come altresì hanno le stampe : nel Rice, manca. 2 Nota qui usato piffero per suonatore ài pif- fero: i vocabolaristi non ne adducono che un solo es. tratto dalla Vita di Benveniilo Cellini. 9Ì perù ak-uiiu che eglino apreziiiu tanto rariento che e' si degnino fare vasi, ma d'argento fanno i gradi, e le colonne e a- paramenti delle sale e delle camere. Item, inanzi a l' uscio della sala stanno molti baroni e cavalieri a ciò che ninno entri sanza comandamento e volontà dello impe- radore, salvo che' servidori e ministri dello ostello e qnali entrano e escono a loro vo- lontà , e nessuno altro è tanto ardito che ardisca apressimarsi a l' uscio della sala. E sapiate che i miei compagni,© io insieme lo servimo al soldo per ispazio di xv, mesi contra il Ee di Manthi , col quale aveva guerra; e la cagione fu, che noi avavamo disiderio grande di vedere se lo stato, la nobiltà, r ordine e il governo della corte sua era tale qual noi avavamo udito. E certo noi trovamo nella corte sua asai più ordine, nobilita, eccellenzia e maraviglia di quello che e' era stato detto , e giamai creduto non l' aremo, se non avessimo ve- duto; però che a pena niun potrebe credere la nobilita e la moltitudine della gente che è nella sua corte , se non lo vedesse ; per- chè ivi non è come di qua; che' signiori di qua vanno con poca gente, cioè con poco Jiumero, e '1 Gran Cane à ogni dì, a suo 95 speso , gente quasi saiiza numero. Ma l'or- dine , e il costume , e il vivere , la onestà e la netteza non sono simile a quelle di qua, però che ivi la comune gente mangia sanza tovaglia , sopra piedi e sopra giuo- chi, e mangiano di ciascuna maniera di carne, e poco pane; e dopo mangiare si forbono le mane alle giornee, e non man- giono altro che una volta el di : ma lo stato del gran Signiore è grandissimo , e richis- simo, e nobilissimo. E quantunque alcuni sieno che non credono , e tengono a favola e bugia quel ch'io discrivo della nobilita di sua persona, di suo stato, di suo cor- tesia e del grande ordine di gente che tiene, niente dimeno io dirò alcuna parte delle maniere e dell' ordine di lui e della sua gente , sicondo che io ho veduto molte volte. Chi mi vuol credere, mi creda, se gli piace ; e chi noi vuol credere , sì lasci stare, però che io so bene, se alcuno è stato nel paese di ha , quantunque non sia stato infìno al luogo dove sta il Gran Cane , ara udito parlar di lui e del suo stato tanto, che logiermente mi crederà. E quegli che saranno stati nel luogo e nel paese, o vero nella stanza del Gran Cane , sapcrranno ben se io dico il vero; sì che per quegli che 96 nulla sanno e non credono altro che quello che egli vegono , non lascerò di scrivere una parte di lui e del suo stato che mena quando va da uno paese all' altro, e quando egli fa feste solenni. PERCHÈ SI CHIAMA EL GRAN CANE E DI CUI DISCESE, E DEL NOME DE'SETTE LINGUAGGI DI BARBERIA. E inprimamente iscriverò la cagione , perchè lui è chiamato Gran Cane. Voi do- vete sapere che, dapoi el diluvio, esondo il mondo distrutto, rimase Noè co la sua fa- miglia. Noè aveva tre figliuoli , cioè Cam , Sem e lafet. Cam fu colui che rise del pa- dre, quando innebriò per lo bere del vino , addormentato e discoperto, e però fu ma- ladetto ; ma gli altri tre suo frategli , di ciò dolendosi , copersono el padre. Questi tre frategli presono tutta la terra in li- bertà. Cam per sua crudeltà prese la parte orientale , chiamata Asia , la minore e la magiore : Sem prese Africa , e laphet Eu- ropa, e però in tre parte è la terra divisa. Cam fu el maggiore e '1 più possente dei suo frategli ; e di lui discese più genera- zioni che degl' altri. Di Cam nacque Chus, del qual nacque Nebroth gigante, el quale tu primo Ro al mondo, ol qual fece la torre di Babillonia. Colle femine della genera- zione di questo Cam giacevono e dimonii, e ingeneravono gente diverse , come sono monstri e gente sfigurato; alcuni sanza testa, alcuni con gli oreclii grandi, alcuni con uno ochio , altri con pie di cavallo e con altri membri disformi. Dalla genera- zione di Cam discese la pagana gente, e la diversità delle gente che son nelle isole del mare e per tutta l'Asia. E perchè egli era il più possente, e ninno poteva conta- stare a lui , egli si facea chiamare figliuol di Dio, e superiore di tutto '1 mondo : e per questo Cam, tutti gì' imperadori poi son chiamati tutti Gran Cani e figliuoli di Dio per natura, e superiori di tutto el mondo, e così si chiaman nelle sue lettere. E della generazione di Sem discesone e giudei e' saracini. Della generazione di laphet sono discesi li occidentali, che stanno in Europa. Questa oppinione anno e giudei e' saracini, e cosi m'ànno dato a intendere, prima ch'io andassi in India, cioè che per la detta ragione lo impera- dore de' Tartari era chiamato Cane : ma quando io fui in India, io trovai altrimenti essere la cosa: nondimeno gli tartari f 98 quegli che stanno nella grande Asia di- scesono da Cam, ma lo imperadore diCatai non si chiama punto Cane, anzi Cam ; e io vi dirò el vero , e in che modo si chiama Cam. Non sono ancora e", e lx. anni pas- sati, che tutta la tartaria era in subie- zione e in servitù d'altre nazione d'intor- no , però eh' egli erono tutti bestiali, e era la vita loro come bestie nelle pasture. Ma tra tutti questi tartari erone sette princi- pali nazioni, le quali erono superiori a tutti loro; de le quali e primi erono chia- mati Tartari: e da questa nazione pigliò el nome tutta Tartaria. però che questi e- rono più nobili e li più appregiati degli altri. Il sicondo lingnagio era chiamato Fhanghut. el terzo Bionch, il quarto Vilar, il quinto Semoth, el sesto Mongil, il set- timo Coboch. Del primo linguaggio fu uno valente uomo vecchio, non ricco chiamato Canguis • : giacendo una volta costui nel suo letto e dormendo, per visione gli parve, che gli venisse inanzi un cavaliere armato di bianche arme, il qual gli disse: Cam, dormi tu? a te mi manda Dio immortale: i' vo' che tu dica alli sette linguaggi , che 1 II cod. Rice, ha variatamente Chiamgnus e CluKjnns. tu se' lo' mperadorc , porù che tu conqui- sterai il paese che è qua d'intorno, e li confinanti saranno i' nostra subiozione, sì come voi siete stati nella sua, perchè que- sta è la volontà di Dio immortale. Venendo la mattina, Cang:uis si levò, e andò a dire alli sette lingnaj?gi ciò che gli aveva detto el cavaliere; e i sette lingnagi feciono beffe di lui, e dicevono che lui era impa- zato. Onde lui si partì tutto vergognioso : e la notte seguente el bianco cavaliere venne a li sette linguaggi, e cornandogli da parte di Dio immortale, che eglino fa- ces^ono Canguis loro imperadore, e che egliono sarebono fuori di subiezione e di servitute, e torrebbono gli altri regni in- torno a loro nella loro subiezione. Onde la mattina egli elessono quello Canguis per imperadore , e sì l' assettorono sopra uno feltro nero, e, insieme col feltro, egli lo levorono alto con gran solennità, e sì lo assettorono in una cathedra, e tutti gli feciono riverenzia, e sì lo chiamorono Cam, a modo che aveva detto il bianco ca- valiere. Quando costui fu talmente eletto, e' volle assagiare , se si potessi fidare in loro, e se egli vorrebono esere ubbidienti; e fece fare molti statuti e ordini, chia- 100 mati Isacham. El primo statuto fu, ch<» egli ubidiscilo e credessino in Dio im- mortale e onnipotente, al quale piacesse di tragli di servitute, e '1 quale sempre chiamassono in adiutorio nei loro bisogni. L' altro statuto fu , che tutti gì' uomini del paese che potessino portare arme, fus- sino numerati, e che a ciascuna decina fusse dato uno maestro; et a venti, uno al- tro, e a c°. uno capo, e a m^ un capitano. Da poi comandò a tutti e principali dei sette lingnagi, che egli lasciassono e ri- nunziassono ciò che avevono di bene di redità , e che in quell' ora poi rimanes- sino contenti di ciò, che farebe di sua grazia: egliono lo feciono subito '. Da poi fece un altro oribil comandamento a tutti e principali sopradetti, che ciascuno fa- ciessi venire il suo primo genito, e con loro propie mani ogni uno tagliassi il capo al suo figliuolo sanza dimora alcuna : ' Cosi il cod. Magi, o le stampe. Nel cod. Rice, varia la lez. nel modo seguente : che e- glino oservassino a tutto quello che egli aveva detto e ordinato, e che in quell' ora, e dipoi e- (jlino rimanessino contenti di ciò che egli gli fa- rebbe di sua grazia : et eglino dissono, ch'erano, e sarebbono j)res(« a ubbidire e fare tutti e sua comandamenti- 101 0 subito fu compiuto el comandamento. Quando el Can vide che e' non contradice- vono a cosa alcuna che e' comandassi, si pensò che molto bene si poteva fidare ; e presto comandò loro, che fusino tutti apa- rechiati in arme per seguire la sua ban- diera; e poi per forza sottomettesse tutte le terre che sono d'intorno. E avenne, che, un dì cavalcando el Cane con poca com- pagnia per riguardare la forza del paese , che egli aveva guadagniato , si riscontrò con gran multitudme di suoi nimici; e ivi fu il suo cavallo morto e lui abattuto. E vedendo la gente sua i' lor signiore abat- tuto, e credendo che fussi stato morto, tutti si missono in fuga; e i nimici gli se- guitorno apresso, e non si avidono, che per la lor fuga lo imperadore s'andò a- scondere per un picolo e spesso bosco. E ritornati i nimici dalla fuga, andorono a cercare pel bosco , se vi trovasino alcuno ascoso. Molti ne trovorono e missongli a morte; e mentre ch'egl'andavano cercando verso el luogo, dove era el Cane, vegono sopra uno albero, dove era il Cane, na- scoso uno uccello chiamato Rub. Allora dicevano fra loro , che poi che quelo uc- cello stava sopra quell'albero, ivi non era 102 alcuno riposto; e così nelle altre parte tornorono. Lo imperadore, salvato dalla morte , si partì di notte a salvamento , e inverso la gente sua andò, la quale molto fu lieta della sua venuta e renderono gra- zie a Dio immortale e a quello uccello, per cui si fu salvato i' lor signore ; e però so- pra a ogni altro uccello del mondo egli o- aiorono quello, e se possono avere della penna, la serbono in luogo di reliquie e conservono molto preziosamente, e la por- tono sopra loro teste, e credono, quegli che la portono , essere difesi da ogni pericolo. Dipoi il Cane ordinò suo gente per andare sopra quelli che l' avevono asalito , e tutti gli distrusse e misse a servitute. Quando il Cane ebe guadagnato e sotto poste le terre e '1 paese d' intorno di qua dal monte di Beliam, el bianco cavaliere un'altra volta venne a lui dormendo , e disse a lui : Cam, la volontà di Dio immortale e onni- potente è , che tu passi el monte Belliam , e guadagnerai le terre , e sottometterai a te molte altre nazioni; e perchè tu non truovi bene passaggio per andare verso quel paese, va al monte Beliam , el quale {• sopra el mare, e inginochiati ix. volte verso oriente, al nome di Dio innnortale. 10.S e a lui chiedi che ti mostri il camino dove tu puoi passare. El Cane fé' a quel modo che gli fu comandato, e di subito ol mare, che toccava el monte, si ritrasse adietro, e dimostrava una via larg-a e bella vini, piedi. E in tal modo passò colla sua gente , e per quelle vini, inginochiate , e perii vini, piedi della via, dall'ora in qua el Cane e tutti e Tartari anno auto e anno il numero viiii-nario in gran riverenzia. E per questo , quando lui vuole presentare 0 cavagli, 0 ucegli, o archi, o frutti, o qualunque altra cosa , tutta via manda il numero di nove, e il presente è più degna- mente ricevuto, che se fusse c°. o ce".; perchè a lor pare , che questo numero sia santificato, però che '1 messaggio di Dio immortale el costituì. Dopo che '1 Cane ebe guadagnato el paese di Catai e sotto posto molto paese intorno, lui cadde in malattia, e ben conobe, eh' egli dovea mu- rire, e disse a'xii. suo figliuoli, che cia- scuno di loro gli portassi una delle sue saette. Subito lo feciono ; e poi disse , che tutte a XII. fussono legate insieme con tre legami: e, così legate, dette al primo suo figliuolo, e disegli, che le rompessi tutte insieme: el figliuolo si sforzò di romperle. 104 ma non potè. El Cane comandò al sicondo figliuolo che le rompesse ; e così da l' uno a r altro, ma niun di loro le potea rom- pere. Dipoi disse il Cane al più giovane : separa l'una da l'altra, e rompi ciascuna di per sé; e così fece. E poi disse ci Cane al primogenito e agl'altri, perchè cagione non r avevono rotte ? Risposono , che non potevono, perchè erono legate tutte in- sieme; e egli disse: perchè egli l'à rotte el vostro minor fratello? però che eron separate l'una da l'altra. E allora disse el Cane: figliuoli miei, el simile è di voi, imperò che , mentre che sarete legati in- sieme di tre legature, cioè d' amore, lealtà e di concordia, niuno vi poterà agravare; ma se voi sarete separati da questi legami, siche l'uno non aiuti l'altro, vo' sarete distrutti e annichiliate Adunque argomen- tatevi , e ricordatevi del mio consiglio : o- noratevi e amatevi l'.un l'altro, che sarete signiori 0 superiori di tutto: e, fatti gli ordini suoi, si muri. Dopo lui sì regniò Othetana Can con suo primo genito, e gl'altri fratelli suoi audoro a guadagnare altri paesi e molti regni, infino alla terra di Prussia e diRos- sia: e tutti si fociono chiamare Can; ma 105 orono perì) sotto rubidienzia del lor primo fratello; sì clie per questa cagione fu lo 'm- peradore chiamato Cam; e dappoi succes- sone tutti gli altri. Dopo Otetana Cam, regniò Brunon Cam, e poi Mango Cam ', e questo fu buon cristiano battezato, e dette a tatti e cristiani lettere - di perfetta pace, e mandò suo fratello Alaon con gran mul- titudine di gente per guadagnare la terra santa, e per ridurla nelle mani de'cristiani, e per distruggere la lege di Maometto, e per pigliare el Califfo di Baldach, che era signiore et imperadore di tutti e saracini. E, quando fu preso il Califfe, tanto tesoro vi fu trovato, che appena ne doveva esere altrettanto nel resto del mondo. Alaon fece venire el Calife inanzi a sé , e dissegli por qual cagione e' non aveva tolti molti sol- dati per una parte di questo tesoro, per difendere il suo paese ; e lui rispose , che si credeva assai avere di questi del suo paese propio. Allora disse Alaon : tu fusti a modo che Dio tra' e saracini, e li Dii non debono mangiare vivande mortale; imperò ' 11 cod. Rice, qui ed altrove legge sempre Magno: forse meglio. 2 Cosi il cod. Magi, e le stampe ; il Hicc. ha le lene. 106 tu non mangerai altro che pietre preziose, e '1 tuo tesoro , che tu avevi tanto acomu- lato e tanto ragunato e amato. E fecelo mettere in prigione, e tutto il suo tesoro appresso a lui: e quivi si muri di fame e di sete. E dappoi Alaon arebbe guadagnato tutta la terra di promissione e messo nelle mani di cristiani , ma il Gran Cane muri fra quel termine ; onde la impresa rimase tutta impedita. Dapoi Mango Cam, regniò Cobilla Cam , el qual fu cristiano e regniò XLii. anni : edificò la gran città di leuis in Catai,laquale è assai magiore di Roma. Gli altri Cam, che vennono dappoi, diven- torouo pagani, e così e successivi, tutti sono stati pagani infino al presente. DEL TITOLO DEL GRAN CANE, E DEL GOVERNO DELLA CORTE SUA QUANDO SI FA FESTA, E DELLE MANIERE DE' BARONI CHE SERVONO A TAVOLA , E DELLI SAVI CHE VI SONO , E DI MOLTE ALTRE COSE MIRABILE E STU- PENDE. El Gran Cane è el più possente im- peradore che sia sotto il firmamento, e così si chiama per titolo nelle sue lettere : Cam, filius Dei excelsi, omnium uni- oersam terram colentium summus Im- 107 perator, et Dotnitius omuìuin domi- nantium. Lo lettere intorno al suo sug- gello suonano talmente, cioè: Deus in ccelo,et Cam super terram, eius forti- tudo omnium hominum Imperatoris sigillum. E così è scritto nel suo piccolo sigillo. E quantunque questo imperadore non sia di presente cristiano, niente di meno lui e tutti e tartari credono in Dio immortale e onnipotente. E quando egli vogliono minacciare alcuno, dicono: Dio sa bene, che tu ti comprasti quello che io ti farò: tal cosa dicendogli, ciò che voglion fare. Poi che io v' ho detto la cagione, per la quale lo imperadore si chiama Cane, iscriverò ora il governamento de la corte sua, quando egli fa festa solenne, cioè lo quattro principale feste dell' anno. La prima festa è de la sua natività; l'altra della sua presentazione nel luogo di Moi- sach , cioè nel tempio dove fanno una ma- niera di circuncisione: le altre due feste sono di duoi loro idoli; la prima quando r idolo fu prima posto nel tempio e intro- nizzato • ; l'altra quando l'idolo cominciò 1 Da Intronizzare, Heller e in Irono. Di>l verbo, niuno es. cita il vocub.; deiriuld. un solo, tolto dallo Rime di Alessandro Allegri. 108 a parlare, o vero o fare il prirau miracolo. Altre feste solenne non fanno, se non quando un de' suo figliuoli pigliassi mo- glie. Or sappiate , che a ciascuna di queste feste è grandissima copia di popolo, e molto ordinato e armato per migliaia e per cen- tinaia e per decine; e ognuno sa ben chi el debe servire , e ciascuno si è ben acorto e atento a quelo che gì' apartiene ; che non v' è difetto alcuno. Prima vi sono quatro mila baroni, richi e possenti, per guardare e ordinare la festa e per servire lo 'mpe- radore. Queste feste solenne son fatte di fuori nelle tende fatte di drappi d' oro di Tartaria e di camosciato, molto nobilis- simamente. Tutti questi baróni anno corone d' oro sopra le teste loro , molto nobile e molte riche , lavorate di gran pietre pre- ziose e di perle grosse orientale , e tutti son vestiti di drappi d'oro di Tartaria, o vero di camossciato, e più pulitamente che nel mondo si potessi pensare né scri- vere. E sono queste vestimenta tutte fre- giate d'oro d'intorno e lavorate di pietre preziose molto ricamente; e non dimeno drappi d'oro e di seta sono quivi a miglior mercato , che non sono di qua e panni di lana. Questi quatro mila baroni sono par- 109 titi in qnatro parte , o sia compagnie ; e ciascun migliaio è vestito di drappi d' un colore solo , e sono così bene adornati ri- camente , che è una maraviglia a vedere. El primo migliaio, il quale è di duchi, di conti e di marchesi e d' amiragli, son vestiti di drapi d'oro, tessuti di seta verde, e ricamati d' oro e di pietre preziose , al modo come io ò detto di sopra. El sicondo migliaio è vestito tuto di drappi di colore di diaspro e di seta vermiglia, tuta fre- giata a oro e a perle , molto nobilissima- mente lavorate. El terzo migliaio è vestito di drapi di seta purpurina di India. El quarto miglaio è vestito di drapi bianchi, e tute le lor veste sono nobilissime e puli- tamente lavorate d' oro , di pietre e perle , che uno uomo di nostro paese, avendo una sola di queste veste, potrebe per vero dire, che mai non sarebe povero; però che le lor pietre e perle varebono un gran tesoro di qua, più che non fanno di là. E, in tal modo aconci e chiamati, vanno ordina- tamente a due a due inanzi a lo 'mpera- dore sanza parlare, inclinandosi solen- nemente. Ciascuno di loro porta inanzi a sé una tavoletta di diaspro, o d'avorio, o di cristallo, o di ametiste: inanzi a loro no vanno tutti e pitferi, sonando di molti e diversi strumenti. Quando el primo mi- gliaio è passato, e fatto la sua mostra, e'si tirano da lato a una parte. Poi passa oltre l'altro migliaio, e così el terzo, e anche il quarto, a uno modo; né uno solo v' è che parli una sola parola. A lato a la ta- vola dello imperadore, il quale siede in tribunale, seggono di molti filosafi e savi di molte scienzie, come d'astronomia, di geometria, di negromanzia, di idroman- zia, di augurii e di molte altre scienzie. Alcuni di questi filosafi anno, inanzi a loro, astrolahii, sproni d'oro, vasi d'oro pieni di sabione, teste di morti, ne le quali fanno parlare maligni spiriti; e alcuni va- selli d'oro pieni di carboni ardenti; vaselli d'oro pieni d'acqua; altri d'olio; altri di vino ; orinoli d' oro e molti altri loro istru- nienti, sicondo le loro scienzie. A certe ore , quando pare a loro, e' dicono a' suoi vassalli e a' famigli, che tutta via stanno inanzi a loro, disiderosi e pronti per for- nire e loro comandamenti: fate pace. Al- lora dicono e famigli : fate pace ; ascoltate. Poi dicono e filosafi: ciascuno faccia rive- renzia, e fortemente inchini allo impera- dore, il qual è figliuol di Dio e signior Ili superno di tutto il mondo , perchè V ora ò di presente: e ciascuno abassa el capo a terra. Poi dicono questi filosafi : levate su. Poi a un'altra ora dirà un filosafo : mettete il vostro piccol dito nell'orechio vostro: e subitamente egli el fanno. E un'altra ora dirà un altro filosafo: mettete la vostra mano inanzi alla vostra bocca: e egli il fanno. Poi dice un altro : mettete la vostra mano sopra la vostra testa : e egli subita- mente el fanno. Poi dice , che egli la le- vino; e così fanno. E in questo modo, d'ora in ora, gli dicono diverse cose; e dicono che queste cose anno grandissimo miste- rio. Io gli domandai da parte, qual miste- rio e qual significazione avevono queste cose. Egliono mi risposono , che l' abassar le teste in questa ora aveva così fatto mi- sterio, che, tutti quegli che 1' avevono abassata, sarebono sempre ubidenti a lo imperadore . che né per doni né per pro- messe poterebono mai esere corro ti, né, per alcuno avere, inclinati a fare alcuno tradimento. Di mettere il dito nell'orechie dicevono, che ninno di quegli poterebe mai udir cosa contro alo imperadore, che subito non gliene dicessino, se ben fussi il padre, figliuolo o fratello che '1 dicessi. E 112 così di ciascuna persona o di cosa eh' egli dicono 0 fanno fare , eglino danno diversi misterii. Siate certi che nessuna cosa si fa che appartenga allo imperadore né drappi, né panni, né veruna altra cosa, salvo che a quella ora che dicono e filosafi, e' non moverebono un passo, se none a punti di stelle. E se nella terra de lo 'mperadore si fa guerra, o vero cosa a lui contraria, que- sto subito e filosafi e negromanti el ve- gono, e dicono a lo 'mperadore, o al suo consiglio: Signiore, di presente nella terra vostra, 0 in tal parte, si fa la tal cosa. E subito lo 'mperadore manda gente verso quella parte, e fa la sua providigione. Quando e filosafi anno così fatto e suoi comandamenti, e' pifferi cominciono a so- nare, e ciascuno el suo istromento, l'uno e poi r altro, e fanno una gran melodia. Quando anno sonato un gran pezzo, uno de'pitferi dello imperadore monta alto so- pra una sedia lavorata molto nobilmente, e grida, e dice: fate pace; e ciascuno si tace. Da poi vengono tutti quegli del paren- tado dello imperadore, aparechiati molto nobilmente di drapo d' oro , e quali anno aparechiati cavagli bianchi, quanti ne possono avere; e poi il siniscalco della 11:! corte chiamagli tutti, e nomina prima il più nobile, dicendo: siate aparecliiati con el tale numero di cavagli bianchi per ser- vire il nostro imperadore , signior nostro. E così, digradando, chiama tutti quegli dolio 'mperadore; e poi, quando gli à cosi chiamati tutti, e' passone inanzi a lo 'm- peradore l'uno dietro a l'altro; e, così ordinati, entrono l'uno dopo l'altro e pre- senton loro cavagli bianchi a lo 'mpera- dore , e passono oltre. E dapoi viene gli altri baroni, ciascuno di quegli gli dona, 0 vero presenta gioielli, o vero altra cosa, sicondo la lor condizione. Dipoi vengono e prelati de la lor legge, e ciascun gli dona qualche cosa : poi quando egli anno tutti oferto a lo 'mperadore , el magiore de' pre- lati dona la sua benedizione , dicendo l'o- razioni de la sua legge. Poi cominciono e piiferi a sonare un' altra volta ; e quando gì' anno così un pezzo sonato , e' rostono e fanno venire inanzi allo 'mperadore lioni provati e altre bestie, aquile o avoltoi, e altre ragione d' animali , di pesci e serpe , per fargli riverenzia, perchè e' dicono che ogni criatura debe ubidire a lui e fagli onoro e riverenzia. E poi vengono giocola- tori e incantatori , che fanno tropo mara- lU viglio; però che fanao venire nell'aria el •sole e la luna per sembianza (per fare ri- verenzia al Re), di tanta chiarezza, che quasi l'uno non può veder l'altro. Poi fanno venire la notte, sì che e 'non si vede quasi niente. Poi fanno ritornare el dì : poi fanno venire danze con le più belle fanciulle del mondo, sì come paiono: e fanno venire altre fanciulle , che portono coppe d' oro piene di latte di vacca , e danno da bere a' gran signiori e a gran donne ; e po'fanno venire cavalieri che giostrono nell' aria , armati molto pulitamente di tutte l' arme che s' aparteiigono a giostra, e rompono le lance sì ferventemente , che e tronconi volano per tutte le tavole. Poi fanno ve- nire cacce di cervi , e di cinghiali , e di cani coridori, e in somma fanno tante di- verse cose, che è una maravigliosa cosa a vedere. E questi giuochi fanno insino a ora di mangiare. Questo imperadore à molte gente per servirlo, come io v' ò altre volte detto, e di piferi el numero è di xiii. cornuas : uno di questi cornuas fa di nu- mero X. migliaia; ma e' none istanno perù tutti con lui : perù che tutti e piferi ven- gono inanzi a lui di qualunque nazione : egli gli fa tenere nella sua stanza: e quan- 115 tunque e' vadino in altre terre, egliono non dimeno si chiamono piferi dello impera • doro ; e però n' è così gran numero de' va- lenti. E famigli 1 che sono diputati a la guardia dogi' ucegli, astori, girifalchi, sparvieri, falconi gentili di riviera, e pap- pagalli parlanti, e altri uccegli; e così quegli che guardano le bestie salvatiche , mille elefanti o più, e altre diverse bestie arabiche, scimmie, marmotte, e altre be- stie sono per numero xv. cornuas: e li fisici per la sua persona sono ce"., e i più sono cristiani, e sonvene xx. saracini; però che più si fida nell'opere de'cristiani che de'sa- racini. L' altra comune gente e famiglia è quasi innumerabile, e tutti anno ciò che bisogna dalla corte dello imperadore. Ne la corte vi sono molti baroni e servidori che sono cristiani, che ivi stanno conver- titi a la buona fede per le predicazioni de' religiosi cristiani che ivi sono ; ma vi è molti, che non vogliono che si sappia, che sieno cristiani. Questo imperadore può spendere quanto vuole sanza istimazione , perchè egli non fa spendere oro nò ariento; nò d'altro fa moneta, che di corame e di 1 II cni\. Rice. lep:t;e: c {/H vaìlelli e' f(tmi(jli. 116 papiro improntato. Ed è la moneta di vario pregio, sicondo la impronta sua; e quando la moneta è fatta vechia per molto mane- giarla e è rotta e guasta, el tesoriere dello imperadore ne dà della nuova per la vec- chia, una per una, per tutto el suo paese e per tutte le sue province, perchè ivi, come ò detto, non fanno monete d' oro né d' a- riento; e però potè egli spendere assai; ma dell'oro e dell' ariento, che è in suo paese, fa tutta via lavorare nel suo pàlazo e far cose diverse e mutare e rimutare sì come a lui piace. Nella sua camera è una colonna d'oro, sopra la quale è un rubino de la lungheza d'un piede, el quale di notte alumina tutta la camera. Questo ru- bino non è però diritto vermiglio, ma tiene di colore d'un bruno amatista: ivi sono molte pietre preziose e molti altri rubini , ma questo è el meglio e il più prezioso che lui abia. Iteni, al tempo della state sta lo imperadore a una città, che è inverso Bissa, laqual si chiama Sedon : ivi è assai freddo. Al tempo di verno sta in una città di Ca- macalech. ove è molto caldo paese, ma comunemente sta a Chaida, o vero in lons, che è buon paese e asai temperato, secondo el paese di là; ma di qua parrebbe troppo 117 caldo '. Item, quando lo imperadore cavalca da un paese a l'altro, egli fa ordinare mi", oste delle gente sue. El primo oste va i- nanzi a lui una giornata, però che questo oste giace la notte, dove lo 'mperadore debe giacere la mattina: ivi truova ogni uomo ciò che gli bisogna; e a questo primo oste, e da cavalo e da piede, son per nu- mero L. cornuas : un altro oste va a la de- stra parte, di lungi una meza giornata, e l'altro ala sinistra parte altrettanto; e a ciascuno di questi due osti son tante genti, quante nel primo. El quarto , che è assai magiore che niun degl' altri , va dietro a lo 'mperadore, lontano a una arcata; e cia- scuno oste anno la sua giornata ordinata- mente in certi luoghi, dove dohono star la notte , e ivi egli truovono quanto fa di bi- sognio : e se aviene che una di quelle oste muore , subito n' è rimesso un altro in suo luogo, sì che il numero rimane sempre in- tero. 1 Così i codd.: forse patirebbe troppo caldo; f) proverebbe troppo caldo. L'odiz. <\(:ì 1488 lejrge pcì'ebbe. 118 DELLA MANIERA DEL GRAN CANE QUANDU LCI CAVALCA, E DI COLORO CHE CAVALCONO SECO, E DELLA SIGNIORIA E GRAN POS- SANZA SUA. E sappiate, che lo 'mperadore colla sua persona non cavalca mai : el simile e gran signiori di là, salvo se eglino volessino andare in alcuna parte con poca compa- gnia secretamente; e questo per non essere conosciuto. Lo 'mperadore va in una car- retta di 1111°, ruote , sopra la quale è una bella camera fatta d'una ragione legno cliiamato aloes, el quale è condotto per un fiume dal paradiso , come io ò detto di so- pra. Questa camera è molto odorifera, per cagione di questo legnio, e è tutta coperta di dentro, la camera, di piastre d'oro con pietre preziose e perle grosse: quattro e- lefanti e quattro destrieri bianchi, coperti di riche coperture, tirono questa carretta, e sei gran signiori vanno d' intorno a la carretta, a cavallo e aparechiati molto no- bilmente : e niuno s' aprossima a la car- retta, salvo questi signiori e quegli che son chiamati dallo imperadore per parlare. Sopra questa camera sono posti certi gi- rofalchi, a ciò che. vedendo lo 'mperadore 119 uno uccello salvatico, e volendo vedere e aver piacere di quello, gli lascia uno d'essi suoi girofalchi e più, come gli piace: in questo si piglia diletto passando pel paesf. E, come io ho detto, niun cavalca inanzi a lui di sua compagnia, anzi tutti vengono dipoi, lungo lui, e ninno s'ardisce apres- sarsi a la camera , ecetto que' signiori che sono intorno alni: e tutto l'oste vien dopo lui pianamente , dove è gran moltitudine di gente. In una simile carretta, e simil- mente ordinate vanno le imperadrici, cia- scuna per sé , in mi. osti , a modo che va lo 'mperadore , ma non con così gran mol- titudine di gente. Dappoi il primo genito suo va in un altro carro e per un'altra via, per questa e con questa medesima maniera, ed è una maravigliosissima cosa a vedere la gran multitudino di gente : nissuno cre- derebbe la somma, chi non la vedessi! Alcuna volta aviene , che lo 'mperadore non va molto dilungi da loro, anzi va in- sieme, e sono loro gente nobile e ordinate e partite in mi. parte i. Item, lo imperio di questo Gran Cane è partito in xir. pro- vince: in ciascuna i^rovincia sono più di 1 ('osi i cofM. '; li' stampi!. 120 duo mila città , e ville sanza numero ; e '1 suo paese è molto grande , però eh' egli à XII. Ke principali, de' quali ciascuno à molti Re sotto posti a lui, e tutti ubidi- scono al Gran Cane. La sua terra e la sua signoria dura tanto , che si starebe a an- dare da l'un capo a l'altro, per mare e per terra , più d' un anno : e pe' diserti , dove non si truova alcuna villa, vi sono ordi- nati ostelli per giornate, dovei trapas- santi possin trovare quel che gli fa biso- gnio, aciò che si possa andare per lo paese. DEL MODO CHE OSSERVONO E CORRIERI SUA IN PORTARE PRESTO LE NUOVE , E DELLE COSE CHE SI FANNO AL GRAN CANE QUANDO CAVALCA PER LO SUO PAESE. In quello paese è una maravigliosa u- sanza, ma è utile , perchè quando alcuno contrario viene , o altre novelle che tocchi allo imperadore, sì sa tanto in un dì, che un altro non saprebbe in tre, perchè ha gli cavallari ordinati che subito montone sopra durmedrari, o vero cavagli corridori, e vanno sempre correndo infino a uno oste de' predetti; e, quando lui s'appressa, suona un corno, e colui che è all'oste lo intende, e subito è aparechiato un altro e 121 dà le lettere, e va correndo; e cosi, cor- rendo , tramutandosi l' uno e l' altro, giu- gno a lo 'mijeradore ; e a questo modo à presto novelle: e son questi corrieri nel lor linguaggio chiamati adilla, che tanto vuol dire, quanto messaggieri. Quando lo'mperadore va da un paese a un altro, sicondo il modo che io ò detto, e passa per le città e per le ville , ciascuno inanzi al suo uscio fa fuoco , e ardono polvere d' in- censo molto odorifero, per donare buono odore a lo 'mperadore; e le genti s'ingino- chiono intorno a lui ; e lungo le contrade sì gli fanno gran riverenzia: e i cristiani e i religiosi, che stanno nelle sue terre, gli vanno inanzi a la procissione colla croce e aqua benedetta; e andando verso lui can- tano ad alta boce: Veni, creator spiri- ^t«s. E quando egli ode, comanda a'signiori, che sono dallato a lui, che cavalchino e faccino venire inanzi a lui questi reli- giosi. E quando e' s' appressono e che vede la croce, si leva el suo galeotto, che siede sopra a la sua testa a modo d'un cappello di feltro, fatto d' oro e di pietre preziose e di perle grosse, el quale è tanto ricco, che sarebe stimato un reame di quel paese ; e poi s' inginochia contro a la croce e fa- 122 gli riverenza. Poi il prelato di questi re- ligiosi dice inanzi a lui orazioni, e poi lo benedice colla croce; e lui s' inchina alla benedizione molto divotamente: e poi il prelato gli dona alcun frutto al numero di nove in un piattello d' ariento, cioè pere, 0 frutte, 0 pomi, o altre frutte; e lui ne piglia uno , e poi ne dà agli altri signiori che son d' intorno; però che l'usanza è tale, che ninno forestieri venga inanzi, che non gli doni qualche cosa, sicondo r antica lege , che dice. Ko7i apperebis in consjìectu meo vacuus. Di poi lo'm- peradore dice a li religiosi , che si tirino indietro, a ciò che non sieno soffocati per la grande multitudine de' cavagli che ven- gono. El simile fanno a quelli che stanno nel campo della imperadrice: il simile fanno al primo genito , presentandogli dei frutti. E sapiate, che queste tante genti, che sono in queste tante oste d' intorno a lui e intorno alle moglie e i suoi figliuoli , non istanno continuamente con lui, ma, ogni volta che gli piace , son comandati , e poi tornono nelle propie stanze, salvo quegli che stanno per servire a lui e alle sue moglie e lor figliuoli per governare la sua corte. E quantunque tutti gli altri si 128 partine, non dimeno coiuuneniciite e ono- revolmente si stanno con lui nella corte l. mila uomini da cavallo e dumila da piedi, sanza e pifferi, e sanza quegli elio guar- dano le bestie salvatiche, e gì' uccegli; el numero de' quali ò di sopra detto. Sotto il firmamento, né sopra terra, né sotto terra non è si gran signore ', come è il Gran Cane. El prete Giovanni, el quale è impo- radore dell' alta India, e '1 Soldano di Ba- billonia con lo imperadore di Persia, né di nobilitcà , né di ricliezze non anno com- parazione alla sua possanza; imperò che egli avanza tutti i principi terreni. Adun- que gran danno è die e' non creda in Dio fermamente. Lui ode molto volentieri par- lare di Dio, e lascia farsi cristiano chiun- que vuole per tutto el suo paese ; però che aniuno è negato e vietato a mantenere qual legge si vuole. In questo paese uno k cento moglie , uno xl. ; e chi più , e chi meno: egli pigliono le loro parenti per mo- glie, ecetto la madre, e le figliuole, e le sorelle; ma egli possono pigliare le so- relle da parte di padre d' un' altra fem- 1 E dico che sotto il firmamerdo non è si gran Signore: cod. Rice. Sotto il /irmamento ne in terra ec. cod. Magi. 124 mina , e le moglie de' frategli , dopo la morte. E' portono tutti e drappi larghi sanza foderare , e sono interi dinanzi e di dietro , e dallato è allacciato e formato di seta; e portono le pelliccie di sopra, e non portono né vestono né usono cappucci. U- sono unamaniera di mantegli fessi dallato, sopra e quali si vestono e capucci a modo d' un capperone. Le femine loro si vestono a modo che gli uomini, sì che e' non si co- noscono gì' uomini dalle femine , se non le maritate, che portono un segno sopra '1 capo ; e gl'uomini non istanno insieme colle femine, ma ciascuno da sé ; e l' uomo va da quella che gli piace a la sua casa ; uomini e femine. Le case loro sono ritonde , fatte di bastoni, con una sola finestra ritonda di sopra, la quale fa i' lume, e dove n'esce il fummo: il coperto e le parete dentro sono di feltro. Quando e' vanno in guerra, e' portono le case seco a modo che noi fac- ciamo le tende e' padiglioni , e fanno el fuoco nel mezzo della casa. Item, egli anno grandissima moltitudine d'ogni maniera di bestiame, salvo che de' porci, de' quali egli non notriscono. 125 DEL MODO DEL SACRIFICARE LORO, E DE'NOMÌ DEI FIGLIUOLI DEL GRAN CANE. Costoro credono in uno Dio, il quale criò e fece ogni cosa, e non dimeno egli anno idoli d' oro e d' ariento e gli offeri- scono sempre latte di bestie loro; così delle vivande e del vino prima eh' egli matlgino; e ispesse volte oferiscono cava- gli e altre bestie , e chiamono , lo Idio di natura, Iroga; e il loro imperadore, abia il nome come si voglia, egli lo chiamono Cane. Quando io fui in quel paese, il loro imperadore aveva nome Tinth Cane , e '1 suo figliuolo aveva nome Cosuc , e quando sarà fatto imperadore si chiamerà Cosuc Cam. Questo imperadore aveva xii. fi- gliuoli, sanza quello , e nomi de' quali son questi: Cahadai, Vinim, Neag, Vocab, Cadi, Sida, Tuie, Soalac, Rabi, Cam, Gare, Gan 1 ; e aveva tre moglie ; la prima e prin- cipale fu figliuola del prete Giovanni , e aveva nome Serocam, e l'altra Heracam. 1 sanza el suo primogenito, de' quali e nomi loro sono questi: Chadai, Balach, Rabilan, Sare, San, Vrin, Neagu, Vocab, Cadi, Sidan, Turen. Cod. Rice: le stampe : Cahadai, Vinim, Ncngu, Vocab, Cadi, Sidam, Tulem, Soalach, Rabbi, Can, Gare, Gan- 126 Queste genti cominciono a fare ogni cosa a luna nuova, e molto onorono la luna e il sole , e spesso s' inginocliiono verso di quegli. Egli cavalcono comunemente sanza isproni, ma portone sempre una sferza in mano , colla quale isferzono il cavallo. DELLE COSE CHE e' TENGONO PER PECATO E DELLA PENITENZIA CHE GLI CONVpNE FAEE PEK QUESTI PECCATI, E DEL MODO CH' egli TENGONO A PRESENTARE IL GRAN CANE. Egli tengono molto contro a cuscienzia e a gran peccato a gittare un suo coltello nel fuoco, e a tagliare col coltello la carne, e apogiarsi colla sferza colla quale si sferza el cavallo, e a percuotere il cavallo col suo freno , e a rompere uno osso con un altro osso, e a recare ' un piccolo fanciullo sopra porpora. Un grandissimo peccato tengono a pisciare ne la casa dove stanno; e, chi vi pisciasse , certo 1' ucciderebbono ; e di ciascuno di questi peccati è bisogno che si confessino al lor prete, e pagare una gran somma d' ariento per penitenzia; e conviene , il luogo dove è stato pisciato , ' La stampa del' 148S legge areclare. 127 sia lavato f> benedetto, e altrimenti, iiiuiio vi ardirebe stare, né entrare. E quando egli anno pagato la lor penitenzia, egli gli fanno passare pel mezzo del fuoco e pel mezzo di due porte , per nettarlo di quel peccato. E quando alcun viene a presen- tare 0 a fare imbasciata a lo 'mperadore, è di bisogno, che lui, e il presente, e lo portatore passi per due fuochi ardenti per fagli purificare , a ciò che non vi sia ve- neno, o cosa cattiva che nuoca a lo 'm- peradore. L' uomo preso in fornicazione è ucciso. Egli uccidono qualunque ruba cosa alcuna; e' sono tutti buoni arcieri, e corrono cosi bene le femine come gì' uo- mini. Le femine fanno tutte le cose , come drappi, tele, e altre arte, e menono carri e carrette : universalmente fanno ogni me- stiero, salvo che archi, saette e armi ' , le quali fa,nno gl'uomini. Tutte queste femine portono le brache , come gì' uomini : tutte le genti di questo paese sono ubidienti molto ai lor signori e supriori. Egli non sono contenditori , né fanno quistione l'un co r altro , e nel paese non è alcuno ruba- toro : molto si onorono l' un 1' altro , ma 1 11 coti. Magi. « le stampe: mlvo che urte di seta e armi. 128 non portone onore a gente strana nò a fo- restieri, quantunque fussino principali. Egli mangiono cani, gatti, lupi, volpi, giumenti , puledri , asini , topi e ogni altra bestia grande , e salvatica privata ; e man- giono tutte le bestie dentro e di fuori , e non gli cavono alcuna cosa, se non la feccia. Poco pane mangiono e usono, salvo- che nelle corti de' gran signiori; e in molti luoghi del paese non fanno altro per mi- nestra che brodo. Quando eglino anno mangiato , eglino si nettano le mani a'gi- roni , perchè eglino non anno tovaglie , se non alle corti de' gran signori, come è detto di sopra. E li signiori usono spesso pelle di bestie in luogo di tovaglie , e così la comune gente. E quando egli anno man- giato , e' rimettono le scodelle non lavate nel lavegioi, o vero nella caldaia del brodo, infino a tanto che vogliono man- giare un'altra volta. E richi uomini beono latte di cavalla e d'alti'e bestie, ed un'altra 1 Nota laveggio in signif. , pare a me , di queno stanzino ove si lavano e si ripongono le pentole, le tegghie, i piatti ed ogni altra sorte di stoviglie: chiamasi oggi da alcuni lo acquario, da altri lo scaffale e da altri il sec- chiaio. 129 bevanda, che fanno d'acqua e di mele cotto insieme, perdio non anno nel paese né vino nò cervogia , e vivono molto cattiva- mente ; e , come io ò detto , non mangiono se none una volta el die, e anche poco. Uno uomo di nostro paese più mangerebe in un dì, che loro in tre; e a' messaggi forestieri, che vengono dallo imperadore , gli danno mangiare una volta el dì e poco. Egli guer- reggiono molto saviamente, e sempre si studiono di confondere e nimici: ciascun di loro à due archi o tre , e delle saette in grandissima abundanzia, e una grande accetta in mano. Li gentili uomini anno spade larghe e tagliente da uno lato, e anno piastre e elmi di coiame pulito, di pelle di dragoni ; e il simile le coperture da cavallo: e se alcun di loro fuggo dalla battaglia, egliono 1' uccidono. Egliono u- sono una gran malizia quando sono a uno assedio ad una terra murata, promettendo loro ogni cosa che sanno adimandare, oro e ariento, e ogni altra cosa, se s'arendono. Ma quando si sono arenduti , tutti gì' uc- cidono e sì gli tagliono gli orechi , e sì gli fanno quocere, e di questo mangiono a modo d'insalata: di questo fanno ancora guazzetto por li gran signiori. E'àinio in- 130 tenzioiie di sottomettere tutte le criature, e dicono, che sanno bene per profezia, che saranno vinti per gente arcieri, e sì si convertiranno alla legge di quegli che gli vinceranno; e però sostengono paciente- mente , che ogniuno , di qualunque legge si sia, abiti nel paese. Quando vogliono fare e loro idoli, o vero alcuna immagine in memoria d'alcuno amico morto, li fanno sempre nudi, e le immagine tutte ignude sanza segnio di vestimenta, perchè egli dicono, che nel buono amore non è coperta alcuna, e che e' non si debe amare per no- bil vestimento, né per nobile apparamento, ma solo amare pel corpo, il quale natural- mente è dotato di virtù, e non per vesti- menti, che non son dote di natura. Item, un gran pericolo è a seguire e tartari quando fugono in battaglia, perchè, fu- gendo, tragono indietro, uccidendo gl'uo- mini e' cavagli. E quando s' aparechiono e aconciono per combattere, e' sono sì ser- rati insieme, che dua milianon paiono uno, e guadagnono molto bene le terre altrui, ma non le sanno guardare; però che seno più usi a stare nella campagna in tende e in padiglioni, che in ville e in castella. Egli non aprezono alcuna cosa né "1 saper 131 de r altro naziono. Eg'liono aprezioiio ^ vendono molto olio d'ulive, però che di- cono, che è una nobile medicina. Tutti e tartari anno piccoli ochi e poca barba e chiara , e sono sì falsi e sì malvagi tradi- tori, e tanto fraudolenti, che niun si dò fidare nò nelle parole né nelle promesse loro : e' sono assai durissima gente e pos- sono sofferire molta pena e sinistro, molto più che altra gente; però che egli anno molto bene imparato nel propio paese. Nulla spendono quando alcuno debe mu- rire per malattia: e' mettono una lancia apresso del malato, e quando laborat in extremis, ciascuno fugge fuori della casa, tanto che sia morto ; poi lo sotterrono nei campi. DEL MODO CHE SERVONO QUANDO MUORE LO IMPERADOKE IN SOTTERRARLO, E DEL MODO CHE TENGONO QUANDO NE FANNO UN ALTRO, E DELLE PAROLE CHE LUI DICE ALLA E- LETTA. Quando lo'mperadore muore, egli lo met- tono in una catedra i a sedere nel mezzo della tenda sua molto onorevolmente, e 1 II cod. Macl. lepge carriera: le stampe rn- dregn. forse per cnregn. 132 inanzi a lui una tovaglia con carne e con vivande e uno nappo pieno di latte, in- nanzi a lui, di cavalla; e raettongli apresso il suo puledro e una cavalla sellata col suo freno, e, sopra alla cavalla, oro e a- riento; e empiono la tenda di strame'; poi fanno una gran fossa e larga: con tutte queste cose il sotterrono, e dicono, che, quando e' sarà nell' altro mondo , e' non sarà sanza stanza , né sanza cavallo , né sanza oro , nò sanza ariento , e la cavalla gli darà latte e gli farà altri cavalli, tanto che sarà ben fornito nell'altro mondo. Al- cuni de'suoi cavalieri e uficiali si mettono nella fossa con lui per servirlo nell' altro mondo, però che credono, che a l'altro mondo si vivainsoUazo con femine,amodo che fanno di qua. Ancora molte volte egli lo fanno sotterrare secretamente di notte nel più salvatico luogo che possono ; e sopra la fossa vi rimettono l'erbe e gli roghi, ac- ciò che ninno lo truovi mai più, e che più non venga in memoria a ninno degli amici suoi. Allora dicono, che si troverà vivo neir altro mondo e che lui è magiore si- gnore di là che non era di qua. Dopo la morte dello imperadore e sette lingnaggi si ragunono e elegono il suo figliuolo mag- 138 giore, e sì gli dicono: noi laudiamo {sic), ordiniamo, e vi preghiamo, che voi siate nostro Signiore, e nostro imperadore, e nostro governatore. E lui risponde : se voi volete , eh' io regni sopra di voi , ciascun di voi faccia ciò che io gli comanderò, e tutto quello che io dirò sia compiuto. Egli rispondono tutti a una boce : tutto ciò che voi comanderete, sarà fatto. Poi dice a loro lo imperadore: sappiate che da ora inanzi la mia parola sarà tagliente come ispada. E poi r assettono sopra nel feltro nero , e poi il mettono nella sua sedia, e sì gli met- tono la sua corona. Poi il paese gli manda tutti a presentarlo in modo , che in quel dì à più camegli carichi d'oro e d'ariento, sanza e gioielli de' gentili uomini , d' oro e di pietre preziose, che sono sanza estima- zione; e sanza i cavagli, sanza i drappi di porpora e di camosciati di Tartaria, che sono sanza numero. Questa terra di Catai è nella profonda Asia, e poi di qua è Asia maggiore, e con- fina col Reame di Tarsia dallato verso oc- cidente ; el qual Reame di Tarsia fu d'uno de' Re , che venne a trovare e presentare il nostro Signiore in Bethlem; e quegli che Simo del linguaggio di quel Re. son 134 tutti cristiani. In Tarsia non inangioii carne , nò beono vino. Di qua dal Eeame di Tarsia, da lato, verso occidente, t"- il reame di Turcquestem, el qual si stende verso occidente infino al reame di Persia, e di verso settentrione , infino al reame di Corasina. In questo paese di Turcquestem sono poche buone città: la migliore città di quello reame si chiama Ottorai. Ivi sono grande pasture e poche biade, e però son eglino tutti pastori, e giaciono nelle tende, e beono cervoge fatte di miglio. DELLA CITTÀ DI CORASINA, E DI MOLTI PAESI STRANI. Poi da lato di qui è il Eeame di Cora- sina , el quale è buon paese abondevole , [ma] sanza vino : verso oriente è un diserto, che dura più di c°. giornate. La magiore città del paese si chiama Corasina, della quale el reame piglia el nome : quegli del paese son molto buoni guerrieri e arditi. E poi di qua è il reame di Cornano, del quale anticamente furono discacciati li comani, che furono in Grecia. Questo è uno delli magiori reami del mondo , ma non è tutto abitato, perù che da una parte, verso Bissa, è il freddo sì grande , che nissuno lo pò- 135 trobbe mai patire; e sonvi tante mosche, che non si sa in qual parte volg-ersi. In questi paesi sono pochi alberi fruttiferi , onde vi sono pocho legnie. Gli uomini giaciono nelle tende e ardono sterco secco di bestie. Questo reame viene discendendo verso Prussia e verso Russia ; e pel mezo di questo reame corre el fiume di Tigris , el quale è una de le magior riviere del mondo, e si aghiaccia sì forte, che spesse volte sopra il ghiaccio sono ragunati com- battenti a cavallo e a piedi , più di xxx. mila persone. E tra questa riviera è il gran mare occeano, che si chiama el mare Mauro. Verso il capo, di sotto questo reame, è il monte Cochis, el quale è uno de' più alti monti del mondo. E tra il mare Mauro e il mare Caspio , ivi è uno molto istretto passo, per andare verso India; e però vi fece fare Alessandro una città , che chiamò Alessandria , per guar- dare el paese , acciò che ninno vi pasasse contra sua voglia : e al presente si chiama quella città , Porta di ferro. La principal città di Cumana si chiama Barach, ed A una delle tre vie d'andare in India; ma per questo passo non potrebbe andare gran multitudino di gente, salvo che di 136 verno: per questa via si ruba l'altra via, per andare nel reame di Turquesten in Pi'ussia , e per questa via son molte gior- nate di diserto. La terza via è , per la quale (sic) si viene di Cumana, e vassi per lo gran mare, e por lo reame di Archas, e per la grande Armenia. E sapiate che tutti questi reami, e tutte queste terre, infino a Prussia e a Russia, ubidiscono tutti il Gran Cane di Catai e molti altri paesi e confini, sicché il suo potere e la sua signioria è molto grande. dell' imperio di persia, e delle cittadi CHE ivi sono. Poi che io v' ò discritto le terre o i reami inverso le parte di settentrione , di- scendendo da la terra di Catai infino alla terra de' cristiani , verso Prussia e verso Russia, io vi scriverò altre terre e reami, iscendendo per questa costa verso la parte destra, infino al mare di Grecia, inverso la terra di cristianità. E dipoi lo 'mperio di Catai, è lo imperio di Persia, e mi- nori reami. Io parlerò prima del reame di Persia. Dua reami vi sono; il primo co- mincia di verso oriente infino a la riva di Frison.e di setentrioni; infino al mare -1 o~ h)l Caspio, c verso mezzo dì infiiio a' diserti d' India. Questo paese è buono e ben popo- lato, e evvi dna buone città principali; r una Botrura e Socvergant , la quale al- cuni chiamono Sarmagant. L' altro reame di Persia si stende per la riviera di Fri- son, verso la parte occidentale, infino al reame di Media, e verso settentrione infino alla grande Arminia e '1 mare Caspio, e in verso mezo dì infino a la terra di India. Questo si è buon paese e abondevole : ivi sono III. principali città, Neabor, Saphaon e Carmasana : dapoi è Erminia, ove soleva esere mi. reami. Gli è un nobile paese, e abondevole di beni, e comunemente co- mincia a Persia , e sì si stende verso occi- dente dilungi infino a Turchia: da l'altra parte dura, dalla città chiamata Alessan- dria (da altri chiamata Porta di ferro) sopra detta, infino al mare di Media; e in questa Armenia son molte buone città; ma Taurissa è la più famosa. Di poi è '1 reame di Media, il quale è molto buono, e non è men largo •; e comincia verso oriente, alla terra di Persia e alla minore India, e sì si stendo verso occidente, verso il reame di Caldea, e di verso settentrione discen- 1 ma non v nioUo largo- eod. Rice. 138 olendo verso la piccola Armenia. In questa regione di Media son molte grande mon- tagne , e poca terra piana. Gli saracini ten-' gono questo reame, e un' altra maniera di gente, che sono cordiani. Le due magior città che sieno in questo reame sono Serra e Carima. Apresso a questo è il reame di Giorgia, il qual comincia verso oriente a una montagna grande, chiamata Absor, ove stanno diverse gente e diverse nazioni, e chiamono il lor paese Aliano. Questo reame si istende verso Turchia, e verso il gran mare , e verso il mezzo dì , e con- fina colla grande Armenia. DEL REAME DI GIORGIA, E DEL REAME DI AB- THAS, E DELLA PROVINCIA DI BONAVISON, NELLA QUALE È UNA COSA MOLTO MARAVI- GLIOSA , E DELLE GENTE CHE IVI ABITONO. In questo paese sono due reami, l'uno è questo Giorgia , e l' altro è il reame di Abthas , e tutta via sono tuta duo e paesi cristiani, ma quello di Giorgia è sotto po- sto al Gran Cane. Il reame di Abthas è più forte paese , e assi vigorosamente e forte- mente sempre difeso contro a qualunque r à assalito e non fu mai sottoposto ad al- cuno. In questo reame di Abthas è una 130 grande iiuiraviglia , perchè v'è una certa provincia, la quale circunda tre giornate, ed ò chiamata Bonavison, od è tutta co- porta di tenebre sanza alcuna chiarezza, sì che niun può sapere che cosa vi sia, e niuno vi ardisce d' entrare ; ma quegli del paese dicono , che alcuna volta anno udite voce di gente [gridare] o cavagli anitrire, e galli cantare; e sassi bene di certo, che vi stanno gente , ma non si sa che gente. E dicesi , che queste tenebre vennono per divin miracolo, perchè fu già uno impera- dore di Persia, malvagio uomo, chiamato Sauro. Costui perseguitava tutti e cristiani per istringelli e per fagli sacrificare agli suoi idoli, e cavalcava a osto bandito per confondere tutti gli cristiani. In quello paese dimoravano molti cristiani , i quali, lasciando i loro beni, volevano fuggire in Grecia. Essendo pervenuti in un pia- no il qual è chiamato Imegon, ivi venne incontro il malvagio imperadore coli' o- ste suo per una valle , per distruger tutti questi cristiani. Li cristiani, vedendo que- sto, si missono inginochioni.e fecionoprie- ghi a Dio , e di subito venne una nuvola tanto fonda e spessa , che coperse lo 'mpe- radore colF oste suo per si fatto modo. 140 che nuu poterono andare inanzi né a die- tro. E cosi questi stanno fra le tenebre, che mai poi n'uscirono; e i cristiani n'an- dorono dove a lor piacque, e li inimici loro stettono confusi sanza fare colpo. E possono bene dire: A Domino factum est istud, et est mirabile in oeulis no- stris. Però che un grandi- miracolo fu questo, che Dio fece per loro, sì come a- pare di presente per la cagione predetta; sicché tutti e crirttiani dovrìebnno per questo ess(ìr più divoti ft«l nostro Signiore che non sono ; però eh»- s;iiiza dubbio , se non fussi la ni,'ilv;igia gente e i peccati de' cristiani, egli sarebon^ signi<>ri di tutto el mondo ; che la bandiera di Gìhstì Cristo è sempre spiegata e aparec Mata per ogni uno suo buon cristiane e servidore per a- iutarlo; sì che per uno valente nomo amico di Dio, ne sconfondcr^be mille cattivi, come dice David nel Salterio : Cadent a latere tuo mille et decem millia a dextris tuis : Ad te autem non apro- pinquahit. Et in altro luogo: Quoniam persequebatur unus, mille et duo fii- garunt decem millia {sic). E come può essere, che uno ne cacci mille, David pro- feta dice: Sequendo quiamanus Do- 141 mini fecit omnia {sic). Il nostro Signior dice per la bocca del profeta: Si inimicis meis amhulavcritis super tribulantes vos mississem manicm meam (sic). Sì che noi vegiamo apertamente , che se noi vogliamo esser buoni, niuno poterebe du- rare contra di noi. Item , fuora di questa terra tenebrosa è una gran riviera, la quale dimostra segniiile, chn dentro stanno gente, ma ninno vi vuole stare , né dimorare , né entrare per vedere. E sapiate, che in que- sto reame di Giorgia h di Abtlias e della piccola Armenia , vi sono uomini cristiani e ben divoti, perché sì confessono e comu- nìcono ogni settimana una volta o due ; e molti vi sono, che si comunicono ogni dì, e noi di qua non lo facciamo punto, quan- tunque San Paolo lo comandi, dicendo: Omnibus diebus dominicis ad comu- nicandum hoc est tempus: egli el cu- stodiscono , e noi no. DELLA TURCHIA E DELLE PROVINCE CHE VI SONO, E DI CALDEA, DI MESOPOTAMIA, E DI MOLTE COSE CHE Lì SI TRUOVONO. Item, apresso questo paese di qua, è la Turchia, la quale confina colla grande Armenia e colla piccola. La Turchia à 142 molte province: Chomaiia, Capadocia, Savra, Bricca, Chessa, Chompitam, Gea, Comaua, Naclii; e in ciascuna città di queste pro- vince son molti buon cristiani. La Turchia si distende iufino alla città de Stacliala, la quale siede sopra el mare di Grecia, e confina con la Soria. Soria è gran paese e buono, come di sopra è detto; e ancora dallato di sopra verso il Reame di Caldea, il quale si distende dalle montagne di Caldea inverso oriente^ infino alla città di Nini ve, che siede sopra alla riviera di Tigris; e di largheza comincia verso Bissa a la città di Marga; e sì si distende fino mezzo dì infino al mare occeano. In Caldea è il paese piano , e poche montagne e fiu- mane vi sono. Da poi è il reame di Meso- potamia, il qual comincia a li confini di Giorgia, a una città chiamata Mossella, e sì si stende verso occidente infino al fiume di Eufrates, e poi sì si stende verso una città chiamata Eoais: di largo tien dal monte d'Armenia infino a'diserti d'In- dia minore. Questo è un buon paese e piano, ma son poche riviere. In questo paese non sono se non due montagne, l'una chiamata Simar, l'altra Lison, e confina questo paese col reame di Caldea e col reame di Arabia. 143 Ancora, verso le parti meridionali, sono molti paesi , molte terre e molte regioni. Prima si ò la terra di Etiopia , la quale confina verso oriente con gli gran diserti, e verso occidente con gli reami di Nubia , e verso mezzo di col Eeame de Mortagna, e verso Bisa con lo mare rosso. In questo paese son molte genti con molti reami: dipoi si è Mortagnia. Da Etiopia , iufino a l'alta Libia, giace tutto questo paese di lungo el mare occeano verso el mezzo dì ; e in questi paesi son molti reami, e confina da r altra costa con Nubia, la quale con- fina colle terre sopradette, e co' diserti d'Egitto: li nubiani sono cristiani. Dopo Egitto, del qual di sopra ò parlato, è l'alta Libia e la bassa Libia, la qual discende a basso verso il gran mare di Spagna, ne la quale sono i reami di Seotli, Taramensa, Tunisi, Cartagine, Buglia, Algarba, Bel- lamarina , Montefiore , e molti altri reami, e molte altre diverse gente. 144 DEL PAESE DI CADISSA E DELLE COSE CHE IVI NASCONO, E DELLI MONTI CASPI, NEI QUALI SONO RINCHIUSI E GIUDEI, E DI MOLTE ALTRE COSE. Io v' ò iscritti di molti paesi che son di qua dallo grande reame di Catai, i qua' molti paesi ubidiscono al Gran Cane ; ora farò discrizione, seguendo, d'alcuni altri paesi e d'alcune isole che sono di là. E dicono , che passando tutta la terra di Catai, verso l'alta India e verso Bacarla, si passa poi per una regione chiamata Ca- dlssa, la quale è paese molto grande e bello. E ivi crescie una region di frutti a modo che carobe , ma assai più grossi : e , quando sono maturi, si fendono pel mezzo, e truovasi dentro una bestiucda in carne e in ossa e in sangue, a modo d'un piccolo agnello sanza lana, sì che si mangia insie- me col frutto: e questo frutto è di gran ma- raviglia e di grand'opera di natura. Niente di meno io dissi ad alcuno del paese, che io non tenevo questa opera per gran mira- colo, però che son così alberi {sic) nel no- stro paese, de' quali e frutti sono uccegli; e ancora ne sono in altre parte , che nelle nocciuole è il vermine, che è animai sensi- 145 tivo, bencht^ non abia ossa. Ivi son pomi di buono odoro e sapore, lunghi, dH'quali ne sta insù nun ramo più di e"., e tanti insù un altro ramo; é anno foglie grande e lunghe un piede e più , e un altro piede e più larghe. In questi paesi >> in altri, quivi intorno, crescono molti alberi , che fanno chiovi di glierufani e noce moscade e grosse noce d' India, e altre spezie. Ivi sono vigne che fanno grapoli de uva sì grandi, che uno uomo arebe affanno a portare una pal- metta^ co' grappoli. In questa medesima regione sono e monti Caspii, chiamati Uber: . alcuni di quegli del paese gli chiamono Gothet e Magoth. In questi monti sxno ancor serrati i x. tribi «l'Israel co' loro Ke, né uscir possono. Ivi furono rinchiusi per lo Ee Alessandro con xxii. Ee di corona col popol loro, el quale sta ne le montagnie di Scizia; e infra questi monti Caspii dal detto Re furono incalzati. Vedendo il Re Alessandro che non gli poteva rinchiu- dere per opera degli uomini suoi, come e' credeva, pregò lo Idio di natura, che gli volessi aempiere quello che aveva comin- ciato; e quantunque non fussc degnio d'e- 1 Cos'i i codfl.: le stainiie polmettn: intiMuli uno pnìmile, i/ioè un Iralciti- 146 sere esaudito , non dimeno Dio, per la sua grazia, chiuse e monti insieme, sì che quivi stanno serrati intorno da altri monti; salvo che da uno lato, dal quale è il mare Caspio. Potrebono domandare alcuni: poi che '1 mafe è da uno lato, perchè non escon egli, e vadino dove a lor piace? A questo rispondo, che questo mare Caspio esce fuori di terra di sotto a questa mon- tagna, e corre pe' diserti da una costa di quel paese e si stende infino a' confini di Persia; e quantunque sia chiamato mare , non dimeno non è però mare, né rocca d' altro mare ', anzi è un lago magiore del mondo. E quantunque e' si mettessino in questo mare, non superebbono dove arri- vare; però che non sanno altro linguaggio, che il loro propio ; e però non si mettereb- bono a uscire. Ma non crediate però , che siano quegli proprio che incalciò il Re A- lessandro, ma sonvi quegli che son di- scesi di loro, però che quegli non sareb- bono vissuti tanto tempo. E sappiate , che gli Giudei non anno terra propria in tutto el mondo, se non quella fra quegli monti; e anco di quella rendono tributo allaReina I Coil. Rine, ji/' vorrà lì' allo mare. 147 d' Amazoniii, la (joalo fa molto ben guar- dare quegli monti, acciò che non eschino, perchè la terra sua confina con quegli monti. Alcuna volta aviene, che alcuno giudeo sale su per quegli monti, ma la moltitudine non vi potrebe montare, né dismontare, perchè e monti sono sì aspri, forti e alti, che a malgrado loro vi possono staro , perchè non anno uscita da parte al- cuna , salvo che ])er un piccolo sentiero f stretto , el qual fa fatto a mano per forza, e dura forse quatro leghe e è tutta terra diserta, dove per ninno ingegno si può trovare acqua. Per la qual cagione non vi si può abitare ; e sonvi tanti dragoni e ser- penti e altre velenose bestie, che non vi si può passare, salvo per grande verno; e chiamasi questo passo Olirem: e questo fa guardare la reina d' Amazonia. E se puro alcun ne esce, non sanno altro linguaggio, che '1 suo, e non sanno parlare con altra gente che si truovino ; ma dicesi eh' egl' u- scirainio al tempo d'Anticristo. E per que- sta cagione tutti e giudei che son dispersi per tutte l'altre terre, imparano il parlare ebreo a speranza, che que' de' monti Caspi escino fuori e egli si possino intendere co loro: e quosti conduceranno quegli per 148 cristianità, por distruggere e cristiani ; im- però che gli giudei di qua dicono, che egli sanno per profezie, che quegli de' monti Caspii usciranno e spargeransi pel mondo. E così, come e giudei sono stati sotto posti a' cristiani, così e cristiani saranno sotto posti a'giudei. E se voi volete sapere a qual modo e' troveranno uscita, sicondo che io ò inteso, io vel dirò. Nel tempo d'An- ticristo sarà una volpe, la quale ara una tana in quel luogo , dove il Re Alessandro fece fare una delle porte; e tanto anderà questa volpe cavando e perforando la terra, che ella passerà oltre questa terra verso questi giudei; e quando e' vederanno que- ste volpi, forte si maraviglieranno; però che e' non vidono mai sì fatta bestia , e però che d'ogni bestia anno con loro, salvo che delle volpi. Allora cacceranno questa volpe e seguiteranla tanto, che enterrà nella sua tana; e egliono v' anderanno drieto, perseguitandola infino alla tana tanto, che egliono troveranno le porte, che fece fare il Ee Alessandro, di pietre grosse. Queste pietre romperanno, e a que- sto modo troveranno uscita. 149 DELLA TERRA DI P.ACARIA , E DI CERTE AR- BORE CHE FANNO LANA; E DELLA GROS- SEZA DEL GRIFONE, E 1)' ALTRE COSE CHE Lì SONO. Da questo paese si va verso la terra di Bacharia, dove sono malvage gente e cru- deli; e in questa terra sono alberi che fanno lana come fanno le pecore, de le quale si fa drappi per vestire. In questo paese son molti ipotami; altri gli chia- mono centauri. Queste son bestie che con- versono alcuna volta in acqua, e alcuna volta in terra; e sono d'uomo e di cavallo ' , e mangiono le gente, quando ne possono pi- gliare. E ivi sono riviere che son tre volte più insalate del mare ; e ivi sono più gri- foni che in altre parte. Alcuni dicono che i grifoni anno corpo di lione a dietro, e d'aquila dinanzi; dicono il vero, perchè son fatti di cosi fatta forma. Ma il grifone à il corpo maggiore e più forte , che non è otto lioni di qua, e à più grandeza e for- teza, che cento aquile; miporù che porta al suo nido volando un gran cavallo co r uomo di sopra, se lo truova: o vero due 1 Cosi i eorld. e in starnilo. 150 buovi legati insieme, almodo che si logono al carro ; perchè egli anno alie e unghie dinanzi così grande e lunghe, come sono corna di bue e di vache; delle quali si fanno vasegli per bere, a modo che di corna di bufoli; e delle coste delle penne dell' alie , se ne fanno di grandi archi per saettare. DELLA POSSANZA DEL PRETE GIOVANNI, E DELLE GENTE E NAZIONI E REAMI CHE GLI SONO SOTTO POSTI, E DEL CAMINO CHE SI FA PER ANDARE IVI, E DELLE Rl- CHEZE E PIETRE PREZIOSE CHE SONO IN QUELLE PARTE. Di là si va per molte giornate per le terre del prete Giovanni , el grande impe- radore d'India, a un reame, el qual si chiama Avison, o vero la isola di Ponte- soro. Questo Presto Giovanni à molte gran terre, e molte buone città, e molte ville e buone isole, diverse, grande e larghe, nel suo reame , perchè questo paese de In- dia è tutto partito per isole , per cagione de' gran fiumi che vengono dal paradiso terreste, e quali partono la terra in molte parte: il simile in mare vi sono molte i- sole. La misfliore città dell" isola di Pon- 151 tesoro i'y chiamata Nisa, la quale è città reale molto nobile e molta rica. Il prete Giovanni à sotto di lui molti Ke , molte i- sole, e molte diverse gente; e il suo paese è molto buono e rico, ma non perù sì rico, come quel del Gran Cane per li mercatanti che non vanno così là comunemente per comperare mercatanzie , come fanno nella tera del Gran Cane, perchè il paese è troppo lontano , e eziandio perchè egli truovono nell'isola di Catai seta, spezie, drappi d'oro, e tuto quel che fa bisogno. E quan- tunque egli avessino migliore mercato ne la città del prete Giovanni , non dimeno e'dubitono de la lunga via e degli gran pericoli che sono in quel mare , perchè in quel mare, in molti luoghi, sono molti scogli , e assai sassi di calamita , che tira a sé il ferro co la sua propietà ; e per que- sto non passa nave dove sia chiovi o ban- delle di fero. Questi sassi di calamita, per sua propietà, tirono le nave e mai più di lì non si posono partire. Io medesimo vidi in quel mare , di lungi a modo d'una iso- letta, ove erano alberi, spine e pruni in quantità; e dicevono e marinai, che ciò erano nave, che quivi crono restate pei sassi de la calamita; e perchè erono mar- 152 cite, lì erono cresciuti questi alberi, spine, pruni e altre erbe , che vi sono in g^ran quantità. Questi sassi vi sono in molti luo- ghi in quele parte, e però non v'usano passare mercatanti, se egliono non sanno molto bene la via, e se e' non anno buono guidatore. E ancora temono la via molto lunga, sì che adunque e' vanno più presto a risola di Catai, e lì pigliono ciò che vo- gliono: la quale è più presso ; e non è però così presso, che non si peni xi. o xii. mesi a andare da Vinegia, o da Genova insino a Catai. E ancora la terra del prete Gio- vaimi è più dilungi di molte giornate; e' mercatanti, che vanno di là, passono per Persia, e vanno per una città chiamata Hermopoli, perchè Hermes filosofo la edi- ficò. Poi passono un braccio di mare, e vanno a una gran contrada, o vero città, che si chiama Cobach; e ivi truovono ogni mercatanzia e papagalli, e, a modo che di qua, l'allodole. E se e mercatanti vogliono passare oltre , e' possono andare sicura- mente. In quel paese à poco fromento e orzo, imperò raangiono riso, miglio, latte e formagio, o vero frutte. Questo prete Giovanni piglia tutta via per moglie la fi- gliuola del Gran Cane , e '1 Gran Cane pi- 15'] glia tutta via por moglie la iigliuola del prete Giovanni. Ancora, ne la tera del prete Giovanni , sono molte diverse cose , e molte pietre preziose, sì grande e si grose, che ne fanno vasegli, piattegli, scodelle, taglieri e molte altre maraviglie, elio sarebe cosa lunghissima a scrivere. Ma d' altre isole principale del suo stato e delle sue legge iscriverò alcuna cosa. Questo imperadore , prete Giovanni , è cristiano, e così è gran parte del suo paese; ma tutta via non anno gli articoli della fede che noi, e credono nel Padre e nel Figliuolo e nello Spirito Santo. Egli sono molti divoti e leali l' uno co l' altro , e non si curono di baratterie , né di cautele, né d' alcune fraude. Egli à sotto lui lxxii. Provincie , che tutte gli danno trebuto , e ciascuna provincia à uno Re. In suo paese sono molte maraviglie: ivi è il mare are- noso, el quale è tutto di rena e di gra- nelle sanza gocciola d'acqua, e fa grande onde, fluendo e refluendo, a modo che fa r altro mare , e mai per niun tempo non posa né sta quieto. Ninno può pas- sare questo mare né con nave, né con altro ingegno; e però non si può sapere che terra sia oltra questo mare. E quantunque 154 non vi sia punto d'acqua, non dimeno si truova di molti pesci alle fiumane d' altra maniera e d' altra fazione , che non sono quegli deir altro mare: e sono di buono gusto e dilicati a mangiare. E, a tre gior- nate dilungi a quello mare , vi sono gran montagne, delle quali escie fuori un fiume, il qual viene dal paradiso terresto ; ed è tutto di pietre preziose, sanza acqua, e corre a basso pel diserto a grande onde , a modo che fa el mare arenoso, e finisce in questo mare, e ivi si perdo. Questo fiume corre a questo modo tre volte la settimana, e mena seco di molte grosse pietre del monte, che fanno gran romore: e subito, come sono entrate nel lor mare arenoso, più non si veggono e perdonsi. Queste tre giornate che corre, ninno ardirebe d'en- trarvi, ma negli altri dì vi s' entra. Item, oltre a quel fiume, più inanzi nel diserto, v'è un gran piano arenoso; e, traile mon- tagne , è questo piano. Ogni dì, quando si leva el sole , cominciono a crescere albu- cegli piccoli, e crescono infino a mezzo dì, e fanno frutti; ma ninno s'ardisce a pi- gliare di questi frutti, perchè sono a modo di cosa afatata; e, dopo mezzo dì, discre- scono e entrono in terra . sì che al calare 155 del sole più non si veggono: e così fanno ogni di ; e questa è una grande maraviglia. Tn questi disorti sono molti uomini salva- tichi, cornuti e spaventosi; e' non parlono, ma rughiano a modo che' porci. Ivi è gran quantità di papioni, cioè cani salvaticlii: qui sono molti pappagalli, che gli cliia- mono, in suo linguaggio, parsistat: ve ne sono alcuni, che parlono di sua natura e salutone le gente che vanno pe' diserti ; e parlono così perfettamente, quanto se fussi un uomo : quegli che parlono bene anno la lingua larga , e anno sei dita. Un' altra ragione v' è , che non anno altro che tre dita per piede : questi parlano poco o nulla, e male s'intendono, e non fanno se non gridare. DEL MODO CHE TIENE IL PRETE GIOVANNI QUANDO CAVALCA CONTRA' NIMICI, 0 VERO PER LA terra; e DEL PALAZO SUO, E DE L' ORNAMENTO DELLA SUA CAMERA. Quello imperadore, prete Giovanni, quando lui va contro al Gran Cane in bat- taglia, o vero contra alcuno de'confinanti, egli non porta stendardo nò bandiera in- nanzi a sé, ma fa portare xiii. croce grande e alte d'oro fine e di pietre preziose. Cia- 156 scuna croce è posta in un carro e guardata da più di cento mila uomini a pie ^ A modo come di qua si guardono gli stendardi. A tempo di guerra questo numero di gente è sanza oste prencipale e sanza le schiere ordinate in battaglia. E quando e' non fa guerra e cavalca con privata compagnia, non fa portare innanzi a lui altro che una croce semplice, di legnio, sanza dipintura, e sanza oro e pietre preziose, per memoria che Giesù Cristo sofferì morte sopra a una croce di legnio. Il simile, fassi portare in- nanzi un piattello d' oro , pieno di terra, a memoria , che la nobiltà di sua persona e possanza delle sue carne diventeranno e torneranno in terra; e fassi portare altri vasegli d' ariento , ne' quali sono gioegli d' oro e di pietre preziose , in segnio della sua signioria e della sua gentilezza e della sua possanza. E' dimora comunemente nella sua città di Susa , e ivi è il suo prin- cipale palazzo , el quale è sì rico e sì no- bile, che non si poterebe dire né istimare. E di sopra della maestra torre del palazzo sono due pomi d' oro ; in ciascun di que- ' n cod. Rice, da più di 1000 uomini ec. Le stampe : da più di cento viillia cavaleri da cavallo, o da cento viillia homini da pé. 157 gli sono due carbonchi grandi e larghi, che lucono molto chiaro di notte. Le porte principali di questo palazzo sono di pietre preziose, che si chiamano sardonie ; e le ricamature delle porte d'intorno, e le sbarre e le traverse sono d' avorio : le spere della sala e della camera sono di cristallo. Le tavole dove mangione, alcune sono dismi- raldi, alcune di matiste, e altre di pietre preziose; e sono ornate d'oro. E trespoli di queste tavole sono di quelle medesime pietre; e' gradi, dove si saglie al trono dove lui siede , l' uno è di onice , l' altro è di cristallo, l'altro di diaspro verde, l'altro di amatiste , 1' altro di sardonie , l' altro è di cordcllino ; l' ultimo , sopra lo quale lui tiene i piedi , è di grisolito ; e tutti questi gradi sono d' oro fine , ornati e lavorati di pietre preziose e di perle grosse d'oriente. Le parte della sedia sono di smeraldo, e ornata d'oro molto nobilmente e d'altre pietre preziose e perle grosse. Nella sua camera sono colonne d' oro fine con pietre preziose e con molti carbonchi, e quali rendono di notte gran chiarezza ; e quan- tunque gli carbonchi Inchino, non dimeno arde tutta via uno vasello di cristallo pieno di balsamo , per dare buono odore , e per 158 cacciare l' aire cattivo. La forma del suo letto è tutta di fine zaffiro bene adornato d' oro , però che el zaffiro fa bene dormire e rifrena la lussuria, perchè non vuole gia- cere colle sue moglie altro che quattro volte l'anno, sicondo le quattro stagioni ; e que- sto fa solamente per generare. E nella cittcà di Nissa si è un bel palazo e molto nobile, nel quale sta quando gli piace ; ma quivi non è aere così temperato, come a Susa. In tutto il suo paese non si mangia altro che una volta el dì, come fanno a la corte del Gran Cane ; e nella sua corte mangiono o- gni dì più di XXX. mila persone, sanza que- gli che vanno e vengono ; ma quegli xxx. mila di suo paese e del paese del Gran Cane , none spendono tanto bene , quanto farebono nel paese di qua xii. mila. BELLI SERVIDORI DEL PRETE GIOVANNI , E DEL MODO CHE LORO TENGONO IN SER- VIRLO. Questo prete Giovanni à sempre, in- sieme con lui , un Re per servirlo. Gli Re si partono a mesi, e sì si mutano l'uno l'altro; e, insieme con questo Re, sempre sono Lxii. duchi e ccc°. xl. conti. Nella sua corte mangiono ogni giorno xii. arci- 159 vescovi e xx. vescovi e il patriarca di san Tommaso ; e così, come el papa, li arcive- scovi, vescovi e abbati in quello paese son Ee; e ciascuno de' gran signiori sanno ben di che debon servire. L'uno è maestro del- l'ostello, l'altro è camerieri, l'altro serve di scodelle, l' altro di tazze, l'altro è sini- scalco, r altro è maniscalco; e, gradati, ciascuno à V uficio suo ; e a questo modo egli è molto nobilissimamente servito. La sua terra, per larghezza, à quatro mesi di giornate; e dilungi, sanza misura; per- chè lui tien gran parte delle isole sotto terra, che noi diciamo, che sono di sotto a noi. d' una isola chiamata milscorach, nella quale stava uno uomo molto cauto, che aveva patto uno paradiso; e delle COSE MAEAVIGLIOSE CH' ERANO IN QUESTO PARADISO , E COME FU DISTRUTTO COSTUI. Item, allato a l'isola di Pontesoro , sì v' è una grande isola lunga e larga, che si chiama Milscorach; ed è ubl)idiente al prete Giovanni. In questa isola è grande abun- danzia di beni ; ivi soleva essere uno ricco uomo , non è molto tempo , el quale si chia- mava Gatalonabos , uomo molto liticoso e 160 cauteloso i. Costui aveva una montagna con un castello sì forte e sì nobile , quanto si potessi dire. Egli aveva fatto murare tutta la montagnia nobilmente , e , dentro a questi muri , erono i più begli giardini che si potessino trovare e avere. Quivi a- veva fatto piantare ogni cosa buona e odo- rifera, e tutti gli alberi e l'erbe che fanno nobili fiori e che si posson trovare e avere ; e sonvi ora molte belle fontane allato, alle quali avevavi fatto fare molte belle sale con belle camere, tutte dipinte d'oro e d' azzurro , e aveva fatto fare molte e di- verse truffe di istorie : quivi aveva uccegli, che si movevono e cantavono con ingegni, come fussino vivi. In questo giardino a- veva posto d' ogni ragione di gente e di bestie, che aveva potuto avere, i quali po- tessino piacere e dilettare a l' uomo per il tocare e per guardare. Ivi aveva poste le più belle fanciulle di età di xiiii. anni, che aveva potuto trovare, e i più begli giovi- netti di simile etade ; ed erono tutti vestiti di drappi d' oro; e diceva, che erano an- 1 Questi è il famoso Veglio della Montagna, di cui parlarono eziandio Marco Polo e il beato Odorico ne' loro Viaggi, e da cui il Boccaccio trasse argomento della sua Novella 8. Giorn. iii. IGl geli. Costui aveva fatto fare tre belle fon- tane e nobile, tutte intorniate di pietre preziose e di perle, con certi condotti sotto terra; si che, quando voleva, faceva per r uno correre latte , e per l' altro vino , e per l'altro mele: questo luogo lui lo chia- mava paradiso. E quando alcuni giovani valenti, prodi e arditi venivono a veder costui, gli menava a vedere il suo paradiso, e mostravagli le diverse cose, gli piaceri, e gli diversi canti degli uccegli, e le belle fanciulle , e le belle fontane di latte , e di vino, e di mele, e faceva sonare diversi strumenti musici e cantici in una alta torre, sanza veder quegli che sonavono : e diceva, che quegli erono angeli di Dio , e che quel luogo era il paradiso, che Idio aveva pro- messo alli amici suoi, dicendo: Daho vo- bis terram fluentem, lece et mei. Dopo che gli aveva mostrato tutte queste cose , gli dava una bevanda; di che subito s'im- briacavono ; e così ubbriachi , gli parevono quelle cose più grandi. Allora costui gli diceva, se egliono volevono murire per a- raor suo, che, dopo la morte, e' verrebono in questo paradiso, e si troverebono della età di queste fanciulle; e sempre sollazze- rebono con quelle, e sempre si troverebono 162 quelle fanciulle pulzelle, e che poi gli met- terebbe in un altro paradiso più bello assai, dove vederebono visibilmente Idio di natura , nella sua maestà e gloria. E al- lora questi giovani , die più altro non sa- pevono , si oiferivono a lui far tutti i suoi voleri. Da poi lui gli diceva, che eglino andassono al tal signiore, il quale era suo contrario , e confortavagli , che non temes- sino punto di farsi uccidere , per lo amore di lui ; imperò che gli metterebe , dipoi la morte loro, in un altro paradiso, cento volte più bello; e ivi starebbono sempre con le più belle damigelle. E per questo modo e giovani uccidevono gli signiori del paese , e loro propii si lasciavono uc- cidere a speranza d' andare a quel para- diso. E in tal modo quello vechione , con sue cautele e sagacità, si vendicava degli aversari suoi. Quando gli uomini possenti di que' contini si furono aveduti di ciò , e conobono la malizia, e la cautela, e la cattività di quel vechione , sì lo distrus- sono , e sì distrussono tutti i begli luoghi, e tutte le nobilita che erono in quel para- diso. E luoghi vi sono ancora delle fon- tane e delle altre cose , ma le richezze non vi sono rimase , e non è gran tempo che il luogo fu distrutt(ì. 1G:'. della valle pericolosa, dove stanno dia- voli, e delle cose paurose che si truo- vono in questa valle pericolosa. Allato a questa isola di Milscorach, dalla sinistra parte, verso la riviera di Frison, si è una maravigliosa cosa, cioA una valle fralle montagne , che dura circa a mi. leghe. Alcuni la chiamono la valle di montagnia \ altri la chiamono la valle pericolosa. In questa valle si vede e ode di gran tempeste e di gran voci e spaven- tevoli. Ogni giorno e ogni notte è gran remore, e gran suoni di tamburini, di na- chere e di trombe , come sempre vi fusse nozze. Questa valle è tutta piena di dia- voli e stanno tutta via ; e dicesi , che è una delle entrate dello inferno. In questa valle è molto oro e molto ariento , per li quali molti infedeli e cristiani entrono spesso , per pigliar tesoro ; ma pochi ne ritornono, e spezialmente degli infedeli più che dei cristiani, che per avarizia vi vanno; però che subito sono da'diavoli strangolati. Nel mezzo di questa valle, sopra un sasso , v' è una testa col viso d' un diavolo, orril)ilo a 1 Ecliz. del 148S: la valle di fontana. 164 vedere , e non si vede altro che la testa iii- sino alle spalle. Ma io non credo, che sia uomo al mondo, sia chi si vuole, tanto ar- dito, né tanto sicuro, che guardandolo, non abbia tanta paura, che gli par venir meno, tanto è spaventoso a vedere, e sì ta- glientemente 1 riguarda le persone ! e à gli echi tanto orribili e sfavillanti, che per certo è gran maraviglia ! e cambia e tra- smuta spesso la sua maniera e la sua con- tinenzia, e per così fatto modo , che ninno la può perfettamente riguardare una volta pure , 0 appresso o di lungi. E da quella n'esce fuori fuoco e fiamma con tanta puzza, che a pena niuno la può sofferire. Ma tutta via e buoni cristiani, e quali sono in buono stato e fermi nella fede, v' en trono bene sanza pericolo. Niente di meno non sono però sanza gran paura, quando e'vegono visibilmente e diavoli d'intorno a loro; e egli gli fanno di molti assalti e minacci , in aria e in terra, di colpi di tuoni e di tempesta; e tutta via l'uomo teme che'l nostro Signiore non faccia vendetta di quel 1 Nota avver. efficace, detto in sen. fig. per acutamente, soltilmente^ in modo assai pene- trante e che offende. Registrasi nel Vocali, in signif. prop. soltanto, e senza es. 165 che è contro a la volontà sua. E sapiate che, quando io e li miei compagni fumo in questa valle, noi entramo in gran pen- sieri, se noi dovessmio mettere e corpi no- stri in ventura , e entrare nella difesa di Dio. Alcuni de' compagni s'accordavono, e altri erono al contrario , ma dua valenti uomini, frati minori, che erono di Lom- bardia, dissono, se v' era alcuno di noi che vi volessi entrare , che si mettessino in buono stato , et egli enterrebono con loro. Quando questi frati ebono così parlato, sopra la fidanza di Dio e di loro, noi gli facemo dir messa, e si ci confessamo e co- municamo e entramo noi e xiiii. compagni. Ma allo uscire, non ci trovamo se non vini, né mai più potemo sapore, se i nostri com- pagni fussin perduti, o ritomassino in- dietro. Ma, fussi come si volesse, noi non gli vedemo mai; ed erono due greci e tre spagnuoli. Il resto de' compagni non vo- lono entrare, anzi se n' andorono per una altra costa, per esere inanzi, come furono. E in questo modo noi passamo la detta valle; e ivi vedemo di molti beni, oro e a- riento e pietre preziose e molti gioielli in gran quantità di qua e di là, come a noi pareva. Ma non sapiamo noi però , s' egli 166 erono veri, però che '1 diavolo è tanto sot- tile , che spesse volte fa parere quel che non è , per ingannare la gente ; e per que- sta cagione io non volli tocar cosa che io vedessi, e perchè non mi volevo levare dalla mia divozione ; imperò che io ero in quela ora molto divoto per paura , perchè io vedevo molte brutte figure, e per la mol- titudine de' corpi morti, che io vedevo gia- cere per tutta la valle ; che se vi fussi stato una battaglia, non vi doveva essere tanti morti quanti erano in quella valle, che certo era una oribil cosa e spaventosa a vedere! Io mi maravigliai molto, come e indie modo v' erono tanti corpi morti, e come e corpi erono così interi; perchè pa- reva che di nulla fusson putrefatti. Io cre- do, che e diavoli gli facessino parere cosi interi , però che , sicondo el mio giudicio, non potrebe essere che tanti nuovamente vi fussino entrati, né che vi fussino co- tanti morti , che non puzasono. Molti ve n' erono in abito di cristiani : io credo che fussino ingannati, per la troppa avarizia, perchè e' disideravono del tesoro che e' ve- devono, o vero perchè ebbono il quore de- bole, e non poterono soferire la puzza, sì che per tanto noi eravamo più divoti. E 1(57 questa valle à assai bella entrata, od ò bella nel comiiiciamento , e va la via sem- pre calando infra e sassi; torcendosi or qua e or là, ed è assai chiara infino a mozza lega, e poi l'aria comincia a esere spossa, a modo che è tra giorno e notte. E quando noi fumo caminati bene una gran lega, r aria era tanta spessa e scura, che noi non potavamo vedere , se non come di notte , quando non lucon le stelle. Poi noi en- tramo in tutto ne le tenebre , le quali du- rone bene una lega; e quivi avomo molto che fare e soiferire, e credavamo certa- mente essere tutti perduti. In questo punto noi eravamo tutti religiosi ; e se alora o- gnun di noi fussimo fatti signori di tutto el mondo e di tutta la terra , aremo ogni mondana cosa volentieri renduta, pur che noi fussimo stati fuori di quegli pericoli ; imperò che veramente noi non credavamo mai portare novele al mondo di queste te- nebre. Fumo noi tutti abattuti più di mille volte, e in molte maniere noi non eravamo così tosto ridirizati , che subitamente noi oravamo riabbattuti. Ivi orono grande mul- titudino di bestie, ma non potavamo ve- dere che bestie si fussono , ma istimavamo che fussino, al tocaro, a modo di porci 168 neri e di molte elitre bestie , le quali core- vono fralle nostre gambe, e sì ci facevono cadere una volta a ritto , l' altra volta a rovescio, e ora da uno lato, l'altra da l'al- tro; e talvolta era, che la testa andava giuso bassa, a modo che in una fossa. Alle volte noi fumo abattuti a terra per tuoni , alcuna volta per folgore, e tal volta per venti grandissimi: alcuna volta a noi pa- reva fussimo feriti nelle reni , e ora per traverso. Noi trovarne molti corpi morti sopra e quali noipassamo co'piodi; e quali, nel passare sopra loro, si lamentavano e piagnevono che li passassimo per adosso ; e era una cosa terribile e spaventosa a ve- dere! Io credo certisimamente , che se noi non avessimo riceuto il Corjnis Domini, che noi saremo rimasi quivi tutti e per- duti. In questo luogo ebe ciascun di noi un segniale; perchè quivi fu ferito cia- scuno di noi duramente per sì fatto modo, che stemo tutti strangosciati, a modo che morti, lungamente. Io non so come si fussi , ma in quela angoscia noi vedavamo spiritualmente molte cose , delle quale io non ardisco parlare, perchè e monaci, che rimasono insieme con noi, proibirono a noi, che non parlassimo di ciò cosa alcuna. 1G9 salvo che di quelo che noi avuvamo ve- duto corporahiiente, por celare i grandi se- greti del nostro Signiore Giesù Cristo. Noi fumo feriti in diversi luoghi , e in questi luoghi delle ferite, ognuno di noi aveva una tacca nera, di largheza d'una mano; Tunnel viso, T altro nel petto, tale da un costato, e altri dallato. Io fui ferito nel collo per così fatto modo, che io mi cre- detti che '1 collo mi fussi separato dal corpo; e io n' ò portato il segniale, nero come carbone, più di xviii. anni, e molte persone l' anno veduto. Ma poi che io mi sono ripentito de' miei peccati, e che io mi son posto a servire a Dio, sicondo la mia flagellità, questo segnio mi s'è convertito in niente, e ò in questo luogo la pelle più bianca che altrove ; ma tutta via vi pare il colpo, e del continovo vi sarà, infino che l'anima nel corpo durerà. Per la qual ca- gione io non consiglierei alcuno che mai v' entrasse, però che, al parer mio, al no- stro Signiore non piace punto che alcun v'entri. E quando noi fumo nel mezo di queste tenebro , noi vedemo quela spaven- tosa figura sotto a un sasso profondo : una volta pareva presso, e un'altra da lunga; 0 così ardenti e sfavillanti erano le fiamme 170 del fuoco che g'ittava , che gli erano d' in- torno, ch'era una cosa spaventosa a ve- dere. Ma noi non oravamo tanti arditi che '1 potessimo ben guardare; lui tutta via guar- dava noi: e ivi noi avemo gran paura, tal che noi venavam meno quasi in tutto , e poco vi mancò che totalmente non fussimo istinti. E così passamo oltre con gran fa- tica, tanto che abiamo passato queste te- nebre. Quando noi rivedemo la chiareza, quantunque noi fussimo infino li tormen- tati e tribulati da'nimici, e quali in ogni guisa ci avevono tribulati, pur noi ci con- solamo assai. Io non saprei punto scrivere tutto quel che noi vedemo , perchè io ero molto atento a pregare per divozione, per- chè fui molte volte battuto per venti, tuoni e per tempeste, ma tutta via ci aiutava Dio colla sua grazia e pietà : e in questo modo, per sua misericordia, noi passamo questa valle sanza danno di noi, che n'uscimo. DI DUE ISOLE, NELLE QUALI ABITANO GI- GANTI DI GRANDE STATURE, E FEMMINE TERRIBILE COME EL BASILISCO. Appresso , oltre a questa valle , è una grande isola, che v'è giganti lunghi xxviii. 0 vero XXX. piedi. Questi non portone altri 171 vestimenti che di pelle di bestie salvaticlie, le quali e' pongono sopra loro come si le- vano da dosso alle bestie, e non anno pane, e mangione carne cruda, e beono sangue; però che anno assai bestiame; e non anno case; e mangiono più volentieri carne u- mana che altra carne. In questa isola niuno v'entra volentieri, né vi si apressa, però che se eglino vedessino una nave con gente dentro , e' mangerebono bene quelle genti. In un' altra isola di là da questa, sicondo che ci dicevono le genti di quel paese, v'erano assai giuganti magiori, come di grandeza xlv. o vero l. piedi , e altri vi sono lunghi l. gomiti; ma noi non gli vedemo punto, né volontà ava- vamo d' aprossimarsi a quel luogo ; im- però che niuno entra in quel paese, né in altro, che non sia divorato. Fra que- sta gente son pecore così grande come sono buoi di qua , e anno la lana grossa rispondente della grandeza. Io ò ben ve- duto di queste pecore molte volte, e molti sono stati veduti di questi giuganti pi- gliare la gente in mare , e portarne dua in ciascuna mano e andarli mangiando crudi. Un'altra isola è verso austro, dove sono molte crudele femine e malvage , le 172 quale anno pietre preziose negli orechi , e sono di tal natura, die se riguardono al- cuna persona con ira, egli la uccidono so- lamente del guardare, a modo che fa il ba- valiscliio. d' un' altra isola , E DELLA USANZA CHE TENGONO IN ISPOSARE LE LOR MOGLIE,- E PERCHÈ NON DORMONO LA PRIMA NOTTE CON LORO , MA e' VI DORME UN ALTRO. Un'altra isola v'è molto grande e molto buona e bene popolata, nella quale è u- sanza, che , la prima notte che lo sposo debe giacere co la moglie , e' fanno gia- cere un altro nomo con lei por dispulzel- larla ', e di ciò gli donono buon salario: e , per questo mistiero, in ogni villa sono certi valletti o vero servidori , i quali non fanno altro che questo ; e chiamono questi in suo linguaggio cadeberia, e suona in nostra lingua , matto, disperato ; però che quegli del paese riputono questo così gran cosa, e tanto pericolosa, cioè ispulzellare una femina, eh' a lor pare , che quegli che la dispulzellano si mettino a dubio di mu- rire; e se la seconda notte e mariti non truovono le moglie dispulzellate per al- 1 Spulzellare o spulcellare per (sverginare ci- tasi nel Vocabolario, ina senza veruno esempio. 173 cuna cagione , ogli si lamentono del val- letto, el quale non à fatto ol suo dovere, non altrimenti che '1 servidore l'avessi vo- luto uccidere. Ma oltra la prima notte , da poi che sono dispulzellate , egli le guar- dano strettamente, che non anno tanto ardimento che ardischino a parlare ad al- cuno. Noi gli dimandarao per qual cagione e'tenevono sì fatta usanza: e'risposono, che, per dispulzellare femine, anticamente alcuni ne sono morti ; però che eglino ave- vono serpi nel ventre. Per questa cagione e'mantengono questa usanza ancora; tutta via si fanno fare credenza del passo, prima che egli si menino alla ventura. D' un' altra isola , E DELLA USANZA CHE ANNO QUANDO NASCE UNO E QUANDO MUORE, E DEL KE DI COSTORO, E DELLA BUONA GIU- STIZIA CHE S' OSSERVA IN QUESTO PAESE. Apresso è una grande isola , dove le fe- mine fanno gran dolore quando nascono e figliuoli; e quando e'muoiono fanno grande allegreza e gran festa; e così morti gli git- tone in un gran fuoco ardente. E quelle che amono i lor mariti, se gli lor mariti muoiono, egli si gittono nel fuoco con loro e li figliuoli, e dicono, che '1 fuoco gli pur- 174 gherà da ogni immondizia e da ogni vizio, e puro e netto se n'anderà nell'altro mondo, e i mariti loro gli meneranno seco. E la cagione perchè lor piangono, quando e figliuoli nascono, e che fanno alegreza quando e' muoiono, si è, che dicono, che quando e figliuoli nascono, e' vengono nel mondo a la fatica, al dolore e a tristizia; e quando e' muoiono e' vanno al paradiso, dove anno fiume di latte e di mele, e vi- vono in allegreza e in abundanzadi beni, sanza dolore e sanza fatica. In questa i- sola si fa un Re per elezione, e non si e- legge il più nobile, né il più rico, ma tutta via si elege colui che è stato di buoni co- stumi e di virtù dotato , e che è di grande etade , e che non abia alcun figliuolo. In questa isola sono gl'uomini molto leali e molto diritti, o fanno diritto giudicio a ciascuno, così del grande come del pic- colo, sicondo il delitto commesso. El Ke di questa isola non può giudicare l' uomo a morte sanza el consiglio de' suoi baroni, e conviene che tutta la corte se n'accordi. E se'l Re, lui medesimo fa omicidio, o vero commetta cosa da morte, conviene che muoia così bene , come farebe una spe- ziai persona; non però che a lui sia messa 175 mano, nò toccato, ma è divietato che niun sia tanto ardito che gli faccia compagnia, né che gli sia parlato, né che gli sia do- nato, né venduto alcuna cosa, né che uomo gli ardisca a servire, né che li sia dato mangiare e bere ; e in cotal modo gli con- viene nmrire in miseria. Egli non perdo- nono ad alcuno che abia fallito, né per amore, né per favore, né per richeza, né per grandeza: a ognuno é fatto giustizia, secondo el loro delitto. Tra quelle isole v' è un' altra isola, dove è grande abun- danzia di gente, le quali por cosa alcuna non mangerebono carne di lepre, né di gallina , né d' oca ; e nondimeno molte ne notricono per vendere e solamente raguar- dare ; e mangiono carne d' ogni altra be- stia , e beono latte. In questa isola e' pi- gliono i lor figliuoli, le sorelle sue, li lor parenti per moglie; e se in una casa sono X. 0 XII. uomini, tutte le moglie loro sono comune a ognuno , sì che ogni uno dorme con chi gli piace , ma per una notte con una, e l'altra coli' altra; e il figliuolo é dato a colui che prima giace colla madre ; e a questo modo non si sa di chi si sia il figliuolo. E per questo mpdo anno un pro- verbio , che dice , che se egli notriscono e 176 figliuoli d' altrui , e altri iiutricoiio i suoi. In quella isola, e per tutta India, è gran moltitudine di coccodrilli, e quali sono una ragione di serpi, come ò detto di so- pra, che abitono di notte nell' acqua, e di di sopra la terra nelle grotte, o vero nelle cave di sassi, e non mangiono per tutto verno, e stanno in questo tempo freddo tra due terre {sic) umide, a modo che fanno l'altre serpi. Queste serpe, mangiando, muovono le mascelle di sopra, e non quelle di sotto, perchè in esse non anno giunture. COME NASCE EL COTONE, E DI MOLTE ALTEE COSE MARAVIQLIOSE E STUPENDE CHE SONO IN QUESTI PAESI. In quello paese, e in più altri di là, e- glino mettono a opera la semenza del co- tone , e seminono ogni anno ; e di quela nascono piccoli albucegli, e quali portono el cotone , del quale anno grande ahun- danzia per tutto il paese. Per questo paese tutto, e in molti altri , v' è una ragione di legnio duro e forte, e carboni del quale accesi, sotto la cenere durerebono vivi uno anno e più. E questo albero chiamono ginepro, e somiglialo alquanto: àie foglie e à ogni propietà come el ginepro. Ivi sono 177 ancora molti albori di obono, e quali non posono per alcun modo ardere nò marcire. Ivi sono nocellari che portono noci grosse come el capo di un uomo. Ivi son molti o- raflos in alberi : egli gli chiamono giefaris, 0 vero girifalchi. E ivi è una bestia alta a modo che un corsiero, e à el collo lungo circa XX. cubiti, e la groppa e le corna a modo che cervio. Questa bestia guarderebe sopra il tetto d'una casa, e chiamasi gi- raffa. In questo paese son molti camalioni, i qua' son piccoli a modo che chierons sal- vatichi, e vanno tutta via colla gola aperta per pigliare l' aere , imperò che e' vivono solamente de l'aere, e non mangiono né beono alcuna cosa, e caml3Ìono colore spesse volte, perchè alcuna volta si vegono d'un colore, e un' altra volta d'un altro, e si possono mutare d'ogni colore che vogliono, salvo che in rosso né in bianco. Quivi sono serpenti grandi, grossi e lunghi 100. e 200. piedi ; e sono serpi di molti e diversi co- lori , rossi , gialli , verdi , neri , tutti macu- lati; e son lunghi, qual cinque torse, tal iiir. E altro serpi ivi sono, che anno le creste sopra '1 capo e vanno sopra piedi , alquanto diritti ; e son ben lunghi quatro torse 0 più , o sono grossi o abitono tutta 178 via nelle caverne de'sassi, e sempre stanno colla gola aperta, della quale a ogni ora li gocciola veleno. E ivi son porci di molti colori salvatichi, così grandi, come sono di qua e nostri buoi, e sono tacchellati, o vero traversati a modo elio un cingliiale. Ivi sono spinosi , o ricci , grandi come di qua, e sono e nostri porci salvatichi. Ivi sono leoni bianchi tutti. Ivi sono altre be- stie grandi come destrieri o più, gli quali chiamono toncherons , e quali anno la te- sta nera e tre lunghe corna nella fronte, tagliente a modo d' una spada , e '1 corpo fievole ; e cacciono e uccidono gli elefanti. Ancora vi sono altre bestie molto cattive e crudele, che non sono magiore che come è un vermine ', e anno la testa a modo eh' un cinghiale , e anno sei piedi , e per ciascuno piede unghie larghe e tagliente, e anno el corpo come el vermine, e la coda come lioni. Ivi sono oche tre tante ma- giori che le nostre di qua, e son rosse, e anno la testa e'I collo e il petto nero tutto. In questo paese, e altrove intorno, son molte altre ragione di bestie e molti di- versi uccegli, i quali, volendo tutti iscri- vere , sarebe cosa lunghissima. ' Cosi i codd. e le stampe. 179 dell'isola di beagmani,e de la lor buona VITA, E d'una LEGIADEA LETTERA, LA QUAL MANDORONO ad ALESSANDRO MAGNIO. Oltr' a questa isola è un' altra isola grande e buona e abondevole , no la quale è buona gente e divota e di buona vita, sicondo la fede loro. E quantunque e' non sieno perfetti cristiani, e che e' non abino la lege compiuta, come noi, nondimeno egli di legge naturali son pieni e d' ogni virtù, e fugono ogni vizio e ogni malizia e ogni peccato, però che non son punto superbi , né avari , né accidiosi , né invi- diosi, né golosi, né lussuriosi. Egli non anno alcun peccato, e fanno ad altrui quelo che e' vogliono che sia fatto a loro, e e- gliono adempiono tutti e x. comandamenti. Egliono non anno cura d'avere, nò di ri- cheza : egliono non dicono bugia per al- cuna cagione, ma dicono semplicemente sì e no , perchè dicono , che quegli che di- cono bugia e giurono , vogliono ingannare il suo prossimo, e però egli favellono e parlono sempre sanza giuramento. Questa isola si chiama terra di fede , e alcuni la chiamano l' isola Bragmani. Per mezo di questa isola corre una grande riviera , la 180 qual si cliiama Theba; e generalmente tutta la gente dell' isola, ivi intorno a questi confini , sono più leali e più diritti che non sono in alcuna parte del mondo. In questa isola non è ladroni . né assas- sini, nò meritrice,nè mai vi fu morto uomo. Ivi son le gente così caste, e mantengono buona vita, come potrebe fare alcuno re- ligioso: ogni di digiunono; e perchè e'sono così leali e così pieni di buone condizione, e' non furono mai gravati di tempesta , né di fame, né di pestilenzia, né di ninna altra tribulazione , come siamo noi di qua molte volte per li nostri peccati. Per la qual cagione e' pare che Dio gli ami, e abi a grado la lor fede e le lor buone opera- zione. E" credono bene in Dio , il qual fece e criò ogni cosa, e lui adorono, e non a- prezono niuno onore terreno ; e sono così diritti, e vivono così ordinatamente e così sobriamente nel mangiare e nel bere , che e' vivono molto lungamente, e molti di lor muoiono sanza che abino auto malizia al- cuna ; però che la natura gli viene a meno per vechieza. El Ee Alessandro antica- mente gli mandò a disfidare, perchè lui voleva guadagnare il lor paese ; e e' man- dorgli imbasciadori, e quali portorono let- 181 tere por parte del paese, che dicevono così: Re Alessandro , che cosa poterebe assai es- sere a colui , a chi tutto el mondo non ba- sta? tu non troverai in noi quella cosa, per la quale tu ci debbi guerreggiare , per- chè noi non abbiamo richezze alcune, né disideriamo , perchè tutti e beni del paese qui sono comuni tra noi, e il mangiare e '1 bere è per lo sos-tenimento de' nostri corpi e la nostra richeza; e, in luogo di te- soro e d'oro e d'ariento, noi facciamo te- soro di concordia e pace e amore l'un col- r altro : in luogo di belle vestimenta pei nostri corpi, noi usiamo d' un cattivo panno per invilujjpare le nostre carne, solamente quanto basta a difenderci dal freddo- e coprire le segrete membra del corpo; e le nostre donne, o sia moglie, non si adornono per piacere, snzi terre- bono per grande tristizia ogni aparechia- mento che si facessi per abelUre e per ad- ornare el corpo, a ciò che paresse più bello, che Idio non l'à fatto di sua natura: olle non sanno e non si curono d' altra belleza, che di qnolla che Idio dette a la natura loro. La ten-a n' è aparechiata per due cose; la prima, per sostentazione, mentre che noi viviamo: e per la nostra 182 sepultura dopo la nostra morte. Noi abiamo sempre avuto pace fin qui perpetuamente, della qual voi ne volete discacciare. Noi abiamo un Re , non già per fare giustizia, perchè fra noi non si truova chi commette pecato, ma noi V abiamo per mantenere nobilita, e per mostrare, che noi siamo u- bidienti; però che non à a fare, né adope- rare giustizia fra noi, perchè noi non fa- ciamo cosa altrui , che non vogliamo che sia fatta a noi ; sì che adunque a noi non potete voi torre alcuna cosa, salvo <;he la nostra buona pace, la quale è durata sem- pre fra noi. Quando el re Alessandro ebo letto questa lettera, si pensò, che tropo gran male sarebbe , se gli turbassi ; e al- lora gli mandò una buona pace, e che e'non si dubitassino punto di lui , e che e' man- tenessoiio la lor buona usanza e modo che usati crono. 183 di dde altre isole, cioè mesidrata e genosaffa, ne le quali fu profeti- zato la incarnazione del figliuol di dio; e d'una gentil risposta qual fe- ciono ad alessandro magno. Due altre isole vi sono; una si chiama Mesidrata, l'altra Genosaffa, nelle quali sono così buone genti, leali e piene di gran fede , e mantengono el costume de l' isola sopra detta. In queste isole entrò Alessan- dro; e quando lui vide la lor buona fede e la loro lealtà, disse, che non gli grave- rebe punto che gli domandassono richeze 0 altre cose, che gli donerebe volentieri. E'risposono, che egli erono assai richi, poi eh' egli avevono da mangiare e da bere per sostenere il corpo, e che le richeze e'te- sori in questo mondo nulla vagliono, né vogliamo; ma se lui ci potessi donare, che noi non morissimo, e che fussimo inmor- tali, di ciò gli renderebono grazia e mercè. Re Alessandro rispose, questo non potrebe fare, che lui era così mortale come erono loro. Egli dissono : per qual cagione dun- que, se se' mortale, se' tu così rigoglioso e fiero e di vani pensieri, che vuoi sottomet- tere tutto el mondo a modo che tu fussi 184 Dio inmortale ? In termine alcuno non ài vita, né ora, né meza; e tu vuoi ragunare tutto r aver del mondo , il quale in brieve tempo tu lascerai, almeno quando tu mor- rai ; e in cotal modo quelo eh' è stato d'al- trui prima che tuo, sarà d'altrui dapoi ch'é stato tuo, però che teco non porterai alcuna cosa, e come nascesti nudo, così nndo ritornerai in teiTa , de la qual fusti criato. Tu dehi pensare e sapere, che ninno è inmortale , salvo che Idio , che ogni cosa criò : tn non debi disiderare quel che a te non può rimanere. Per questa risposta il Ee Alessandro fu sbigottito , e partissi da loro sanza alcun male. E quantunque que- sta gente non abino gli articoli della fede totalmente, come noi abiamo, non dimeno per la loro buona fede naturale e per la loro intenzione buona, io mi penso e ren- domi certo , che Dio gli ama , e eh' egli pi- glia e lor servigli a grado, a modo che fece di lob , che fu pagano ; e benché fusse pa- gano, pure Idio lo tenne pel suo leale servo. E , benché sieno assai più leggi diverse per lo mondo, io credo che Iddio arai tutti quegli ch'amano ^ servono lui, cioè in verità, lealtà et umilità, e che dispregiano la vita di questo mondo a modo che fanno 18.^ quelle genti , e come lob faceva. E questo diceva el nostro Signiore per la bocca de Osea profeta: Scribam ei multijìUces leges meas. E altrove dice la Scrittura: Qui totum subdit suìh orbem legihus (sic). Per lo simile dice il nostro Signore nello Evangelio : Alias oves habeo, quae non sunt ex hoc ovili; ciò è a dire che aveva altri servi, che [son] quegli che sono sotto la lege di natura, [non] cristiani. E con questo si concorda la visione che ebe santo Petro al Giaffo, quando l'agniolo discese dal cielo e recogli inanzi molte ra- gioni di bestie, di serpi e altri rettili della terra in grande quantità, e disse a san Pietro : piglia e mangia. E san Piero ri- spose : io non mangiai mai di cotal bestie immonde. E l' angiol disse : Non dicam immunda quae Deus mandavit (sic); ciò è a dire, che non si dee avere in odio e a dispetto alcuna gente cristiana per la diversità della lege loro , nò alcuni di loro giudicare; anzi si dee pregare Idio per loro , perchè noi non sappiamo quelli che Dio ama, né quegli che abia in odio; im- però che Dio non odia creatura che abbia fatto ; e però disse san Piero , che seppe la significazione di quella visione : In veri- 186 tate comperi, quia non est accejjtor personarum Deus, nec discernit in- terjudeos et gentiles, sed omnis ^ qui timet eum, et operatur iustitiam ac- ceptus est illi. E per cotale esemplo, quando io dico De profundis per le a- nime passate, io lo dico, congiugnendo [tutti] con li cristiani insieme , cioè per le anime di tutti e morti ^jro quibus sit o- randi; però che io dico, che Idio ama questa gente per la lealtà e per la umilità loro, perchè tra loro tutta via sono perfetti molto. Ve ne sono stati di continuo in que- sta isola , che anno profetezato la incar- nazione del nostro Signiore Giesù Cristo, come e' doveva nascere di vergine, bene tremila anni o più imprima che nascesse. Egli credono la incarnazione perfettamente, e non sanno in qual modo sofferisse morte per noi, né non sanno li Evangeli -suoi, né la sua operazione cosi bene , come sap- piamo noi. 1 Ne' testi moderni della Scrittura venner tolte via le parole nec discernit inter judcos et gentiles, sed omnis. 187 m l'isola di fracan, dove le gente vi- vono DEL solo odore DE' POMI SALVA- TICIII, E d'una altea ISOLA, OVE SONO LE GENTE FILOSE. Tra queste isole v' è ^ una gran città chiamata Fracan , e ci il nome dell' isola. La gente di questa isola non coltivano nò lavorono la terra, però che egliono non mangiono alcuna cosa , e sono di buon co- lore e di buona fazione, sicondo la lor grandeza; però che sono piccoli; ma non però così piccoli come li pigmei. Costoro vivono d'olore di pomi salvatichi ; e quando vanno in alcuna parte dilungi, portono seco de' pomi ; però che, se sentissino male odore e non avessino seco di questi pomi, subito morrebono ; e non sono molti ragio- nevoli, ma sono tutti sempHci e bestiali. Dopo questa isola è un',altra isola, dove le genti son tutte pilose , salvo che '1 viso e le palme delle mani. Queste genti vanno cosi per mare come per terra , e mangiono carne e pesci tutti crudi. In questa isola v' è una gran riviera, la quale è larga circa due leghe e mezo, e chiamasi Lebuermar. ' Il co<], Rice: un' allra isola {/rande, chia- mata Pichon, la genie i^c. 188 DEGLI ARBOKI DEL SOLE E DELLA LUÌiA, E DELLA CAGIONE PERCHÈ SI CHIAMA PRETE GIOVANNI. Da questa riviera, a xv. giornate di- lungi, si va pe' diserti, e sonvi gli alberi del sole e della luna, e quali parlarono ad Alessandro Re e predicerono a lui la morte sua. E dicono che '1 prete Ianni, e gl'altri che guardono questi alberi, e mangiono di lor frutto e dal balsamo, el quale ivi crescie, e' vivon bene cccc°. e ccccc". anni, per la virtù del balsamo; perchè dicono, che ivi in que' diserti crescie gran quan- tità di balsamo , e altrove no , salvo che in Babillonia, ove di sopra scrissi. Noi sa- remmo andati volentieri verso le parte di quegli arbori , se a noi fussi stato pussi- bile , ma io non credo che c°. uomini po- tessino a salvamento passare questi diserti, per le grande multitudine di bestie salva- tiche e di grandi dragoni, e gran serpenti, e quali uccidono e divorono quanti ne giungono in questi paesi. Vi sono elefanti bianchi e bigi sanza numero , et unicorni e altre bestie, le quali ho inanzi scritte; e molte altre bestie assai orribile e'spaveu- tose. E molte altre isole sono nella terra 189 del Presto Giovanni, e souvi molte mara- vigliose cose , lo discrizioni dello quali sa- robe cosa lunghissima; però ò lasciato. Molte richeze vi sono e nobile città, e ma- gnifìcenzie; fra l'altre cose v' è grande a- bundanzia di \neive. preziose. Io credo che voi sappiate bene, o vero abiate udito dire, per qual cagione questo imperadore si chiama Prete Giovanni; ma ancora, per quelli che non sanno, io iscriverò la ca- gione. Fu già uno imperador valente e ani- moso, il quale, avendo in sua compagnia cavalieri cristiani a modo che à costui che è al presente , gli venne voglia di vedere la maniera e modo degli ufici divini , e al- tri costumi di cristiani. In quel tempo du- rava la cristianità di là dal mare per tutta Turchia, Armenia, Soria, Gierusalem, A- rabia, Allape e per tutta la terra d' Egitto. Questo imperadore venne con poca compa- gnia , e andò un dì di sabato a una chiesa d' Egitto , e fu propio il sabato presso a la Pentecosta, ne l'ora e punto, che '1 vescovo d'Alessandria faceva l'ordine della messa. Lo imperadore ascoltò e risguardò l'ordine dell'ufficio; poi domandò, chi doveva esere quella gente che era innanzi al vescovo, 190 0 vero prelato, i quali avevono a fare cosi grande misterio. Questi crono preti , dia- cani e soddiacaui e altri, solennemente apparati al modo che s' usa di qua nelle nostre parti occidentale. Un cavaliere ri- spose, che quegli erono preti. Allora lo imperadore disse, che non voleva essere imperadore. né re, ma voleva esser prete e avere el nome del primo che uscirebe fuora dell' uscio di quella chiesa. Allora il vescovo con gli altri preti partendosi per uscire fuori , venne per sorte , che il primo che uscì di fuori ebbe nome Giovanni, ben- ché noi, corrompendo il nome, lo abbre- viamo, dicendo, Ianni; e però quello Im- peradore de India dipoi è stato chiamato Prete Ianni. Nella terra di questo prete sono buon cristiani, di buona fede e di buona legge, e spezialmente quegh del suo paese propio. Egli anno comunemente i suo cap- pellani che canton la messa e fanno i sa- cramenti di pane, a modo de'greci, ma e'non dicono tante cose quanto fanno di qua; però che egli dicono solamente quelle che gl'insegniò san Tommaso apostolo, a modo che cantorono gli apostoli , dicendo el Pa- ter Nostro e le parole colle quali si consa- cra il corpo del nostro Signi ore : ma noi 191 ubiamo molte addizioni, che anno dappoi tutte li papi, le qua' coso egli non sanno. dell' isola tabrobana, dove sono due state 0 due verni, dove i lor giar- dini sempre sono verdi. Verso le parti orientali, di là dalle parto delle terre dello Prete Giovanni, vi è una grande isola e buon reame, el quale è chia- mato Tabrobana. Questa isola è un paese molto buono e notabile e fruttuoso. Il Re di quella è molto ricco : quegli del paese fanno sempre un Ee per elezione, ma tutta via questo re ubidisce il Prete Giovanni. In questo paese sono due state e due verni, e ivi si semina due volte l' anno biade ed ogni altre ragione cose; e i giardini son sempre verdi e fioriti. Ivi istanno buone genti e ragionevoli tra loro. Ivi sono molti cristiani, che sono tanto richi , che non sanno quanto abbino. Anticamente, quando nelle nave antiche s' andava da la terra del Prete Giovainii a questa isola, si pe- nava a passare xxxiii. giornate e più, ma nelle loro nave moderne si passa da una parte a un' altra in vii. giornate, e vedesi ('1 fondo dell'aqua in più parti, imperù che non «■■ profondo. 192 dell'isola grilla, e di arguta, ne le quali son grandi tesori e ben guar- dati, e del modo che si tiene a aver del detto tesoro. Dallato a questo reame son due altre isole; la prima si chiama Grilla, e l'altra Arguta. Tutta la terra di quelle è di mi- nera d' oro e d' ariento. Queste due isole sono là dove limare rosso si parte dal mare occeano. In quelle isole non si vede quasi alcuna stella che paia chiaramente , salvo che una, la quale è molto chiara, ed è da loro chiamata canopos. Ivi in ogni luna- zione non si vede mai se none el sicondo quartieri della luna. In queste isole son montagne grande d'oro, le quale sono dalle formiche molto ben guardate e custodite curiosamente. Queste formiche separano r oro puro dallo impuro e naturalmente bene affinandolo ; e sono grandi come cani grandi ^ ; onde la gente non usa aprosimarsi 1 Le parole come cani grandi si leggono sol- tanto ne' due testi a penna. Nell'edizione del 14S8, che ho qui sotto gli occhi, dicesi sem- plicemente e sono grandi : onde per verisi- miglianza sarà da preferirsi la lezione della stampa a quella de" raanuscritti. 193 alle montagne, perchè le formiche gli as- salterebono e da quello non si poterebono difendere , sì che e' non possono sanza in- gegno aver di questo oro; e però al tempo caldo, quando le formiche sono sotto terra nascose , dall' ora di terza infino a bassa nona, le genti vanno con cammegli e dor- modarii e carregiono pian piano, e poi si fugono inanzi che le formiche escin fuori della terra. Ma nell'altro tempo, quando non è tanto caldo, e che le formiche non s'ascondono, e's'ingegniano per altro modo, e pigliono giumente ch'àmio i puledri pic- coli , e sì gli mettono a dosso duo vasegli per uno, a modo che due cesti, neri e a- perti di sopra, pendenti infino appresso a terra, e mandono queste giumente a pa- sturare al contorno di queste montagne, e gli puledrini ritengono legati. Quando le formiche veggono questi vasegli, e' vi montono suso , et entranvi dentro ; e anno per natura, che non si lasciano alcuna cosa d'intorno, né in caverna, né sotto terra, né in altra parte dove stanno , e sempre vainio rimovendo e rimutando or qua , or là; onde loro stesse empiono questi vaselli, d'oro. E quando, le gente che aspettono, pensono cho le giumente siano assai cari- 194 che, e' meiiono inverso loro e puledri o fannogli rughiare, e subito le giumente tornono verso loro, e egliono le scaricono, e anno 1' oro per cotal maniera in gran quantità; però che le formiche conoscono gl'uomini dalle bestie, e comportono bene che le bestie radino tra loro, ma non vo- gliono patire l'andare degl'uomini. DEL PARADISO TERRESTE E DE' FIUMI CHE ESCONO DI QUELLO. Oltre alla terra e l'isole del Prete Giovanni, andando verso oriente, non si truova altro che gran montagnie e regione tenebrose , dove non si potrebe vedere né di giorno né di notte, sì come testimoniano quegli del paese. Queste montagnie diserte, e questi luoghi tenebrosi durono da una costa (sic) infino al paradiso terreste, dove Adamo nostro padre ed Eva furono in prima posti, e quali non molto vi rimasono. Il paradiso è verso oriente a comincia- mento della terra; ma quelo oriente non è già il nostro oriente di qua quando el sole si leva a noi ; però che , quando el sole si leva all' oriente verso el paradiso terresto, allora è meza notte tra le parte di qua, per cagione dolla ritondità della terra, sì come 195 io ò scritto di sopra. E perchè il nostro Si- gnoro fece la terra tutta ritonda nel niezo del firmamento , bene che vi sia monti e valli, questo non è naturalmente, ma venne per ragion del diluvio, che fu al tempo di Noè, el quale guastò la terra molle; e la dura terra, e e sassi rimason montagnie. Io non saperei propiamente parlare del paradiso, che io non vi fui mai, e ciò mi duole ; e penso , che io non fu' degno , ma quel che io ò udito dire a' più savi di là, io volentieri lo discri verrò. E' dicon che il paradiso terresto è la più alta terra del mondo, e è in oriente al cominciamento della terra, e cosi alto, che tocca quasi el cerchio della luna: per lo quale cerchio, 0 vero spera, la luna fa il suo torno. Il pa- radiso è tant' alto , che il diluvio di Noè coperse di sotto e di sopra e intorno tutta la terra, salvo che questa del paradiso. Questo paradiso è serrato intorno di mura, e non si sa di che cosa sia murato , e non vi par pietre, né anche altra materia della quale siano le mura. Questi muri si disten- dono da mezo di verso Bissa. Una sola en- trata v'è, che sta serrata di fuoco ardente per modo, che niuno uom mortale no può entrare por diritto. Nel mezzo de la più 196 alta terra del paradiso è il fonte , el quale getta li quattro fiumi, e quali corrono per diverse terre. Il primo fiume si chiama Plii- son, e corre per India, nel qual sono molte pietre preziose, e molto legnio aloes e molti granelli d' oro ; 1' altro si chiama G-ion o vero Nilo , quale passa per Etiopia e per Egitto ; r altro si chiama Tigris , el quale corre per Soria e per la grande Armenia: e'I quarto si chiama Eufrates, il qual passa per Media e per Persia e per Armenia. E dicono gl'uomini di quel paese, che tutte l'acque dolce del mondo, di sopra e di sotto, pigliono origine da quel fonte , e da quello tutte l'acque dolce escono. El primo fiume si chiama Phison , che raoì dire in nostra lingua, ragunanza, o vero congre- gazione , perchè molti altri fiumi si ragù- nono e vanno in questo fiuma: altrove si chiama Ganges per uno che fu Ee in In- dia, chiamato Ghangores, però che correva per la sua terra. Questo fiume è in alcun luogho torbido , in alcun chiaro , in alcun caldo, e in alcun freddo. El sicondo fiume, che si chiama Gion, o vero Nilo, è detto, però che sta sempre torbido, e Gion , nella lingua di Etiopia, vuol dire torbido. El terzo fiume si chiama Tigris. ciò è a dire. 197 tosto , corrente ; imperò che corrt^ più pre- sto degli altri , e a similitudine di questo , v' è una bestia cliiaraata tigris, la qual corre molto velocemente. El quarto fiume si chiama Eufrates , ciò è a dire , ben por- tante, perchè molti beni crescono sopra questo fiume , frutti , biade e altre cose. E sapiate , che niuno uomo mortale può an- dare, né aprosimarsi al detto paradiso per la moltitudine delle bestie salvatiche che sono in quegli diserti, e per 1' alteza di quele montagne e per l' aspreza de' sassi e quali niuno poterebe passare ^ . Molti gran signori anno voluto molte volte ispre- mentare e andare per questi fiumi verso el paradiso, con gran compagnia, ma mai non poterono trovar la via; anzi molti di ' Il cod. Riccardiano à il segu. brano per soprappiii: et eJtamper gli luoghi tenebi'osi che vi sono molti. E per acqua non vi si potrebbe andare, perché uonvi sono aUrfi acque marine , se non gli sopradetli fiumi per gli quali per modo alcuno non si potrebbe andare né navi- care, perché corrono e discendono cosi forte e impetuosamente e con onde sì grandi, che ninna nave vi potrebbe andare: eglino fanno tanto romore e menano tanta tempesta e stridore per gli alti e aspri sassi , onde discendono, che ben- ché si gridassi forte, niente nelle navi l'uno non potrebbe intendere l'altro. 198 loro murirono per la foresta e per lo navi- Gare, e molti altri rimasono orbi, e altri sordi per lo strepito della acqua, e altri sou morti e perduti nell'onde. Sì che per- tanto niun mortale vi si può approssimare, salvo che per ispezial grazia di Dio. E di questo luogo io non saperei discriver più ; e pertanto tacendo , ritornerò a quel che io ò veduto. Chiunque avessi grazia di sapere tener la via diritta , sì poterebe passare per que- ste isole sopradette della terra del Prete Giovanni, le qua'sono sotto terra , quanto a noi di qua, e per altre assai isole più inanzi , e circundare la terra e poi ritor- nare dirittamente alle parte de le quale si fussino mossi; e arebono circundato tutto el corpo della terra. JMa perchi> vi converrebe gran tempo, e molti pericoli vi sono nel passare, parte per le isole diverse, parte per li gran mari e parte per dubio di smarrir la via, pochi uomini si mettono a farlo, quantunque si possa fare, tenendo la diritta via in modo , che io ò detto di sopra: e per questa cagione si ritorna da queste isole sopradette, costegiando, nella terra medesima del Prete Giovanni. 199 dell'isola di caisam, ch'è molto grande K buona, e de la usanza che tiene il figliuol, morto il padre, in questo PAESE. Dipoi, ritornando, si viene a un'altra . isola, chiamata Charsam, la quale isola ' tiene di lungo 60. giornate e di largo 50. opiù. Questa è la magiore isola e'I migliore reame del mondo , eccetto Cataim. Questo paese è così bene abitato e cosi pieno di città e di ville e di gente, clie, quando e' s' esce fuora d' una città per andare in qualunclie parte si voglia, si vedo un'altra città iiianzi a sé. In questa isola è una grande abundanzia di vino e di spezie. Il Re di questa isola è molto possente e gran ricco, ma nondimeno riconosce la sua terra dal Gran Cane e ubidisce lui; però che questa isola è una de le xii. province che'l Gran Cane à sotto di sé , sanza la sua pro- pia terra e de le isole migliore, de]le quali n' à molte. In questo paese son gran boschi di castagneti, e se e mercatanti usasino così in questa isola, come fanno ne l' isola di Catai, ella sarebe asai migliore che Ca- tai. Da questa isola si viene, ritornando, l a un altro reame, chiamato Riboeh, che è 200 sotto posto al Gran Cane, ed è un buon paese e abondevole di biade e di vino e d'al- tri beni. Le gente di questo paese non anno case, ma stanno nelle tende e padiglioni fatti di feltro nero. La lor città principale 0 reale è tutta murata di pietre preziose, cioè nere e bianche , e tutte le strade di questa son ben lastricate di queste simile pietre. In questa città non è uomo che ar- disca spander sangue d' uomo né di bestie per riverenza d' uno idolo ch'egli adorono. In questa città istà il Papa della fede loro, il quale e'chiamono Sabasi, e concede tutti e benitìci e tutte l' altre cose, che aparten- gono agl'idoli. E tutti quegli che ricono- scono alcuna cosa de le lor chiese religiose , e altri ubidiscono a lui. al modo che fanno qua le genti di santa chiesa al Papa. In questa isola è una usanza, che, volendo el figliuolo grandemente onorare el padre, quando e' muore, manda per tutti gli a- mici e' parenti suoi , religiosi e preti e pif- feri in gran quantità, e portono il corpo del padre sopra a una moutagnia, facendo gran festa e solennità. Poi che l'anno lassù portato, il maggior prelato sì gli taglia el capo e sì lo ripone in uno piattello grande d' ariento dorato: dipoi lo dà al figliuolo. 201 Allora ci tigliuolu e gli altri il pigliano e portano, cantando e dicendo molte orazioni. Poi gli preti e religiosi tagliano el tron- cone del busto per pezzi, dicendo orazioni; e gli uccelli del paese, che sono usitati a quella usanza per lungo tempo , vengono , e sì si apresentono di sopra, volando come fa tra noi il nibbio a la carogna; e i preti gittone e pezzi de la carne , e gl'ucegli gli pigliono e vanno alquanto dilungi , e sì la mangiono. E poi gli preti cantano a modo che di qua per gli morti, e dicono l'uficio in loro linguaggio ad alta voce. Dipoi di- cono : Eiguardate come era valente uomo costui, il quale gli angioli di Dio son venuti a trovare e portare in paradiso. Alora pare al figliuolo che sia molto onorato, quando gli ucegli anno mangiato il suo padre. E colui , a chi viene maggiore numero d'uc- celli, è quello che gli pare abbia avuto mag- giore onore più che gli altri. Da poi il fi- gliuolo rimane a casa cogl'amici e co'parenti suoi e fagli gran festa; e gl'amici racontono tra loro qual mente gli uccegli gli vennono a torre ; e così ragionando, in questo molto si gloriano. E quando sono raunati a casa, il figliuolo fa cuocere la testa del padre, e alquanto della carne dà in luogo di guaz- 202 zetto; e danne a ciascuno de li suoijpiù speziali amici ; e dell' ossa del craneo se ne fa fare una tazza , colla quale lui e i parenti beono con gran divozione a memo- ria del santo uomo, mangiato dagl'ucce- gli; e il figliuolo sorba questa tazza; e tutto '1 tempo della \àta sua bee con quela per memoria di suo padre. d'uno uomo molto RICO, E DE LO STATO suo, E DELLA CONCLUSIONE DEL LIBRO CHE FA l'autore. Da questa isola, ritornando per x. gior- nate per mezo la terra del Gran Cane , è una grand' isola e buona e buon reame , nella quale è uno ricn e potente Re. Fra gli altri di questo paese v' è uno uomo ri- chissimo , el quale non è principe né ami- raglio né duca nò conte , ma sono molte gente a lui suggette che tengono terre da lui; e à costui una grandissima entrata ogn'anno, e è troppo ricco, perchè à con- tinuamente più di tre mila cavagli cari- cati di biada e di riso, anno per anno. Co- stui fa molto nobil vita: sicoiido l'usanza di là, lui ha cinquanta damigelle vergini, le quali tutta via lo servono quando man- gia. E quando egli è assettato a tavola , 20B tutte quelle vergini g-li portano insieme una maniera di vivande, e sempre la por- tano cantando una canzona. Poi gli ta- gliano innanzi quella vivanda, e di quella lo imboccano, però che lui non fa alcuna cosa, se non tenere le mani sopra alla ta- vola e mangiare le vivande che gli danno quelle damigelle ; imperù eh' egli ha l' un- ghie tanto lunerhi', ch:j non potrebbe colle mani nò tenere né pigliare alcuna cosa ; e quando si va a coricare, quelle damigelle lo spogliano , e così quando si leva lo ri- vestono. La nobilita degli uomini di quello paese è lasciarsi crescere l'unghie quanto possono; e sono molti nel paese, che, tanto se le lascion crescere, che circundano tutta la mano : e questo è tra loro gran genti- lezza. E la nobilita delle donne loro si è aver piccoli piedi: e per questo, come son nate , legono e piedi così stretti , che non crescono la metà di quelo che dovereb- bono. Sì che queste fanciulle cantono can- zone mentre che e' mangia; e quando lui à mangiato quela vivanda, ne portono un'altra, cantando a modo che di prima; e così fanno per insino che à mangiato, e ogni dì fanno a questo modo. E in tal modo usa costui la sua vita, come anno fatto i 204 suoi , e come fanno gì' uomini dati all'ozio e al ventre e alla gola, e quali sempre dis- utilmente vivono sanza fare alcuno bel fatto 0 altre opere degne di laude e di virtù. 0 quanti ne sono oggi a lui simi- glianti che disiderano la vita solo per stare a riposo a grattarsi el ventre , come fa el porco nella grassa! Egli ha molto bello palazzo e ricco, dove si sta; del quale le mura circundano due leghe. Dentro vi sono be'giardini : le sue camere e sale sono d'oro e d'argento, e nel mezo d'un bel giardino si è uno monticello, ove è uno piccolo pra- ticello, nel quale è uno munisterio con torri e pinacoli tutti d' oro. Molte volte va co- stui a questo munisterio, che non è fatto per altra cagione, se non per diletto di costui. Da questo paese si ritorna indietro per la terra del Gran Cane , della quale io ò detto di sopra, però non bisogna c'un'altra volta vi discriva, né di quale si tenga conto. E sapiate, che di tutto quel paese e di tutte queir isole e diverse gente e diverse legge e fede , eh' egl' anno , le quali io ò scritto , ninna gente non è lì, la quale, pur che abia ragione e intelletto, che non abia al- cuno articolo della nostra fede e alcun 205 buon punto di ciò che noi crediamo, e che eglino non erodine in Dio , il qual fece il mondo , el quale egli chiamono Hiretarzo , ciò è a dire : Dio di natura, sicondo che dice il profeta: Et ìntuentur omnes fines terrae; e altrove: Omnes gentes ser- vient ei etc. Ma egli non sanno però per- fettamente parlare di Dio padre, né del figliuolo, ne dello Spirito santo; né sanno parlare della Bibbia , e spezialmente del Genesis e degl'altri libri di Muises,de l'Esodo e degli profeti, però che non anno chi gì' insegni; sì che non sanno se non di loro intelletto naturale. E' dicon bene, che le criature eh' egliono adoronp , non son punto Dio, ma egli le adorono per le gran virtù che sono in quelle , le quali non vi poterebono esser sanza grazia di Dio. Dei simulacri e idoli e' dicono, che non v' è al- cuna gente, che non abino idoli; e questo dicono , perchè noi abiamo le immagine e le figure della nostra Donna e di molti al- tri santi che adoriamo noi ; ma e'non sanno, che noi non adoriamo punto le immagine di legnio, nò di pietre, anzi e santi, a me- moria de' quali son fatte; perchè, a modo che la lettera dimostra a'iittorati che è come si dee credere , così le immagine o 206 le pitture dimostrono alla idiota gente a pensare e adorare e santi, a nome de'quali sou fatte ; però che'l pensare umano ispesse volte è invilupato per molte cose, per le quali e'dimenticherebono di pregare Dio e nostra Donna e gl'altri santi, se le fi- gure, fatte a lor nome, mni gli rendesson memoria. E dicono , che gli angioli di Dio parlono a loro ne' loro idoli, e che e' fanno di gran miracoli: e di ciò dicono vero, perchè negli idoli loro ve ne sono, ma sono due ragione d' angioli , buoni e cattivi , come dicono e greci; chalo hono e cac- cho malo , ciuò : chalo vuol dire buono, e chacho vuol ilire cattivo; siccliè gli buoni angioli non sr.no negli idoli loro, anco vi sono i ] malvagi e cattivi, per man- tenergli ]iel loro errore. Molti altri paesi diversi , e molte altre maraviglio s.tno di là, le quali non ò già tutte vedute; e di quelle che io non ò ve- dute, non saperrei propriamente discri- vere; e nelli paesi propii, dove io sono stato, molte cose 'liverse sono e strane, delle quali io non fo menziono , perchè sa- rebe cosa lunghissima a ricontare il tutto, perchè , se io iscrivessi tutto ciò che è ne le parte di là , chiunque poi si afaticassi e 207 travagliasse la persona per andare per le parte di là cercando i lontani paesi, vo- lendo racontare, o vero iscrivere delle cose strane , si troverete impacciato per la mia discrizione ; però che non poterete né dire né contare cosa novella, della quale gli auditori si potessino dilettare. E ancora dicesi: Omnia nova placent, ciò è a dire , che tutte le cose nuove piacciono ; sì che pertanto io farò fine , sanza più ricon- tare delle cose strane e diverse che si truo- vono nelle parte di là. E ciò che io ò scritto d'alcun paese, è tanto, che debbo bastare. E sapiate , che quello che io ò scritto , si è la propia verità , come se fussi il santo Evangelio, benché saranno molti, che non lo crederanno, ma lascio il giudicio ad al- trui che voglia andare di là; però che loro molte altre cose troveranno da scrivere, e vederanno se io dico il vero o no ' . Finito il libro bellissimo di Giovanni Madivilla, ridotto in lingua Toscana. Laus Deo omnipotenti. Amen 2. 1 Coil. Rice, di là in quelle parli, però che molte cose troveranno ancora a scrivere, delle quali io non ò fatto menzione. 2 Fin qui il cod. Magi.: quel che seguita ap- partiene al Riccardiano. 208 ■ Io Griovaniii de Mandavilla sopradetto, il quale mi partì di nostro paese , e passai el mare nell'anno di grazia 1322; e dipoi ho ricercato molte terre e molti paesi, e sono stato in molta buona compagnia, et ho veduto molti begli fatti, benché io nonne faciessi mai alcuno né altro bene, del quale io debbi parlare, et ora al presente io sono allo stanco riposo ritornato oltre a mia voglia, per cagione delle gotti antiche. E per prendere alcun sollazzo nel mio tristo riposo, ricordandomi del tempo passato, ho compilato e messo in iscritto le sopra dette cose , secondo el meglio che ho po- tuto ricordarmi, nell'anno di grazia 1357, nell'anno tregesimo quinto che io mi parti' di nostro paese. E priego tutti quegli che qui leggieranno, se a loro piace, voglino pregare Iddio per me, che io pregherrò per loro; e tutti quegli che per me diranno uno Pater nostro, acciò che Iddio mi faccia remissione degli miei peccati, io gli faccio tutti participevoli, e sì gli conciedo parte di tutti gli miei peregrinaggi e di tutti gli buoni fatti , e quali io feci e farò insino alla fine mia. E priego Iddio , dal quale ogni bene discende e ogni grazia, che tutti quegli cristiani che qua leggono o odono 209 leggiere , che gli voglia adempiere tanto della grazia sua negli corpi e anime loro, salve fare (sic), alla gloria e laude di lui; il quale è trino et uno sanza cominciamento e sanza fine; senza equalità buono, e senza quantità grande; in ogni luogo presente, e in sé ogni cosa continente ; il quale niuno bene può migliorare, il quale è in trinità perfetta [e] vive e regna per ogni seculo e per ogni tempo. Amen. finis: deo grati as. INDICE. Di molti vari e diversi paesi che sono di là, e del mnnie Atalante, e della città di Trabisonda, dove giace santo Ai^ina- gio, e di molti reami di Barbarla . Pag-. Del casiflio di Sparveri. dove si:; una bella donna de" doni di veniuia, la quale dà, a chi fa la veghiii vn. di naturali, quello che '1 sa adoioandare n Della moniagua di Araruth, dove si feimò l'Arca di Noè, e della città di Laidenge, e della cifcà di Ti^.iurissa, e della abon- danzia sua » Della te rradi lob e dellaabundanziad'essa, e come si ricoglie la manna, e della pro- prietà sua • Dalli or^iamenti de'Caldei, e quali sono be- gli UGU; 'li , e le femmine sono brutte e mal vestite » Del regno delle Amazone e de'lor costumi e usanza, e di Tramegitta, dove Alessan- dro Magno fece edificare Alessandria » Di Etiopia, e come ivi sono genti di di- 212 verse maniere, perchè alcuni non anno piedi, altri sono fanciulli e anno canuti e capegli, e quando son vachi gli anno neri Pag. 22 Come si fa il cristallo, come nascono le perle, e come nascono e diamanti, e co- me crescono; e della virtù e proprietade sua, e come e' perdono la virtude, e co- me si conoscono e buoni da' cattivi . » 23 Di India e della diversità della gente che vi si truovono ; e de l'isola di Oriens ; e de r isola di Canna, dove si fanno di- verse adorazione, e la ragione perchè fanno questo; e perchè non sotterrono e loro morti "29 Come nasce il pepe e come si coglie, e di quante maniere di pepe si truova, e che modo si tiene per li serpenti che ivi stanno » 3j D"una fonte che à sapore d'ogni spezie, e della sua virtù • 37 Come in questo paese fanno sacrificio dei propii figliuoli, e come, morto el marito, la moglie s' abrucia con lui insieme . » 39 Degli idoli di questa gente e della grande divozione ch'egli v' anno ..,..> 41 Dell'isola Lamori e della gente che ivi a- bita, e la ragione perchè vanno nude ; e come mangiono carne umana, e quanti gradi è tutto il firmamento . ...» 46 D'uno che andò cercando el mondo e ri- trovossi in paese, dove e" si parlava in sua lingua » 52 Della grandeza di tutta la terra ...» 54 Dell'isola di Sibor, dove gl'uomini e le 218 femine si fanno segniare nella fronte con un ferro caldo per gentileza; e dell'i- sola di Botegon Pag- '^ Dell' isola di Gianna, e delle cose che ivi nascono, e della possanza di questo Re, e del suo palazo, el quale è una cosa molto stupenda » 59 Dell'isola di Patera, dove sono alberi che fanno farina; altri fanno vino, altri fanno mele, e altri veleno; e d'un certo lago, nel quale nascono canne che anno nella radice pietre preziose » GÌ Dell' isola di Talanoch e del suo Re e della possanza sua, e degli elefanti, i quali lui tiene per sua difesa; e di due altre cose maravigliose che vi sono » 63 Qui si fa menzione d'una gran maraviglia, del pescie che si gitta alla riva di que- sta isola » 61 Dell'isola di Raffo , ove danno gl'uomini a mangiare a gì' uccegli . . . . » 67 D'una altra isola chiamata Mulca, dove sono cattivissime gente che beone san- gue d'uomo; e dell' isola che si chiama Tracondia, dove son gente che non par- lono, ma sibillano » 08 Dell'isola Ongamara, dove son gente che anno teste di cani, che si chiamono Ce- nofali, e della giustizia del suo Re . » 69 Dell'isola di Siila, e di molte strane e di- verse naturo d' animali che quivi si truo- vono » 71 Dell'isola di Dondina,dove e'mangiono l'uno l'altro, quando non possono scam- pare ; e della possanza 144 Della terra di Bacarla, e di certe arbore che fanno lana; e della grosseza del Grifone, e d'altre cose che 11 sono . » 149 Della possanza del prete Giovanni, e delle gente e nazioni e reami che gli sono sotto posti, e del camino che si fa per andare ivi, e delle richeze e pietre pre- ziose che sono in quelle parte ...» 150 Del modo che tiene il prete Giovanni quando cavalca contra' nimici, o vero per la ter- ra; e del palazo suo, e de l'ornamento della sua camera » 155 Delli servidori del prete Giovanni , e del modo che loro tengono in servirlo . » 158 D' una isola chiamata Milscorach , nella quale stava uno uomo molto cauto, che 216 aveva fatto uno Paradiso; e delle cose maravigliose ch'erano in questo Para- diso, e come fu distrutto costui . Pag. 159 Della valle pericolosa, dove stanno diavoli, e delle cose paurose che si truovono in questa valle pericolosa » 163 Di due isole, nelle quali abitano giganti di grande stature, e femmine terribile come el basilisco » 170 D'un' altra isola, e della usanza che ten- gono in isposare le lor moglie, e perchè non dormono la prima notte con loro , ma e' vi dorme un altro » 172 D' un' altra isola , e della usanza che anno quando nasce uno e quando muore, e del Re di costoro, e della buona giustizia che s' osserva in questo paese ...» 173 Come nasce el cotone, e di molte altre cose maravigliose e stupende che sono in questi paesi » 176 Dell'isola di Bragmani, e de la lor buona vita, e d'una legiadra lettera, la qual mandorono ad Alessandro Magnio . . » 179 Di due altre isole, cioè Mesidrata e Ge- nosalTa, ne le quali fu profetizato la in- carnazione del figliuol di Dio ; e d' una gentil risposta qual feciono ad Alessan- dro Magno » 183 De l'isola di Fracan, dove le gente vivono del solo odore de'pomi salvatichi, e d'una altra isola-, ove sono le gente pilose » 187 Degli arbori del sole e della luna, e della cagione perchè si chiama prete Giovanni > 188 Dell' isola Tabrobana , dove sono due state e due verni, dove i lor giardini sempre sono verdi » 191 217 Dell' isola Grilla, e di Arguta , ne le quali son grandi tesori e ben guardati, e del modo che si tiene a aver del detto te- soro Pag. 192 Del paradiso terreste e de' fiumi che esco- no di quello » 194 Dell' isola di Caisam , eh' è molto grande e buona, e de la usanza che tiene il fi- gliuol, morto il padre, in questo paese» 199 D'uno uomo molto rico, e de lo stato suo, e della conclusione del libro che fa l'au- tore » 202 KMENDAZIOI^I AL PRIMO VOLUMK Fag, Lin. XIX. 21 al Cairo 29. 8 le porte 108. 21-22 molto bella. In una piaza grande e pia* al Catajo. le parte. molto bella , in una grande e piana : in 14S. 22 è à 25 è la persona è la parola. ' AL SECONDO VOLUME, 7 el viaggio el magnifico. *" 14 mercatanzie In questa mcrcatanzie. In questa. 3 di genti, e perchè di genti : e perchè. 25 la bocca, per torgli la bocca per torgli. * I eodd. leggon veramente pefaona, ma l'ediz. del 1488, molto più ragionevolmente, ha parola* '* Colla scorta delle stampe prescelsi el viaggio al el ma- gnijico de'codd., che posi in nota. Ora considerato per bene la diversità dalla lez., sembrami si debba anteporre la Ipz. de'rass., come più consentanea alla mente dello scrittore. Se- condo che chiaramente apparisce, magnifico qui è posto so- stantiv. e ha forza di magnificenza. •W. liimo di Stefano Vai rimatore pratoso L. 2. — :'>!). Capitoli dello monache di Pontetetto presso Lucca . » 2.. 50 4(). Il libro della Cucina del sec XIV » G. — 41. Ristori a della Reina D'Oriente » 3. — 42. La Fisiognomia trattatello » 2. 50 4:-.. Storia della Eeina Ester » 1. 50 44. Sei Odi inedite di Francesco Eedi » 2. — 45. La Istoria di Maria per Eavenna » 2. — 4(5. Trattatello della verginità » 2. — 47. Lamento di Fiorenza » 2. — 4S. Un viaggio a Perugia » 2. 50 4'.». Il Tesoro canto <;arnascialesco » 1. 50 50. Storia di Fra Michele Minorità » 6. — ■A. Dell' Arte del vetro per musaico » 6 — •"i2-53. Leggende di alcuni Santi e Beati » 10. 50 54. Eegola dei Frati di S. Iacopo » 5. — 55. Lettera de' Fraticelli a tutti i cristiani » 1. 50 56. Giacoppo novella e la Ginevra novella incominciata . » 3. — 57. La leggenda di Sant' Albano » 4. — 5S. Sonetti giocosi . » 2. 50 5:). Fiori di Medicina » 3. — 'io. Cronachetta di S. Gemignano » 2. — GÌ. Trattato di Virtù morali » 6. 50 G2. Proverbii di messer Antonio Cornazano » 8. — li-!. Fiore di Filosofi e di molti savi » 3. — ii4. Il libro dei Sette Savi di Eoma » 3. 60 65. Del libero arbitrio trattato di S. Bernardo . . . . » 4. — ì:^). Delle Azioni e sentenze di Alessandro De" Medici . . » 6. — 67. Pronostichi d'Ippocrate. Vi è unito: Della scelta di curiosità letterarie » 3. 50 I iS. Lo stimolo d' Amore attribuito a S. Bernardo. Vi è unito : La Epistola di S. Bernardo e Eaimondo » 3. — G9. Bicordi sulla vita di messer Francesco Petrarca e di Madonna Laura »' 1. 50 70. Tractato del Diavolo co' Monaci » 2. .50 71. Due Novelle » 3. 50 72. Vbbie Ciancioni e Ciarpe » 3. — 7'3. Specchio dei peccatori attribuito a S. Agostino . . . » 2. 50 74. Consiglio contro a pistolenza » 2. — 75-76. Il volgarizzamento delle favole di Galfredo ...» 14. 50 77. Poesie minori del sec. XIV . » 4. — 78. Due Ser-^-'oni di Santo Efrem e la Laudazione di losef. » 2. .50 79. Cantare di/, bel Ghorardino » 2. — 80. Fioretti dell'una e dell'altra fortuna di Messer Fran- cesco Petrarca » 8. — ■^1. Cocchi Gio. Maria. Compendio di più ritratti ...» 3. — '^_'. Kime di Hindi) Bmiiclii da Siena fditf od inedite . . » 7. .50 83. La Istoria di Ottinello e Giulia L. 2. 50 84. Pistola di S. Bernardo a' Frati del monte di Dio . . » 7. — 85. Tre Novelle Rarissime del Secolo XIV » 5. — 861 862 87-88. Il Paradiso degli Alberti, ritrovi e ragiona- menti del 1389 ...» 40. — 89. Madonna Lionessa , cantare inedito del secolo XIV ag- giuntovi una Novella del Pecorone. VI è unito: Libro degli ordinamenti de la compagnia di S. Maria del Carmino scritto nel 12-50 » 4. — 90. Alcune lettere famigliari del Sec. XIV » 2. 50 91. Profezia della Guerra di Siena. T7 è unito: Delle Favole di Galfredo pubblicate da Gaetano Ghi- vizzani. Vi è 2nire unito : Due Opuscoli Rarissimi del Secolo XVI . . . . » 5.50 92. Lettere di Diomede Borghesi. Vi è unito: Quattro lettere inedite di Daniello Bartoli i . . . » 3. 50 93. Libro di Novelle Antiche » 7. 50 '94. Poesie Musicali dei secoli XIV, XV, XVI » 3. — 95. L' Orlandino. Canti due » 1. 50 96. La Contenzione di Mona Costanza e Biagio . . . » 1. 50 97. Novelletteedesempimorali Apologhi di S. Bernardino. » 3. 50 98. Un Viaggio di Clarice Orsini » 1. — 99. La Leggenda di Vergogna » 7. 50 100. Femia (II) Sentenziato » 7. — 101. Lettere inedite di B Cavalcanti » 8. 50 102. Libro Segreto di G. Dati » 3. 80 103. Lettere di Bernardo Tasso » Ti ^ 104. Del Tesoro volgarizzato di B. Latini Libro I. ...» 7. — 105. Gidino Trattato dei Ritmi Volgari » 10. 50 106. Leggenda di Adamo ed Eva » 1. 50 107. Novellino Provenzale ossia Volgarizzamento delle an- ^ tiche Vitarelle dei Trovatori » 8. — 108. Lettere di Bernardo Cappello » 4. — 109. Petrarca. Parma liberata. Canzone » 6. 50 110. Epistola di S. Girolamo ad Eustochio » 7. — Ili. Novellette di Curzio Marignolli » 3. 50 112. Il libro di Theodolo o vero la Visione di Tantolo . . » 4. — 113oll4.MandavillaGio. Viaggi, Voi. le II » 14. — DI PROSSIMA PUBBLICAZIONE. Lettere inedite dei secoli XIII e XIV. Rime di Leonardo Salviati. Vita di Cosimo de' Medici scritta da G. B. Adriani non mai fin qui stampata. La Seconda Spagna e l'acquisto di Ponente. Sercambi Ginv. Novflle. D G :4and9ville, (Sir) John 370 I viafrgi M36 1870 V.2 PLEASE DO NOT REMOVE CARDS OR SLIPS FROM THIS POCKET UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY